28/07/2017 di Redazione

Intel stupisce i mercati con un solido secondo trimestre

I ricavi del gruppo sono cresciuti del 9% a 14,8 miliardi; tutte le divisioni principali, compresa quella dei Pc, sono rimaste in terreno positivo. L’utile per azione è più che raddoppiato. L’azienda ha rivisto al rialzo le previsioni per il 2017 e la Bor

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La riorganizzazione di Intel inizia a dare i primi frutti. L’azienda è passata attraverso un secondo trimestre fiscale da record, riportando indicatori ben al di sopra delle aspettative. Il colosso dei chip ha generato ricavi per 14,8 miliardi di dollari, in crescita del 9 per cento anno su anno (e del 14 per cento se si esclude l’operazione sull’Intel Security Group). Il profitto operativo è stato di 3,8 miliardi, schizzato del 190 per cento, mentre l’utile netto è più che raddoppiato a 2,8 miliardi. L’utile per azione si è attestato quindi a 58 centesimi di dollaro, in crescita del 115 per cento. Numeri da startup, che hanno scatenato un’ondata di acquisti nel dopo mercato, contribuendo a spingere il titolo a 34,97 dollari, i suoi massimi nell’ultimo mese. Intel ha pagato 1,3 miliardi di dividendi e nel corso del trimestre ha riacquistato 36 milioni di azioni per 1,3 miliardi.

Ma quali sono i fattori che hanno contribuito ai grandi numeri dell’azienda? Tutte le divisioni interne, fatta eccezione per il Programmable Solutions Group (meno 5%), hanno riportato segni positivi. Compreso il Client Computing Group, solitamente in affanno, che è cresciuto del 12 per cento a 8,2 miliardi. Ancora meglio hanno fatto il Non-Volatile Memory Solutions Group (più 58%, a 874 milioni grazie a un aumento del prezzo medio delle memorie) e la divisione IoT, che ha portato in cassa 720 milioni di dollari (più 26% anno su anno).

In coda si sono piazzate le soluzioni per data center, mercato in cui Intel è leader incontrastato: chip e altri componenti hanno generato ricavi per 4,4 miliardi di dollari, per un incremento del 9 per cento. Ma ultimamente il colosso di Santa Clara non può dormire sonni tranquilli, perché i suoi principali competitor, vale a dire Amd e Nvidia, sono tornate con prepotenza in questo settore lanciando nuovi processori che nulla hanno da invidiare alle Cpu di Intel.

La società guidata da Brian Krzanich non è certo stata a guardare e ha replicato lanciando i chip Xeon scalabili, anticipati dai nuovi Core i9 a 18 core per le workstation e i computer votati alla realtà virtuale. Intel si trova ora in un periodo delicato, in cui potrebbe essere riuscita a scrollarsi di dosso la pesante eredità dei computer, trovando nuovi vettori di crescita.

 

Fonte: Intel

 

Davanti a tutto staziona sicuramente l’intelligenza artificiale, spinta anche da diverse acquisizioni per procurarsi la tecnologia necessaria per competere con gli avversari. È il caso di Nervana e Movidius, rilevate l’anno scorso a suon di centinaia di milioni di dollari. Rimanendo invece al core business del gruppo, vale a dire i chip, Intel sta lavorando al nodo a 10 nanometri, probabilmente in leggero ritardo rispetto ai competitor.

“È una tecnologia nuova quindi ci sono sempre problemi da risolvere, ma siamo abbastanza sicuri del punto a cui siamo arrivati”, ha spiegato Krzanich. Le prime Cpu a 10 nanometri per computer dovrebbero arrivare all’inizio del 2018, mentre le soluzioni di fascia alta saranno lanciate successivamente.

In base agli ottimi risultati del periodo aprile-giugno, la compagnia californiana ha rivisto al rialzo l’outlook per tutto l’anno fiscale 2017, portando la previsione del fatturato a 61,3 miliardi di dollari (più 1,3 miliardi) e l’utile per azione Gaap a 2,66 dollari, contro i 2,56 stimati inizialmente. Per il trimestre in corso l’azienda prevede ricavi per 15,7 miliardi e un Eps di 80 centesimi per azione. Una parte del fatturato sarà generato da Mobileye, la cui acquisizione dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane.

 

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