10/04/2017 di Redazione

L'account anti-Trump non si tocca: Twitter vince senza fatica

A un solo giorno dalla decisione di fare causa al governo statunitense, il social network ha ottenuto il dietrofront dell'amministrazone Trump. Quest'ultima ha ritirato la precedente richiesta di poter avere informazioni sull'account anti-governativo Alt

immagine.jpg

Giù le mani dal diritto di libera espressione online, anche in forma anonima. Twitter ha vinto, quasi senza sforzo, un braccio di ferro durato meno di tre settimane fra il social network e il governo statunitense, o meglio l'agenzia doganale e del controllo delle frontiere U.S. Customs and Border Protection. A metà marzo quest'ultima aveva preteso dall'azienda di Jack Dorsey di ottenere informazioni non di pubblico dominio su un particolare account, @ALT_uscis, corrispondente al profilo Twitter di Alt Immigration. Una pagina fortemente critica nei confronti dell'amministrazione di Donal Trump e in particolare delle sue politiche sul tema immigrazione, già condannate dalla comunità hi-tech. Una pagina, si ipotizza, gestita da un insider, forse da un dipendente o ex dipendente del governo federale.

 

La piattaforma di microblogging si era comprensibilmente opposta a una richiesta che "viola il primo emendamento della costituzione statunitense sulla libertà di espressione”, come si legge nell'esposto depositato giovedì scorso. Una richiesta che avrebbe creato un precedente preoccupante, agendo poi da deterrente per altri account, e che, non da ultimo, non pare rientrare nelle competenze dello U.S. Customs and Border Protection. All'ufficio doganale e di protezione delle frontiere, infatti, spettano responsabilità di controllo e potenziamento della sicurezza da possibili minacce provenienti dall'estero, ma nulla di simile può essere attribuito all'account di Alt Immigration.

 

L'azione legale di Twitter aveva ottenuto il supporto della Electronic Frontier Foundation e della American Civil Liberties Union, entrambe associazioni no profit dedite rispettivamente alla difesa delle libertà individuali e del diritto di espressione su Internet. Tanto è bastato a scoraggiare l'amministrazione Trump: Alla luce dell'esposto, secondo quanto annunciato da Twitter stessa, il governo ha ritirato l'ordine che intimava la consegna delle informazioni sulla pagina anti-Trump e sui suoi autori.

 

 

 

La breve vicenda, pur risoltasi in una bolla di sapone, è significativa delle tensioni oramai frequenti fra società tecnologiche o Web e soggetti istituzionali (il governo in questo caso, in passato l'Fbi nell'eclatante caso dell'iPhone dell'attentatore di San Bernarino). Ne emerge un messaggio chiaro: pur in tempi di giustificato allarme per minacce che possono sfruttare la Rete e le applicazioni di messaggistica come strumento organizzativo e di propaganda, ai soggetti proprietari delle piattaforme non può essere imposta un'obbedienza a richieste che violano la privacy delle persone. E che rovinerebbero progressivamente il patto di fiducia fra i vari Facebook, Twitter, WhatsApp, Apple e centinaia di milioni di utenti. Più banalmente, il clamore mediatico della vicenda è valso all'account di Alt Immigration un bel po' di pubblicità e molti nuovi follower: dai precedenti 35mila, la pagina è salita a 191mila.

 

 

ARTICOLI CORRELATI