22/06/2018 di Redazione

L'industria può inseguire gli oggetti “smart” per arricchirsi

Secondo le stime di Capgemini, su scala modiale il settore manifatturiero potrebbe guadagnare nei prossimi due anni fino a 685 miliardi di dollari aggiuntivi grazie alla progettazione e vendita di dispositivi connessi.

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Gli oggetti connessi e “smart” si moltiplicheranno. Non soltanto quelli concepiti fin da subito per esserlo, come gli smartwatch o gli smart speaker, ma anche altre categorie di oggetti che si evolveranno in quest'ottica. L'intera industria manifatturiera coglierà nel breve periodo l'occasione della tecnologia Internet of Things, derivandone guadagni aggiuntivi: a detta di Capgemini, da qui al 2020 su scala mondiale si ricaveranno tra i 519 e i 685 miliardi di dollari di giro d'affari aggiuntivo.

La stima è emersa da un'indagine (“Digital Engineering: The new growth engine for discrete manufacturers”) realizzata intervistando mille dirigenti senior di aziende dislocate in Italia, India, Cina, Svezia, Paesi Bassi, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, appartenenti ai settori dell'industria automobilistica e dei trasporti, aerospaziale e difesa, produzione industriale, macchinari industriali e agricoli, alta tecnologia e dispositivi medici. Si parla quindi di hi-tech, ma anche di veicoli connessi, di sistemi di monitoraggio della salute e di diagnostica avanzata, di impianti industriali e monitoraggio della produzione agricola e di altro ancora.

In media, le aziende coinvolte nel sondaggio stimano che entro il 2020 quasi il 50% dei loro prodotti diventerà smart e connesso. Circa una su cinque, il 18%, pianifica oltre di voler passare da un business model basato completamente sui prodotti a uno fondato esclusivamente sui servizi. Certo, non si tratta di pura questione di volontà e strategia: serviranno investimenti tecnologici, in alcuni casi consistenti.

Un intervistato su due ha detto che la propria azienda spenderà nei prossimi due anni oltre 100 milioni di euro in piattaforme di gestione del ciclo di vita dei prodotti (Product Lifecycle Management) e in soluzioni digitali. E mentre si accelera in una direzione, specularmente si osserva una ritirata sulla spesa dedicata al mantenimento di sistemi legacy: quattro anni fa, questo fine assorbiva il 76% del budgt IT delle aziende manifatturiere interpellate, mentre nel 2017 la percentuale era scesa al 55%.

Per ricalibrare la produzione in ottica “smart” e IoT, traendone davvero vantaggio, bisognerà pensare anche alle competenze. Su quelle relative alla gestione dei dati attualmente quasi tutte le aziende manifatturiere si sentono impreparate (hanno dato giudizio insufficiente l'86% degli intervistati) ed è ancor peggiore la situazione delle competenze in tema di progettazione di applicazioni (“scarse” per il 95%) e di intelligenza artificiale (94%). Si fa ancora scarso ricorso ad alcune di queste opportunità: solo un produttore su quattro utilizza i dati per ottenere informazioni utili a innovare la propria offerta, mentre solo due su cinque sfruttano l'intelligenza artificiale per analizzare i dati dei clienti.

 

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