15/02/2019 di Redazione

La liason tra Amazon e New York si interrompe a San Valentino

L’Hq2 non sorgerà a Long Island City, nel Queens. Dopo settimane di polemiche per gli incentivi economici promessi dalla città al colosso dell’e-commerce, il progetto si interrompe ufficialmente.

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Nel giorno di San Valentino, la liason tra Amazon e New York si è interrotta prima ancora di nascere: come confermato dallo stesso sindaco della Grande Mela, Bill de Blasio, il quartiere generale gemello di quello di Seattle, cioè l’HQ2, non si farà. Non qui. Il rifiuto era nell’aria, dopo settimane di critiche di politici e residenti locali, seguite all’annuncio che il mastodontico progetto di espansione di Jeff Bezos avrebbe trovato spazio in parte ad Arlington, Virginia, e in parte a Long Island City, nel Queens newyorkese.

 

Legislatori locali e politici come la deputata del Partito Democratico Alexandria Ocasio Cortez, eletta nel Bronx, avevano duramente criticato le agevolazioni fiscali di cui Amazon avrebbe goduto in virtù dell’investimento da 2,5 miliardi di dollari e delle positive ricadute sull’occupazione, e anche associazioni no-profit e residenti erano scesi in piazza per protestare.

 

Stando alle previsioni della società di Seattle, una volta messo a regime il nuovo ufficio ecosostenibile avrebbe dato lavoro a tempo pieno a 25mila persone, potendo poi eventualmente raddoppiare la metratura in un secondo momento. In cambio, Amazon avrebbe ricevuto dalla città circa 3 miliardi di dollari di sussidi. Al pari del governatore Andrew Cuomo, Di Blasio era tra i sostenitori del progetto, che avrebbe creato “un numero di posti di lavoro senza precedenti” generando uno “sbalorditivo ritorno sull’investimento”.

 

 

Ma tutto questo non accadrà. Come scritto dal sindaco su Twitter, “non è facile averla vinta su New York. Abbiamo dato ad Amazon l’opportunità di essere un buon vicino di casa e di fare business nella città più fantastica al mondo. Invece di collaborare con la comunità, Amazon ha buttato via questa occasione”. Parole non certo tenere. Sarcasmo e disillusione hanno intriso invece quelle di Jodi Seth, una portavoce di Amazon: “C’è un certo numero di persone che si oppone alla nostra presenza. Non pensiamo ci siano prospettive di collaborare con loro nel lungo periodo”.

 

Più misurate le dichiarazioni ufficiali, nella quali l’azienda dice vi aver deciso “dopo molte riflessioni” di interrompere il progetto. “I sondaggi mostrano che il 70% dei newyorkesi supporta i nostri progetti e investimenti”, si legge nella nota, “ma un certo numero di politici statali e locali hanno chiarito di volersi opporre alla nostra presenza e non collaborare con noi alla creazione di quel genere di relazioni necessarie per procedere”. L'impressione è che sia stata l'azienda a tirarsi indietro, rinunciando a lottare contro l'ostruzionismo dei rappresentanti politici locali, e forse non è casuale che l'annuncio giunga in seguito alla nuova carica di Michael Gianaris.

 

Se non altro, l’azienda ha detto di voler ampliare l’attuale forza lavoro di cinquemila assunti nella Grande Mela. Nella nota si ringraziano il governatore Cuomo e il sindaco Di Blasio e si spiega che i lavori di costruzione di parte dell’HQ2 proseguiranno come previsto in Northern Virginia e a  Nashville, mentre ma che al momento non intendiamo riaprire la ricercadi una città ospite alternativa a New York. Le metropoli che si erano candidate (tra le “finaliste” della selezione c’erano Austin, Boston, Chicago, Dallas, Los Angeles, Philadelphia, Washington D. C. e altre ancora) per ora restano a bocca asciutta.

 

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