13/06/2011 di Redazione

La banda larga è un alibi per il monopolio nelle TLC?

Mark De Simone, co-fondatore di Cloud Italia, società capofila della cordata che vorrebbe rilevare gli asset delle commissariate Eutelia ed Agile, ha voluto esprimere su ICT Business il proprio pensiero sul tema “spinoso” e sempre di attualità in Italia d

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Si parla molto di banda Larga in questi giorni. Ed a ragione. Ormai da decenni il World Economic Forum, insieme alla Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), hanno dimostrato che la Competitività, il benessere e la trasformazione di una nazione è direttamente legata al fattore “connettività”. Un fattore che permette di semplificare sia le transazioni che le interazioni tra persone e tra gruppi di persone e che semplifica le complesse interazioni tra persone e gruppi di persone con le informazioni.

Mark De Simone, co-fondatore e socio di Cloud Italia, società capofila della cordata “Piero della Francesca”


Non a caso, negli ultimi 15 anni, abbiamo osservato la nascita e l’evoluzione di Internet con portali web, eCommerce, eGovernment, social network, e proprio in questi ultimi due anni il mondo del cloud computing e dei modelli di business cloud che continueranno a portare produttività agli individui, alle aziende ed alle organizzazioni pubbliche. La materia base per questa evoluzione è l’accesso alla banda larga ed ultralarga.

Ma cos’è questa banda larga ed ultralarga? Semplicemente espressa, è la capacità di collegarsi con applicazioni e contenuti che sono sempre più intensi nella grafica, nel suono, nelle immagini e nell’invio di istruzioni a programmi di computer remoti. Le reti di telecomunicazioni, sia fisse che mobili, sono costruite per questo scopo. Esse sono composte, come il sistema nervoso del corpo umano, da una struttura di trasporto comune centrale che collega un’infinita serie di strutture di trasporto periferico che diviene sempre più capillare fino a giungere, tramite aria, filo di rame o fibra ottica al terminale intelligente che noi tutti usiamo: telefoni, computer, tablet, smartphone e via dicendo.

Le strutture centrali trasmettono tutto tramite fibra ottica che passa per dei canali fisici e che si raccoglie in “punti di presenza” sul territorio. Ma è chiaro che per collegarsi a questi “punti di presenza” occorre che il sistema periferico qui vi porti il traffico. Le parti più semplici e meno costose da costruire negli anni sono state proprio queste strutture centrali, le famose “dorsali” che collegano citta’ tra di loro. Oggi in Italia esistono un grande numero di queste dorsali con fibra ottica. Ma per ogni abitazione l’accesso a questa rete di telecomunicazione fissa è ancora in grande parte costituito dal filo di rame che i nostri nonni e genitori hanno conosciuto nell’epoca storica dei telefoni tradizionali. Questo filo di rame è stato utilizzato per diventare un collegamento moderno ed ha dato inizio ad una possibilità di trasmettere dati con una tecnologia nota a molti, la DSL.

Next Generation Network


In parallelo l’accesso alla rete mobile, cioè quello che lega il cellulare alla radio di trasmissione, è anch’esso evoluto per poter trasmettere dati con tecnologie che permettevano di trasmetter sempre di piu’: GPRS, EDGE, 3G...  Cosa c’è da ricordare in proposito? Che mentre il costo e lo sforzo per costruire il “sistema nervoso centrale” è stato relativamente basso, quello per adattare il “sistema nervoso periferico” al bisogno di banda sempre più larga è molto più costoso perchè tocca una quantità di punti che sono alcuni ordini di grandezza superiori e perchè si e’ arrivati al limite tecnico per dare più banda al singolo filo di rame. Nel caso del mobile e dell’accesso tramite aria, più banda passante vuoi trasportare efficientemente, più vicino devi essere al terminale, e quindi più punti di radio accesso devi avere.

Quindi per trasformare l’accesso sia in fisso che in mobile, ma particolarmente quello in fisso, servono molti soldi! In particolare nel passaggio da fili di rame a fili di fibra ottica. Le citta’ sono più semplici da cablare che le campagne, ma in ogni caso, occorre che qualcuno passi la fibra in qualche canaletto che potrebbe essere quello dell’elettricità, quello dell’acqua, quello del gas o quello del vecchio telefono per fare arrivare questa fibra a punti sempre’ più’ vicini al cliente. Quindi il vero importante costo per passare un’intera nazione a banda sempre più larga è quello dell’accesso.

L’altra parola che si sente quando si parla di banda larga è NGN, Next Generation Network, ma il vero termine cui riferirsi è in realtà  NGaN, Next Generation Access Network). L’investimento per fare la trasformazione di un accesso in filo di rame alla fibra ottica è massiccio in qualsiasi Paese, ma specialmente quelli avanzati, dove il costo degli interventi di costruzione ha un’enorme complessita’ normativa con diritti di passaggio, diritti di scavo, etc...




Per anni l’Italia è stata in ritardo su questa trasformazione perche’ non si e’ dotata di un processo decisionale e di governance normativa che permettesse l’investimento in queste infrastrutture locali con la garanzia di una protezione sul fatturato generabile. Abbiamo assistito anche in Italia a dei modelli dove i privati hanno risolto pragmaticamente il problema, come a Milano dove Fastweb circa 11 anni fa si alleò con Metroweb, una societa’ che tramite rapporti commerciali con tutte le strutture di servizi municipali del Comune di Milano poteva portare la fibra ottica alle case dei milanesi. E che fornì prima a Fastweb, poi a tutti gli operatori che desiderassero comprare il servizio, l’accesso ad una rete in fibra ottica locale.

Ma se l’iniziativa locale fu premiante, fu difficile costruire un modello che funzionasse in tutte le citta’ italiane. Detto che questo problema è esistito anche in altri Paesi, cosa hanno fatto gli altri? Prendiamo l’esempio dell’Inghilterra e della Francia. Entrambe hanno risolto il problema, creando una struttura di regolamentazione e poi lasciando che il mercato applicasse i suoi meccanismi tradizionali.

In Gran Bretagna, l’incumbent nazionale, British Telecom, che possiede la maggior parte di tutto l’accesso in rame, ha costituito una società, Open Reach, che con una governance direttamente gestita dall’autorità e quindi dal pubblico e con delle tariffe trasparenti e discusse pubblicamente, offre a tutti gli operatori la struttura di accesso in fibra. In questo modo, gli investimenti e i proventi del programma di Open Reach siano chiaramente segregati dalla parte “competitiva” dell’incumbent BT che invece compete con gli altri operatori. In Francia, l’autorità ha invece permesso che ci fossero gare per ogni città francese dove un soggetto per ogni città/provincia potesse vincere un mandato locale per l’accesso a banda larga ed ultralarga in fibra.




In entrambi i casi, non si e’ formata un’azienda nazionale di proprieta’ dello Stato per gestire il tema dell’accesso in banda larga, ma lo Stato e gli organismi di governance hanno cosituito un “framework” di governance che potesse permettere a soggetti privati di competere per la trasformazione alla banda larga ed ultra larga.

Come si puo’ immaginare sono temi molto complessi nei dettagli, ma relativamente semplici visti a livello di decisioni strategiche per l’economia di una nazione. È altresì’ chiaro che molti soggetti hanno un punto di vista diverso per ragioni di chiaro interesse economico. Il fatto che però è limpidamente chiaro è che queste decisioni sulla banda larga devono rispettare due pilastri di un’architettura moderna di un Paese.

1) Devono costruire un equilibrio dove il problema è risolto tramite il mercato ed un corretto funzionamento delle regole di mercato governato da una struttura di governance trasparente e pluralistica.

2) Devono impedire, come e’ la norma nella UE e nei Paesi economicamente avanzati che lo Stato gestisca direttamente aziende di telecomunicazione o di infrastruttura di telecomunicazione. L’antico Ministero delle Poste e Telegrafi e delle società di Stato per le comunicazioni non esistono più in Paesi avanzati con economie di mercato.

Quindi il dialogo che abbiamo osservato in questi ultimi giorni, riporta all’interesse nazionale un tema caldo, che e’ importante ma che merita di essere vigilato con grande attenzione. La banda larga ed ultralarga e’ importantissima, ma non deve essere la scusa per dare a taluni l’opportunità di costituire soggetti economici dello Stato che non hanno una vocazione di pura governance, ma che diventano essi stessi giocatori economici. Il tema sul piatto del Paese è l’accesso, non sono le dorsali. Il tema sul piatto del Paese e’ un meccanismo di governance, non centri economici forti che partecipano sul mercato con i soldi dello Stato. Il tema sul piatto del Paese è ’ la possibilità di liberare capitali privati a rischio per poter risolvere un problema importantissimo per l’aumento di competitività dell’intero sistema dando una governance forte, non quello di fare gravare sulle casse dello Stato un peso enorme, solo perchè non si sono sviluppate delle regole di mercato e di governance adeguate.

Lasciamo che il capitale pubblico sia utilizzato per temi dove il mercato non può entrare e costruiamo invece delle regole del gioco che permettano di fare mercato e di creare servizi, competitività, posti di lavoro e ricchezza. Il Tesoro dello Stato è già abbastanza aggravato da temi pubblici per distrarlo su temi oggettivamente privati. Se perdiamo il treno di questa nuova rivoluzione di competitività che le tecnologie delle comunicazioni ci offrono, saremo per sempre relegati ad una continua retrocessione nelle graduatorie globali con un impatto sulla qualità della vita di noi stessi, dei nostri figli e nipoti. Ma, se ci affrettiamo, possiamo ancora saltare sul treno.



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