27/08/2016 di Redazione

La nuova gatta da pelare per Google si chiama copyright

Secondo il Financial Times la Commissione Europea potrebbe discutere a settembre una norma che introduca una commissione per i motori di ricerca che riprendono gli articoli dei quotidiani online. La direttiva servirebbe per dare più potere agli editori. M

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Si è aperto un altro match che vede impegnati ancora Google contro l’Unione Europea. Non bastava la questione sull’antitrust, ore Big G potrebbe fronteggiare un’altra “minaccia”, diretta questa volta agli articoli di giornale che compaiono nel motore di ricerca Notizie. Secondo il Financial Times le prossime direttive sul copyright, che la Commissione Europea presenterà a settembre, potrebbero contenere la possibilità per gli editori (quindi i titolari materiali delle news diffuse dalle testate online) di far pagare una commissione a tutti i motori di ricerca e agli aggregatori, quindi soprattutto Google, che diffondono gli articoli tramite le proprie pagine. La direttiva servirebbe per riportare un equilibrio (almeno sulla carta) tra le forze in gioco: colossi come Big G al momento hanno troppo potere e partono con troppo vantaggio quando si tratta di negoziare con chi i contenuti li produce.

L’aspetto centrale sarebbe l’attribuzione di un “diritto esclusivo” ai titolari dei contenuti: se dovesse passare questa visione, aziende come Google dovrebbero obbligatoriamente concordare con gli editori termini specifici per riprendere gli articoli sulle proprie Serp. Il Financial Times sottolinea, però, che l’eventuale imposizione di una commissione non sarebbe un obbligo, ma un’opportunità per gli editori.

Spagna e Germania, scrive anche il Telegraph, hanno già provato in passato a introdurre balzelli di questo genere. La norma, ribattezzata nel Paese iberico “Google Tax” (la proposta italiana aveva lo stesso nome ma era riferita al pagamento delle imposte), aveva inizialmente obbligato Big G a pagare una tariffa ai quotidiani in seguito alla pubblicazione dei link dei loro articoli, pena una multa massima di 600mila euro.

Per tutta risposta, a inizio 2015 il colosso di Mountain View aveva completamente messo offline il proprio servizio di news, sostenendo come la tassa non fosse assolutamente sostenibile. Situazione analoga in Germania: allo spegnimento totale della piattaforma gli editori avevano preferito mollare la presa, abbandonando l’idea della tariffa. Il motivo? Il traffico verso i loro siti era crollato verticalmente.

 

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