05/01/2012 di Redazione

L'evoluzione, senza fine, della business intelligence

Nel primo semestre 2011, secondo l'Osservatorio del Politecnico di Milano, gli investimenti delle aziende italiane hanno registrato incrementi medi superiori al 7%. La crescita della spesa per il prossimo triennio è stimata sopra l’8%. A contribuire all’a

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Il rapporto 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano – avviato nel 2008 e esteso oggi a diversi settori del mondo delle imprese private e alle pubbliche amministrazioni per complessive 90 realtà censite – ha confermato innanzitutto una tendenza. A dispetto della sfavorevole congiuntura economica, dall’indagine empirica emerge come la propensione a investire in soluzioni di business intelligence rimane elevata per via della rilevanza strategica che queste rivestono.

La riprova concreta di tale tendenza è in due dati percentuali: gli investimenti in questo segmento, nel corso del biennio 2009-2010 e nel primo semestre 2011, sono cresciuti in modo significativo, con incrementi medi che hanno superato il 7%. E anche per il futuro le prospettive di sviluppo si presentano favorevoli, con una previsione di crescita della spesa superiore all’8% per il prossimo triennio. Tassi di incremento, quindi, che continuano a risultare superiori alla media degli investimenti complessivi in soluzioni ICT.

Il messaggio che sortisce dalla ricerca 2011 è quindi pienamente comprensibile e condivisile. Ed è il seguente. Le applicazioni di business intelligence stanno rafforzando il proprio ruolo strategico nell’economia delle scelte strategiche delle aziende in campo tecnologico e rappresentano una priorità per i CIO, per il contributo che offrono al miglioramento dei processi decisionali, all’ottimizzazione delle prestazioni, all’incremento dei ricavi e alla riduzione dei costi.

Analizzando i vantaggi conseguiti attraverso i sistemi di business intelligence, quello principale riguarda la maggiore efficacia delle decisioni, che precede stando allo studio la rapidità di reazione. Tra i benefici di natura organizzativa, figurano invece la visione univoca delle informazioni e la maggiore condivisione della conoscenza.
Alla voce criticità, le barriere che ostacolano l’adozione delle soluzioni di business intelligence sono prevalentemente di natura organizzativa e culturale. Da un lato, l’Osservatorio rileva la mancanza di commitment dei “C-level”, la mancanza di visione strategica che concepisca i progetti di BI come attività che riguardano l’impresa nel suo complesso e la carenza di comunicazione e collaborazione.

Dall’altro, le resistenze culturali al cambiamento e la carenza di competenze adeguate per poter impiegare gli strumenti della business intelligence e segnatamente i cosiddetti “advanced analytics” e la capacità dei knowledge worker di ricercare informazioni e di tradurle in azioni efficaci.

I nuovi scenari di utilizzo della BI
L’Osservatorio 2011 evidenzia come si stia rapidamente affermando un nuovo ambiente competitivo sotto la spinta convergente di cinque forze principali legate all’adozione di soluzioni di business intelligence. La prima di queste forze è la potenza metodologica degli advanced analytics per determinare predizioni e procedere con ottimizzazioni dei processi. L’impiego di questi strumenti, apparso in progressivo aumento negli scorsi anni, continua ad affermarsi e rileva il manifestarsi di un cambiamento di paradigma: la necessità di svolgere analisi di big data, in larga parte costituiti da dati non strutturati estratti da social network, richiede infatti nuove generazioni di algoritmi predittivi e di ottimizzazione robusti progettati per affrontare il volume, la varietà e la tempestività nell’analisi dei dati.
La seconda è la diffusione dei social networks con il loro enorme potenziale informativo. La massiccia presenza su Facebook e simili – ormai frequentati da quasi un miliardo e mezzo di individui – rende evidente l’importanza crescente del Web come canale di comunicazione e promozione dell’immagine delle imprese. L’analisi delle informazioni relative alle visite a siti, forum, blog e via dicendo diviene quindi critica per estrarre conoscenze indispensabili per guidare le azioni di marketing e vendita, per progettare lo sviluppo e il posizionamento di nuovi prodotti, per valutare la Web reputation di prodotti e servizi.

La terza forza chiama in causa la crescita di pacchetti di “big data” contenenti petabyte o exabyte di informazioni (transazioni commerciali, finanziarie e amministrative, percorsi di navigazione su Web, email, messaggi su forum, blog, social networks, misurazioni di parametri di processi, contratti, fatture, documentazioni e reports), in prevalenza di tipo non strutturato – la percentuale è nell’ordine dell’85% - e quindi impossibilitati ad essere caricati in un tipico database relazionale, per limiti tecnici o economici.

Le ultime due forze riguardano rispettivamente la disponibilità a basso costo di tecnologie cloud capaci anche di gestire big data su scala distribuita e la diffusione capillare di dispositivi mobili in grado di accedere ad applicazioni di business intelligence da remoto. Vi sono molteplici ragioni che favoriscono la collocazione di applicazioni di business intelligence in architetture di computing a nuvola e fra queste spiccano la riduzione dei costi di investimento e di manutenzione, la difficoltà di realizzare in-house potenti architetture di calcolo necessarie per utilizzare advanced analytics per l’elaborazione di grandi moli di dati e la possibilità di condividere dati e informazioni tra diverse organizzazioni.
Quanto alla BI in chiave mobile, l’ampia diffusione di dispositivi tablet anche nelle aziende (effetto della consumerizzazione dell’IT) ha dato origine allo sviluppo di nuovi strumenti di analisi che traggono vantaggio dalle capacità di calcolo e dalla qualità dei display di smartphone e tavolette, rendendo cosi possibile l’utilizzo di dashboard e report interattivi anche in mobilità. Il successo di applicativi di BI mobile, secondo lo studio del Politecnico, può favorire anche il paradigma della “self service BI”, consentendo agli utenti mobili di creare analisi personalizzate che possono essere di grande ausilio nel corso dei processi decisionali.

Cosa cambia, rispetto allo scenario sopra descritto, per le imprese? La necessità di inventare nuovi modi di competere e di svolgere le proprie attività, ponendo al centro le relazioni con i clienti e lasciandosi guidare dall’analisi della ingente mole di informazioni. Approccio che vede il tradizionale concetto di warehouse aziendale, isolato e autosufficiente, risultare ormai obsoleto.

È sempre più frequente di conseguenza l’integrazione di più sistemi informativi - che includono content e knowledge management, data warehouse, data mart e architetture per la gestione di Big Data non strutturati - destinati a trasformarsi in un data warehouse virtuale a supporto delle analisi di BI e degli advanced analytics.

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