11/07/2019 di Redazione

La Francia decide sulla “web tax” (e Trump affila gli artigli)

Il Senato riunito a Parigi è chiamato a votare la bozza di legge sull’aliquota al 3% per i ricavi da servizi digitali delle grandi aziende. La Casa Bianca ha aperto un’inchiesta.

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La Francia sta per decidere da che parte stare: oggi a Parigi si vota sulla “web tax”, che sarebbe più appropriato definire come una tassa sui servizi digitali, applicabile a colossi tecnologici quali Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, Uber, Netflix e a chiunque superi i 750 milioni di euro di fatturato annuo. Oggi in Senato si vota per approvare o respingere la bozza di legge tratteggiata lo scorso marzo e in buona parte ricalcata sulla proposta di web tax della Commissione Europa. In entrambi i testi è prevista un’aliquota al 3% sugli introiti derivati dalla vendita di servizi e da attività di marketing e advertising basate sui dati degli utenti. 

 

La bozza della Commissione Ue prevede una tassa fissa del 3% applicabile alle società che superino i 7 milioni di euro di introiti da servizi digitali oppure i 100mila utenti oppure i tremila contratti con clienti aziendali (uno solo dei requisiti è sufficiente). Ma la legge, tra i cui sostenitori spicca il ministro delle Finanze transalpino, Bruno Le Maire, non è mai entrata in vigore a causa della spaccatura fra chi (come Francia, Germania, Italia) pretende di riscuotere un giusto balzello da aziende che finora sono state ingiustamente favorite e chi (Lussemburgo e, prevedibilmente, Irlanda) non vuole scoraggiare la presenza nei loro confini di colossi come Google, Facebook, Apple, i quali generano occupazione diretta e indotto. 

 

L’Italia ha deciso di non perdere altro tempo e di procedere da sola, approvando con la Legge di Bilancio 2019 una legge che impone il 3% di tasse alle società che ottengono oltre 5,5 milioni di euro l’anno da abbonamenti a servizi digitali, pubblicità e vendita di dati, e il cui fatturato su scala mondiale raggiunge di 750 milioni di euro. E con la votazione di oggi Parigi potrebbe decidere di seguire l’esempio italiano, considerando il medesimo limite minimo dei 750 milioni di euro di fatturato. Secondo i calcoli del ministero delle Finanze, attraverso la nuova tassa la Francia dovrebbe incassare circa 500 milioni di euro l’anno. 

 

Dalla Casa Bianca, prevedibilmente, sono giunte critiche. Donald Trump ha richiesto l’apertura di un’indagine sulla proposta di tassazione francese, indagine che sarà condotta dal Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America. “Gli Stati Uniti”, ha dichiarato Robert Lighthizer, l’attuale Rappresentante (figura che fa parte dell’ufficio esecutivo del presidente), “sono molto preoccupati che la tassa sui servizi digitali, la cui approvazione da parte del Senato francese attesa domani , colpisca ingiustamente le aziende americane”. L’investigazione dovrà valutare quanto la tassa al 3% danneggi le società tecnologiche nordamericane. Ma resta da capire che cosa potrà succedere dopo, se e quando Donald Trump avrà dimostrato la propria tesi.

 

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