01/10/2018 di Redazione

Intelligenza artificiale, la scommessa non è solo nei costi

Uno studio di Mit Technology Review e Boston Consulting Group ha evidenziato che le aziende più lungimiranti non mirano principalmente al taglio dei costi. il 28% ha già modificato il modello di business grazie all’AI.

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Può sembrare semplice da usare, ma usarla bene è difficile: avviare progetti di intelligenza artificiale non è un’impresa troppo ardua per le aziende, tuttavia il successo dei progetti è tutt’altro che scontato. “Molte aziende hanno scoperto, spesso stupendosi, che applicare l’intelligenza artificiale è facile e porta rapidamente dei risultati”, spiega Sam Ransbotham, ricercatore e professore associato del Boston College. “Quello che invece non è troppo semplice è realizzare un sistema di applicazioni di AI con flussi di dati associati, che interagiscano e siano affidabili”.  Impiegare gli algoritmi per far funzionare applicazioni come chatbot e motori decisionali non è eccessivamente complicato, mentre per integrarli all’interno dei processi aziendali servono strategie e competenze (non solo tecnologiche).

L’accademico parla con cognizione di causa, commentando i risultati di nuovo studio realizzato dal Mit Sloan Management Review in collaborazione con Boston Consulting Group. Su 3.076 dirigenti intervistati, solo l’azienda di uno su cinque rientra nel gruppo dei “pionieri”, cioè delle realtà che più delle altre stanno aumentando i budget dedicati ai progetti di AI, sviluppando competenze in questo campo e allargando la portata delle proprie iniziative. A differenziare questo gruppo dagli altri è però soprattutto lo scopo riposto nell’intelligenza artificiale: non solo per ottenere risparmi (per esempio, tagliando sul personale) ma soprattutto per creare nuove fonti di valore per l’azienda.

In generale, però, sull’intero campione l’AI sembra aver preso piede. Il 28% degli intervistati ha detto che queste tecnologie hanno già cambiato il modello di business della propria azienda, mentre il 58% immagina che questo accadrà entro cinque anni. “I risultati”, si legge nel report, “suggeriscono che le aziende non si attendono dall’AI un semplice miglioramento delle attuali operations, ma pensano che con un’adozione ampia cambieranno i modelli di business”. Ben nove intervistati su dieci, inoltre, si attendono da qui a cinque anni la creazione di nuovo “valore”, cioè fonti di fatturato.

Lo studio ha indagato anche il tema, sempre attuale, dei timori circa l’impatto sull’occupazione. L’AI è una minaccia per i lavoratori? Prevedibilmente, su questa domanda è emersa una spaccatura tra dirigenti e forza lavoro di livello meno elevato: solo il 38% dei Ceo prevede che diminuiranno i ruoli affidati agli esseri umani, a fronte di una percentuale media del 47% nell’intero campione.

 

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