23/04/2018 di Redazione

La censura russa contro Telegram colpisce anche Google e Amazon

L’authority delle tlc di Mosca ha bloccato circa 19 milioni di Ip per impedire l’accesso all’applicazione di messaggistica. Ma il muro alzato dal governo sta interferendo anche con alcuni servizi di Big G, fra cui le ricerche, e del colosso di Seattle.

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Il blocco imposto da Mosca a Telegram sta avendo ripercussioni anche sui servizi online offerti da colossi come Google e Amazon. La scorsa settimana l’applicazione di messaggistica sviluppata dai fratelli russi Nikolai e Pavel Durov è stata ufficialmente bannata dal governo di Vladimir Putin per opera del Roskomnadzor, l’autorità che sorveglia le telecomunicazioni, in quanto la società si era rifiutata di consegnare le chiavi di cifratura del proprio servizio. L’app è stata rimossa quasi immediatamente anche dalle versioni russe del Google Play Store e dell’analoga piattaforma di Apple, ma per cercare di aggirare il blocco Telegram ha iniziato a mettere in campo una serie di tecniche che permettevano alla piattaforma di modificare in tempo reale l’indirizzo Ip. In questo modo, se il servizio fosse andato a scontrarsi contro il muro del governo, grazie al proxy l’accesso all’applicazione sarebbe stato dirottato su un Ip libero.

È così scattata una vera e propria guerra fra Mosca e la piattaforma di messaggistica istantanea, con il governo che sta cercando in tutti i modi di impedire l’accesso all’applicativo. Secondo il canale Telegram Rknshowtime, che monitora gli indirizzi bloccati dal Roskomnadzor, finora in Russia sarebbero stati offuscati circa 19 milioni di Ip con il risultato che anche diversi servizi offerti da Google sarebbero finiti nella rete.

Ad esempio, come confermato dalla stessa Big G a Techcrunch, non risulterebbero più attivi nel Paese le ricerche, Gmail e anche le notifiche push per le applicazioni Android. E nel mirino, seppur indirettamente, sarebbe finita anche Amazon. Al momento risulterebbero infatti non raggiungibili alcune piattaforme, come Twitch e Spotify, che si appoggiano all’ecosistema cloud del colosso di Seattle.

Il coinvolgimento di aziende di questo calibro potrebbe ora modificare lo scenario, grazie alle pressioni che giganti del calibro di Google e Amazon possono esercitare. Inoltre, Mosca è già al centro dell’attenzione mondiale dopo aver bloccato l’anno scorso l’accesso a Linkedin. E la Russia si sta preparando a ospitare i Campionati mondiali di calcio 2018, che scatteranno giovedì 14 giugno con la partita inaugurale fra i padroni di casa e l’Arabia Saudita. La competizione sportiva rappresenterà sicuramente una ghiotta occasione per gli attivisti per contestare l’operato del governo.

 

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