09/07/2018 di Redazione

L'automobile di Wayve impara a guidare in venti minuti

L'algoritmo di apprendimento per rinforzo messo a punto dalla startup britannica può insegnare alla vettura a tenere la corsia in meno di mezz'ora, mentre in qualche settimana si può ottenere l'autonomia completa. Si fa a meno della valanga di sensori, cu

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Altro che lunghe e costose lezioni al volante, fogli rosa, esami di teoria e pratica per la patente: alla tecnologia self-driving della starutp Wayve bastano 20 minuti per imparare almeno l'Abc della guida. Certo, il dibattito sull'automazione “estrema” dei veicoli, qualcosa di ben più radicale rispetto agli attuali sistemi di guida assistita, è apertissimo, complici gli incidenti in cui sono incappate le vetture sperimentali di Waymo (società di Alphabet, figlia del progetto Google Car), Tesla e Uber. I progressi in direzione di una sempre maggiore sicurezza del self-driving, tuttavia, procedono spediti e ne è esempio proprio la tecnologia di Wayve: usciti dalla facoltà di Ingengeria dell'Università di Cambridge e da esperienze di lavoro in Facebook, Microsoft, Ubisoft e addirittura alla Nasa, i ricercatori della giovane società britannica hanno sviluppato un algortimo di intelligenza artificiale che in appena venti minuti può “insegnare” a un'automobile autonoma a stare nella propria corsia.

L'approccio si disintingue da quelli sperimentati finora da colossi come i citati Waymo, Tesla e Uber, o da Intel, attivamente coinvolta in questo campo dopo l'acquisizione di Mobileye. I loro sistemi sono complessi, costosi, poco scalabili, esempio di come nell'ultimo decennio l'evoluzione della guida autonoma abbia richiesto un crescente impiego di mappe, regole e sensori.

Il metodo della startup britannica, invece, grazie alla computer vision e all'algoritmo messo a punto può imparare a guidare e senza dover ingerire continuamente troppi dati e nuove mappe 3D, bensì usando una semplice videocamera e attraverso un processo di correzione (in caso di errori) e ricompensa (in caso di comportamenti corretti). In altre parole, per la prima volta si impiega al servizio del sefl-driving un algoritmo di apprendimento per riforrzo, metodo invece già usato in altri ambiti dell'intelligenza artificiale.

Come funziona? Ogni volta che l'automobile devia erroneamente dalla sua corsia, il safety driver mette le mani sul volante per riportarla dove dovrebbe stare. A seconda delle distanze e del tempo intercorsi tra una correzione e l'altra, l'algoritmo riceve un segnale di “ricompensa”, e quindi impara progressivamente a tararsi e ad agire nel migliore dei modi. Progressivamente gli interventi umani si riducono: all'inizio rappresentano il 95% delle manovre, ma in venti minuti il sistema impara a tenere la corsia da solo e dopo una giornata di apprendimento per riforzo gli errori si riducono quasi a zero.

 

 

 

È un po' come andare in bicicletta, assicurano i ragazzi di Wayve: una volta che hai imparato, hai imparato. A loro dire, se volessimo sviluppare una flotta di veicoli self-driving ci basterebbero pochi mesi per renderli totalmente autonomi, capaci di guidare meglio dell'utente medio (avendo assorbito gli insegnamenti di diversi safety driver), di fermarsi ai semafori, di dare le giuste precedenze a ogni incrocio e rotonda, e via dicendo. Oggi è presto per dire se l'idea avrà successo sul mercato, ma indubbiamente questo metodo ha il merito di evitare le costose customizzazioni hardware e software cui fanno ricorso, invece, Waymo e Uber per rendere autonomi i veicoli Fca e Volvo impiegati nelle rispettive sperimentazioni.

 


 

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