09/03/2016 di Redazione

La nuvola privata diventa facile con Suse OpenStack Cloud 6

La nuova soluzione Infrastructure-as-a-Service promette di ridurre le complessità e lo stress che gravano sul personale dell’It. Rispetto a prevedenti versioni, sono stati migliorati gli aspetti legati all’alta disponibilità ed è stato introdotto il suppo

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Le aziende, ormai, hanno capito che gli approcci “fai-da-te” ai private cloud sono “troppo onerosi in termini di tempo e di denaro, oltre che particolarmente soggetti a malfunzionamenti”: ne è convinto Nils Brauckmann, il Ceo di Suse. Proprio per evitare i costi e le difficoltà operative di cui sopra, il vendor ha presentato una nuova soluzione Infrastructure-as-a-Service, OpenStack Cloud 6, con la promessa di ridurre le complessità e lo stress che gravano sul personale dell’It e sugli amministratori di nuvole private. Presentato in beta lo scorso autunno, il prodotto è ora ufficialmente disponibile.

“Siamo i primi a proporre una distribuzione cloud OpenStack di livello enterprise”, ha sottolineato Brauckmann. “Combiniamo rapidità e semplicità di deployment, configurazione, gestione e manutenzione con nuovi accorgimenti per l’alta disponibilità e con il supporto del maggior numero di hypervisor del settore per offrire ai nostri clienti tutti i vantaggi di OpenStack senza quelle complessità che rappresentano un ostacolo per molte aziende”.

Scegliendo OpenStack, la soluzione risolve certamente il problema del vendor lock-in, che oggi preoccupa molte aziende. Secondo un recente studio commissionato da Suse, oltre il 90% delle grandi organizzazioni ha già implementato almeno un cloud privato e ritiene vantaggiosa la scelta dell’open source. “OpenStack ha subito una rapida maturazione fino a diventare un’opzione adatta ai private cloud di livello enterprise”, ha commentato Gary Chen, research manager for Software Defined Compute di Idc.

Allo stesso tempo, però, molte aziende sono preoccupate della difficoltà di gestione e della carenza di competenze professionali su OpenStack. La risposta di Suse è una soluzione IaaS che introduce diversi “aiutini”. OpenStack Cloud 6 può essere installata e aggiornata senza imporre il fermo dei sistemi e prevede periodi di supporto più lunghi. Questo da un lato evita interruzioni di operatività dell’infrastruttura cloud, dall’altro riduce l’impegno richiesto all’It per eseguire gli upgrade o per risolvere eventuali problemi.

 

 

A beneficio di chi volesse trasferire sulla nuvola dati e applicazioni business-critical, OpenStack Cloud 6 supporta Docker (per la creazione e il deployment di applicazioni containerizzate) e i mainframe Ibm Z System, in aggiunta a una lista che già includeva gli hypervisor Xen, Kvm, Hyper-V e Vmware. Suse ha giustamente sottolineato di essere il primo vendor che ha saputo includere tutte queste opzioni all’interno di un’infrastruttura di private cloud.

Altre novità riguardano caratteristiche di alta disponibilità, ancora una volta utili per consentire la migrazione di applicazioni legacy o business-critical sui cloud privati, potendo contare poi sullo stesso grado di availability di una infrastruttura tradizionale. Vanno poi segnalati il supporto completo di OpenStack Manila (un servizio di file system condiviso) e quello di Suse Linux Enterprise Server 12 Support Pack 1, che consente di implementare i cloud privati OpenStack con la versione più recente della piattaforma per i carichi di lavoro enterprise.

Non è tutto: per il citato problema delle competenze, la risposta di Suse è il lancio di nuovi programmi di formazione e certificazione specifici per il deployment e la gestione di cloud privati basati su OpenStack. Le novità riguardano in particolare la certificazione Suse Certified Administrator-OpenStack (Sca-OpenStack) e un nuovo corso di formazione sul deployment e sull’amministrazione di Suse OpenStack Cloud.

 

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