23/10/2019 di Redazione

La cybersicurezza è una questione da uomini, ma non dovrebbe esserlo

Un sondaggio condotto da 451 Research per conto di Kaspersky evidenzia che solo nel 23% dei casi il chief information security officer aziendale è una donna. Eppure la diversity è un acceleratore del giro d’affari.

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Il mondo della sicurezza informatica scarseggia di donne: forse è la scoperta dell’acqua calda, ma fa comunque impressione constatare la disparità di genere per i ruoli di chief information security officer e analoghi, emersa da uno studio fresco di pubblicazione, condotto da 451 Research per conto di Kaspersky. Su 305 Ciso e responsabili di cybersicurezza senior (intervistati nel mese di luglio e occupati in aziende di 27 Paesi), 275 hanno risposto alla domanda su quale fosse il loro genere d’appartenenza: ebbene,  le donne si limitano al 23%. 

Il campione dell’indagine ("Cybersecurity through the CISO's eyes. Perspectives on a role report”) è forse troppo piccolo per avere un valore statistico assoluto, ma sicuramente rende l’idea di un settore professionale fortemente sbilanciato verso l’universo maschile. Kaspersky segnala che nel mondo le donne rappresentano solo il 39% della forza lavoro delle aziende in generale e appena il 25% dei ruoli dirigenziali. 

Tra gli intervistati, il 63% degli intervistati ha detto che, dovendo assumere nuovo personale, cercherebbe persone pienamente qualificate senza fare distinzioni tra i sessi. A prima vista parrebbe una buona notizia, ma forse smette di sembrarlo quando si riflette sul restante 37% che ha dato una risposta diversa. Inoltre meno di un quarto delle aziende, il 37%, ha già attivato o pianifica di avviare dei programmi di recruiting volti ad aumentare la componente femminile.

Il gender gap è  marcato soprattutto nell'area Emea e in America Latina

 

Cambierà qualcosa in futuro? Qualche segnale incoraggiante c’è. Il 20% delle intervistate ha dichiarato di lavorare nell’attuale ruolo (un ruolo di responsabilità, come il Ciso o analogo) da non più di due anni, mentre solo il 10% degli uomini può dire la stessa cosa. "I risultati di questa indagine mostrano che la situazione nel settore sta cambiando, ma che è ancora lontana dall’aver raggiunto l’ideale prefissato”, ha commentato Evgeniya Naumova, managing director per l'Europa di Kaspersky. “Non si tratta solo di trovare un equilibrio a livello di genere. Nelle interviste approfondite fatte con i Ciso, molti dichiarano di non ricevere abbastanza candidature femminili in fase di elaborazione. Per affrontare il divario di genere nella sicurezza informatica, quindi, è necessario incoraggiare le donne a scegliere questo tipo di percorso professionale”.

Le opportunità di occupazione dunque non mancano, considerando l’attuale difficoltà delle aziende a reperire esperti di cybersicurezza altamente qualificati: il 70% dei Ciso ha detto di avere difficoltà nel reperire il giusto candidato. Come sottolineato dallo studio, i dirigenti e i responsabili con potere decisionale dovrebbero fare il massimo per “includere nella forza lavoro le categorie sottorappresentate, come le donne. Questo può portare nuove prospettive, così come nuovi talenti e competenze utili per sostenere la sfida della sicurezza”. Non si tratta solamente di una questione di responsabilità sociale delle aziende, ma anche di una leva economica: dal sondaggio è emerso che le aziende con un’elevata diversity al loro interno ottengono benefici di innovazione e di fatturato aggiuntivo (+19%).

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