01/10/2018 di Redazione

L'Fbi usa la faccia di un pedofilo per sbloccare il suo iPhone

L'agenzia di investigazioni ha per la prima volta sfruttato la biometria per ottenere accesso a un dispositivo. Un uomo sospettato di possesso e scambio di materiale pedopornografico ha dovuto sbloccare il proprio iPhoneX con il FaceID.

immagine.jpg

La faccia di un pedofilo può tornare utile in certi casi, come quando l'Fbi ha bisogno di ottenere accesso al suo iPhone per trovare prove a sostegno di un sospetto. L'agenzia di investigazioni federale ha per la prima volta utilizzato il FaceID per accedere a un dispositivo protetto. Un iPhone X, giacché la funzione di riconoscimento biometrico basati sui lineamenti del volto è stato introdotta da Apple l'anno scorso sul melafonino top di gamma allo scopo di fornire un metodo più sicuro e precisio rispetto alla lettura dell'impronta digitale.

Come svelato da Forbes, durante una perquisizione a casa di uomo dell'Ohio, sospettato di possesso e scambio di materiale pedopornografico, gli agenti hanno sequestrato corrispondenza privata fotografie e un computer da cui emergevano chiare colpe. L'iPhone X dell'uomo, tale Grant Michalski, doveva essere esplorato anch'esso.

Gli agenti hanno quindi chiesto all'uomo che usasse il FaceID per sbloccare il telefono. E lui ha eseguito. Nessuna operazione di reverse engineering, nessuna forzatura, nessun informatico scomodato per trovare accesso a un dispositivo bloccato: è bastato obbligare il sospettato a mettersi in posa davanti alla fotocamera del suo iPhone. E l'episodio è rimbalzato sui media perché per la prima volta il riconoscimento biometrico è stato usato da un'autorità per avere facile accesso a un dispositivo mobile.

Nell'ordine di cattura di Michalski si spiega anche che tra i metodi di investigazione sono anche previsti, come ovvio, la ricerca di file cancellati e crittografati e l'uso forensico di hardware e software per superare la protezione o il blocco tramite password. Procedure che paiono leggitimate da esigenze d'indagine, in questo caso specifico così come in quello eclatante dell'iPhone dell'attentatore di San Bernardino (per cui l'Fbi aveva chiesto a Apple di creare una backdoor) ma che tuttavia in altri casi potrebbero favorire abusi di potere e violazioni di privacy.

La biometria, poi, rispetto alle password è un altro paio di maniche. Secondo la legge statunitense, i sospettati hanno il diritti di riufiutarsi davanti alla richiesta di svelare un codice alfanumerico, perché cedere questa informazione potrebbe corrispondere all'incriminare se stessi e il Quinto Emendamento protegge le persone dall'autoincriminazione. Ma il corpo umano, strumento delle procedure di accesso biometrico come la lettura dell'impronta digitale e del volto, non viene considerato una “informazione”. Per per applicazioni come TouchID e FaceID, però, lo è. La questione resta al momento nell'ambiguità.

 

ARTICOLI CORRELATI