29/06/2015 di Redazione

It, marketing e finanza: il futuro è la collaborazione

La gestione dei progetti It aziendali oggi richiede un approccio cross-dipartimentale in cui i Cio, i Cmo e i Cfo si sentano uniti da obiettivi comuni. Teresa Esposito, Marketing e Pre-sales Director, Business Imaging Group di Canon Italia, ci spiega com

immagine.jpg

Le decisioni su budget, acquisti e strategie riguardanti l’it sono sempre più frutto di un’opera collettiva. O almeno così dovrebbe essere. “L’avvento del digitale ha profondamente cambiato non solo il ruolo del chief information officer, ma anche quello degli altri manager”, esordisce Teresa Esposito, marketing director, Business Imaging Group di Canon Italia. “Gli studi di mercato, come quelli Gartner, sostengono che già nel 2017 i chief marketing officer commissioneranno più progetti It di quanto non faranno i Cio”.  D’altra parte, come sottolineato anche da Canon, separare la figura del chief marketing officer dalla tecnologia oggi non è più pensabile.

“Oggi il marketing è multicanale”, prosegue la manager, “e richiede un’interazione complessa con i clienti, con più mezzi e linguaggi, un’interazione che è anche bidirezionale e che passa da blog, social media, eventi. A tale complessità si aggiunge il fatto di dover tradurre tutti i dati raccolti in informazioni utili. Non si tratta soltanto di supportare le campagne con una tecnologia che possa migliorare il marketing, ma di riformare il marketing stesso. La sfida oggi è riuscire a essere dinamici quanto lo è il mercato”.

Non tutti, però, sono propensi ad assecondare quel cambiamento che assegna maggiori responsabilità decisionali a figure diverse da quelle del chief information officer. “Molti Cmo non si sentono pronti”, prosegue Esposito, “e spesso permane un rapporto dicotomico fra il loro ruolo e quello dei Cio. I primi non sempre hanno competenze tecnologiche sufficienti, mentre i secondi sono accusati di eccessiva rigidità”. 

 

Teresa Esposito, marketing director, Business Imaging Group di Canon Italia

 

C’è poi una terza figura manageriale da considerare nel nuovo equilibrio, quella del chief financial officer. “Il Cfo è uno dei protagonisti della trasformazione”, illustra Esposito. “Rispetto al passato, oggi i cambiamenti di business sono più improvvisi e a maggior ragione chi ha competenze sulle finanze aziendali deve saper comprendere quali tecnologie rappresentino un vantaggio competitivo”.

“Già oggi”, prosegue la manager, “come ci dichiara Gartner il 39% dei dipartimenti it si interfaccia con il Cfo per decisioni che riguardano la tecnologia, come per questioni legate alla sicurezza dei dati aziendali o all’adozione del cloud, per citare due esempi classici. Tale coinvolgimento richiede al Cfo di sviluppare nuove competenze: si tratta di un passaggio obbligato per coloro che vogliano farsi promotori dell’innovazione ed essere attenti al cambiamento”.

E il chief information officer? A detta di Canon, il suo ruolo è tutt’altro che destinato a diventare marginale. “Siamo convinti della centralità del ruolo del Cio”, sottolinea Esposito, “un ruolo che se ben interpretato può diventare il perno dell’evoluzione dell’azienda, aiutandola a raggiungere gli obiettivi di lungo termine”. In tante circostanze al Cio spetta davvero l’onore e l’onere di essere un “perno”, intorno al quale i progetti ruotano ma anche sul quale si reggono.

L’esempio citato da Esposito è quello dei progetti Big Data: “Tutti ne parlano”, commenta, “ma la verità è che in pochi riescono a gestirli. Ricerche come quelle di Forrester raccontano che il 90% delle aziende sostiene di dover avere una visione a 360° sui proprio clienti, pur tuttavia appena il 2% riesce ad averla. Le informazioni in possesso delle aziende sono frammentarie, non integrate e di difficile lettura. In un contesto tanto complicato il Cio riveste un ruolo importantissimo”.

 

 

Un equilibrio di competenze
Come far lavorare insieme la “triade decisionale” composta da Cio, Cmo e Cfo? La giusta soluzione, secondo Canon, è quella di adottare un approccio collaborativo in cui ciascun manager possa sentirsi “owner” di un progetto e dunque più motivato a portarlo al successo. Il passaggio non sarà indolore: si pensi, per esempio, che nove responsabili marketing su dieci ammettono di non collaborare a stretto contatto con i colleghi. Ma la strada è tracciata. 

A detta di Forrester Research, quest’anno la quota dei progetti It gestiti principalmente o esclusivamente dai reparti It scenderà al 47%. Che cosa significa, nel concreto, la parola collaborazione? “È fondamentale”, sottolinea Teresa Esposito, “che ognuno comprenda il proprio ruolo all’interno di un progetto teso verso un obiettivo comune. Alcune pratiche utili sono la condivisione dei budget fra i dipartimenti, oppure la creazione di gruppi di lavoro cross-funzionali”.

Mentre è evidente come le scelte tecnologiche siano strategiche per tutte le tipologie e dimensioni di azienda, non in tutte le realtà può esistere un’articolazione di competenze come quella sopra descritta. Nelle piccole e piccolissime imprese, in particolare, quali scenari si profilano?

“Le piccole  e medie imprese, in Italia e nel resto d’Europa, sono sommerse dalla burocrazia”, spiega la manager. “Una recente ricerca internazionale condotta da Canon sullo stato attuale delle Pmi e degli ambienti SoHo conferma che l’aspetto più critico è proprio quello relativo alla gestione amministrativa e documentale. Quasi un terzo delle aziende intervistate afferma di perdere troppo tempo nelle pratiche burocratiche, togliendo così spazio prezioso al business e questo dato è ancora più evidente in Italia, dove il 43% degli intervistati ammette di passare la maggior parte delle proprie giornate a gestire documenti cartacei e a risolvere pratiche amministrative”.

Dall’indagine emerge anche come la maggior parte degli intervistati gestisca personalmente sia l’acquisto dell’hardware sia l’insieme delle funzioni It e questo, a detta di Canon “contribuisce a defocalizzare gli imprenditori da quelli che dovrebbero essere i loro principali obiettivi di business”, come spiega Esposito. “La nostra mission è sviluppare soluzioni e servizi che aiutino le imprese a gestire e ottimizzare le informazioni in modo semplice. Garantendo ai nostri clienti lo snellimento dei processi, la loro semplificazione e la riduzione dei tempi dedicati ad attività di non alto valore, consentiamo loro di avere più spazio per le attività strategiche e, quindi, di essere aziende competitive”.

Tra le soluzioni dedicate da Canon alle Pmi,  un posto d’onore va sicuramente alla piattaforma software multibrand Uniflow, che grazie alle sue funzioni di scansione avanzate consente di gestire in maniera sicura, integrata e personalizzata i flussi di acquisizione dei documenti e di trasformare una qualsiasi stampante multifunzione in un vero e proprio hub di distribuzione dei documenti aziendali.

 

ARTICOLI CORRELATI