28/06/2018 di Redazione

L'Europa dei chip alza la testa, ma servono più soldi per competere

Un report firmato da undici produttori di semiconduttori del Vecchio Continente chiede alla Commissione Europea di prolungare le misure a supporto di ricerca e innovazione. Si punta a un budget di 10 miliardi di euro.

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I produttori di chip europei coltivano grandi ambizioni, ma serve un aiuto più sostanzioso di quello concesso finora: servono più soldi per poter competere con le strategie agguerrite della “America First” di Donald Trump e del piano “Made in China 2025” del colosso asiatico. In un documento di venti pagine firmato da undici grandi aziende europee di semiconduttori si chiede Marija Gabriel, commissario europeo per l'Economia e la società digitali, di estendere anche al prossimo decennio il programma di ricerca & sviluppo varato nel 2014 e terminante nel 2020, ma soprattutto di raddoppiare il budget del periodo che comincerà nel 2021, portandolo a 10 miliardi di euro. Si fa appello alla Commissione Europea, inoltre, affinché venga creata una “task force” per lo sviluppo di competenze e vengano unificati gli sforzi di ricerca.

Secondo quanto riferito da Reuters, che ha potuto visionare il report (titolato “Rebooting Electronics Value Chains in Europe”), tra i firmatari compaiono le tedesche Infineon e Robert Bosch, l'olandese Asml Holding, le francesi Soitec e United Monolithic Semiconductors, la italo-francese STMicroelectronics e la belga X-Fab Silicon Foundries. Aziende che non figurano nelle cronache tanto quanto i colossi nordamericani, come Intel, Qualcomm e Amd, e come la sudcoreana Samsung, ma che in effetti smuovono un giro d'affari considerevole, di circa 280 miliardi di dollari annui.

Molte di loro si sono specializzate su mercati verticali e su nicchie più o meno piccole, differenziando così la propria offerta da quella della concorrenza. Un esempio è Infineon, per cui sta crescendo la domanda di chip da impiegare in applicazioni industriali, come i sistemi di gestione energetica: per soddisfare le richieste, la tedesca costruirà un nuovo impianto da 1,6 miliardi di euro nella vicina Austria.

Nuove risorse a sostegno di investimenti come questo, dunque, potrebbero effettivamente favorire i produttori europei in una fase di crescita della domanda. Stando alle previsioni di Gartner, quest'anno su scala mondiale il mercato dei semiconduttori si gonfierà del 7,5% sul valore del 2017, passando da 419 a 457 miliardi di dollari, mentre le più ottimistiche stime di IC Insights prefigurano addirittura un incremento del 15%. Accanto alla domanda di prodotti destinati a Pc, server e altri sistemi da data center, aumentano le richieste di processori per automobili connesse (al momento, per sistemi di controllo e infotainment, in futuro anche per quelli di guida driverless), per smart speaker e apparati di domotica.

 

 

Le aziende firmatarie della richiesta sottolineano di voler puntare su prodotti a valore aggiunto. La ricerca & sviluppo potrà favorire innovazioni nel campo dei processori per gli oggetti Internet of Things, per tecnologie impiegate nell'industria automobilistica e aeropaziale, in campo medico, nella ricerca scientifica. Questi processori e in molti casi dovranno prevedere un'intelligenza artificiale incorporata per consentire operazioni di calcolo direttamente sull'oggetto invece che su un server collegato. “L'intelligenza artificiale è una nuova opportunità ma anche una sfida per l'Europa”, si legge nel report. “Richiede delle alleanze profonde e sostenute, che vadano oltre l'attuale livello di cooperazione lungo la supply chain […] Le sfide sono semplicemente troppo grandi, il rischio di fallimento troppo alto e i costi troppo proibitivi perché qualsiasi soggetto, pubblico o privato, possa affrontarle da solo”.

 

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