10/02/2011 di Redazione

Italiani felici di pagare, basta che sia col cellulare

I metodi di pagamento tramite telefono cellulare si diffondono faticosamente anche in Italia. Eppure agli italiani piacciono, in generale perché ci si leva una scocciatura. Sullo sfondo la competizione tra banche e operatori telefonici.

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Gli italiani pagano volentieri, basta che sia un'operazione semplice e veloce. E se si fa con il cellulare, ancora meglio. È quanto emerso ieri al convegno "Mobile Payment: tra aspettative e realtà", promosso dall'Osservatorio NFC & Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con il DEI-Dipartimento di Elettronica e Informazione (www.osservatori.net).

Pagamento con tecnologia NFC

Esistono oggi due modi di pagare servizi e acquisti con il cellulare, il Mobile Proximity Payment e Mobile Remote Payment. Con il primo si avvicina il telefono al ricevitore e si attiva il pagamento; nel secondo caso invece il servizio si attiva tramite una registrazione – da eseguire una sola volta. Entrambi hanno ancora una diffusione relativamente limitata in Italia, ma si registra una crescita.

Va per la maggiore il Mobile Remote Payment, per pagare con il cellulare un servizio dopo la registrazione, attivando una transazione con carta di credito o di altro genere. In Italia già funziona per parcheggi, servizi di trasporto pubblico e in poche altre realtà. Gli utenti ne sono molto soddisfatti, e sarebbero interessati a usarlo più frequentemente, perché trovano questi servizi comodi (61%), veloci (53%), e facili (per il 61% è addirittura "facilissimo"). La diffusione stenta, invece, a decollare per la "farraginosità del processo di registrazione al servizio" e la scarsa comunicazione.

Niente più code per comprare il biglietto o l'abbonamento

Più complicata la situazione del Mobile Proximity Payment, i metodi di pagamento che si attivano avvicinando il cellulare a una stazione di ricezione (L'ultima di Google, i servizi di micropagamento NFC), che sfruttano l'ormai nota tecnologia NFC (Near Field Communication). Questa tecnologia in Italia è "sostanzialmente ferma, mentre si sviluppano le iniziative di Contactless Payment". Quest'ultimo termine indica pagamenti basati sulla vicinanza, ma che usano le carte di credito, o di debito, invece del telefono cellulare.

Vale anche la pena ricordare che i telefoni compatibili al momento sono pochissimi, e per usare i pagamenti NFC bisognerebbe comprare un "modulo aggiuntivo" per il proprio smartphone.

In ogni caso, la tecnologia NFC in altri paesi sta galoppando e Giovanni Miragliotta - Responsabile della Ricerca dell'Osservatorio NFC & Mobile Payment – crede che le ragioni siano da ricercare in "una diversa attitudine verso i pagamenti e la tecnologia, e nelle "condizioni di filiera" in Italia. E poi aggiunge in un'interessante parentesi che all'estero "l'Operatore telefonico, oltre ad essere anche un istituto finanziario, aveva una forza contrattuale rilevante che gli ha consentito di forzare i produttori di terminali alla commercializzazione di numerosi modelli NFC". In altre parole si tratta, almeno in parte, di una questione di scontro tra operatori telefonici e banche, dove ognuno cerca di far prevalere i propri interessi.

In teoria la tecnologia NFC permette anche transazioni private.

Il pagamento contactless con carte di credito comunque potrebbe fare da trampolino per le NFC anche in Italia. Nel 2010 sono state emesse 350.000 carte abilitate, e attivate alcune migliaia di POS. Inoltre è stato possibile osservare come i consumatori italiani siano ben disposti verso questo tipo di transazioni.

La prossima generazione di smartphone porterà a una diffusione generale di tecnologia NFC. I prossimi iPhone, HTC, Samsung, Nokia e altri metteranno nelle nostre tasche un tassello fondamentale di questo mosaico. Tra un anno o due, quindi, potremo finalmente tirare le somme su queste nuove tecnologie.

Magari un giorno potremo usare questi metodi per pagare le tasse; visto che è facile e divertente, saremo felici di farlo, e finirà l'evasione.

 

 

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