L’antitrust di Taiwan multa Qualcomm per 733 milioni di dollari
Per la Fair Trade Commission del Paese asiatico il chipmaker avrebbe violato le leggi sulla concorrenza per sette anni, gonfiando così i propri profitti nella componente brevetti e licenze. L’azienda ha già annunciato di voler correre in appello.
Pubblicato il 12 ottobre 2017 da Redazione

Nuova batosta per Qualcomm: l’azienda è stata condannata al pagamento di una multa da 773 milioni di dollari da parte della Fair Trade Commission di Taiwan (Commissione antitrust). Secondo l’organo del Paese asiatico, il chipmaker avrebbe violato le leggi antitrust locali per sette anni consecutivi, gonfiando i prezzi applicati a brevetti e componenti concessi o venduti ai propri clienti. Un business, quello delle licenze, che avrebbe portato nelle tasche di Qualcomm la bellezza di 400 miliardi di dollari di Taiwan, pari a circa 13,2 miliardi di dollari statunitensi. L’azienda californiana ha già comunicato di voler appellare la decisione della commissione. La vicenda ruota ancora una volta attorno a brevetti e licenze cedute da Qualcomm ai propri clienti, dietro lauti pagamenti: una pratica già entrata nel mirino di diversi organismi antitrust del mondo. Un business che, ad esempio, negli Usa ha scatenato una vera e propria guerra legale con Apple.
Ma gli affari del chipmaker hanno attirato l’attenzione anche della Cina, della Corea del Sud, del Giappone e dell’Unione Europea. Solo per citare i nomi più importanti. Secondo il regolatorio taiwanese, Qualcomm avrebbe mantenuto lo status di monopolista nel mercato chiave dei brevetti essenziali, che coprono alcune tecnologie fondamentali per garantire il corretto funzionamento degli smartphone.
Un potere assoluto che avrebbe consentito al gruppo californiano di fare il bello e il cattivo tempo, imponendo prezzi arbitrari ai clienti. E tagliando fuori dal mercato chi non si piegava alle sue condizioni. Oltre alla multa, la Ftc di Taiwan vorrebbe imporre a Qualcomm di rendere nulli tutti gli accordi siglati in precedenza che prevedono l’obbligo per i competitor di indicare prezzi, nomi dei clienti, modalità di consegna e altre informazioni riservate.
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