La faccia di un pedofilo può tornare utile in certi casi, come quando l'Fbi ha bisogno di ottenere accesso al suo iPhone per trovare prove a sostegno di un sospetto. L'agenzia di investigazioni federale ha per la prima volta utilizzato il FaceID per accedere a un dispositivo protetto. Un iPhone X, giacché la funzione di riconoscimento biometrico basati sui lineamenti del volto è stato introdotta da Apple l'anno scorso sul melafonino top di gamma allo scopo di fornire un metodo più sicuro e precisio rispetto alla lettura dell'impronta digitale.
Come svelato da Forbes, durante una perquisizione a casa di uomo dell'Ohio, sospettato di possesso e scambio di materiale pedopornografico, gli agenti hanno sequestrato corrispondenza privata fotografie e un computer da cui emergevano chiare colpe. L'iPhone X dell'uomo, tale Grant Michalski, doveva essere esplorato anch'esso.
Gli agenti hanno quindi chiesto all'uomo che usasse il FaceID per sbloccare il telefono. E lui ha eseguito. Nessuna operazione di reverse engineering, nessuna forzatura, nessun informatico scomodato per trovare accesso a un dispositivo bloccato: è bastato obbligare il sospettato a mettersi in posa davanti alla fotocamera del suo iPhone. E l'episodio è rimbalzato sui media perché per la prima volta il riconoscimento biometrico è stato usato da un'autorità per avere facile accesso a un dispositivo mobile.
Nell'ordine di cattura di Michalski si spiega anche che tra i metodi di investigazione sono anche previsti, come ovvio, la ricerca di file cancellati e crittografati e l'uso forensico di hardware e software per superare la protezione o il blocco tramite password. Procedure che paiono leggitimate da esigenze d'indagine, in questo caso specifico così come in quello eclatante dell'iPhone dell'attentatore di San Bernardino (per cui l'Fbi aveva chiesto a Apple di creare una backdoor) ma che tuttavia in altri casi potrebbero favorire abusi di potere e violazioni di privacy.
La biometria, poi, rispetto alle password è un altro paio di maniche. Secondo la legge statunitense, i sospettati hanno il diritti di riufiutarsi davanti alla richiesta di svelare un codice alfanumerico, perché cedere questa informazione potrebbe corrispondere all'incriminare se stessi e il Quinto Emendamento protegge le persone dall'autoincriminazione. Ma il corpo umano, strumento delle procedure di accesso biometrico come la lettura dell'impronta digitale e del volto, non viene considerato una “informazione”. Per per applicazioni come TouchID e FaceID, però, lo è. La questione resta al momento nell'ambiguità.