07/12/2011 di Redazione

La ricetta di Dell per lo storage? Separarlo dai dati

Il produttore texano vuole giocare un ruolo di primo piano in un mercato dove la concorrenza si chiama Emc, HP e IBM. Sul piatto mette le tecnologie acquisite da Ocarina Networks e Compellent e il plus dell’architettura Fluid Data. Che le aziende italiane

immagine.jpg

Disaccoppiare l’hardware dalla gestione dei dati attraverso l’intelligenza che risiede nel software, un’intelligenza che rimane per sempre di proprietà dell’azienda anche quando viene sostituito l’apparato di storage per dotare il sistema di maggiori capacità di archiviazione.

In estrema sintesi è questa la ricetta che Dell ha pian piano sviluppato e definito per recitare da protagonista - soprattutto dopo l’acquisizione di Compellent - in un mercato che annovera fra i concorrenti Hewlett Packard, Emc, NetApp e Ibm.

Dell Equallogic


A spiegare nei dettagli a IctBusiness come la società intende farsi spazio nel mercato ci hanno pensato Fabrizio Garrone, Solutions Manager Public & Large Enterprise di Dell, e Gianluca Colombo, Business Development Manager di Dell Compellent. La strategia di approccio verso l’utenza aziendale è nota: maggiore focus sulle soluzioni e sui servizi per i data center e meno sull’hardware. Lo slogan, lo stesso di tutti i vendor It, è “fare di più con meno”.

L’obiettivo, anch’esso condiviso con gli altri big dell’IT, è quello di portare le aziende a spendere il 50% del loro budget per i nuovi progetti tecnologici (oggi l’80% è destinato alla gestione e al mantenimento dell’esistente). Dell può mettere sul piatto ciò che ha realizzato in tal senso in casa propria: la compagnia opera con 130mila pc e una sola immagine (mentre due immagini gestiscono tutti i server) e ha già raggiunto l’obiettivo del 50-50%.

Dell storage portfolio


Sul fronte storage, questa l’osservazione di Colombo citando come fonte Idc, l’esplosione dei dati digitali porterà i contenuti prodotti nel mondo a crescere di 45 volte entro il 2020. Il 17% della spesa IT per l’hardware a livello mondiale è indirizzata alle soluzioni per l’archiviazione e la gestione dei dati (il dato in questo caso è di Forrester Research). Il 46% del tempo degli addetti dedicati alle attività di storage è operativo: il sistemista dello storage, a tendere, deve diventare secondo Colombo una figura molto più progettuale.

Quindi il problema di come gestire i dati. La capacità dello storage crescerà nei prossimi due anni più che non negli ultimi cinque e ad accelerare tale tendenza ci pensa il cloud, che aumenta esponenzialmente la necessità di spazio utile per ospitare e gestire i dati (vedi Apple con iCloud).

In media, oggi, il 28% della capacità di storage disponibile in azienda non è allocata e quindi non utilizzata. Il volume dello storage in termini di petabyte distribuito – questa l’ultima fotografia di scenario che Colombo utilizza per spiegare il mercato in cui si vuole muovere Dell - crescerà del 48% anno su anno dal 2010 al 2105 (dati Idc) e la necessità di back up su disco e di storage su nastro crescerà nell’ordine di 5-10 volte.

Chi usa lo storage Dell in Italia: il caso Iper La Grande
Quale la ricetta della casa texana per differenziarsi dalla concorrenza? La seguente: disallocare lo storage (l’apparato hardware) dai dati. L’architettura va cambiata e la nuova visione ha un nome e cognome ben preciso: Fluid Data Architecture. Cosa significa? Che i dati –spiega infine Colombo - sono entità dinamiche e come tali devono essere gestite: archiviati a lungo termine (data retention e governance), virtualizzati, ottimizzati in funzione delle applicazioni, da rendere disponibili per il back up o il disaster recovery.

Dell Fluid Data Architecture


Lo storage di nuova generazione – aggiunge Garrone - deve portare maggiore efficienza, questo è il punto di partenza, e la virtualizzazione gioca in tal senso un ruolo fondamentale. Gli apparati devono avere una scalabilità trasparente e assicurare la protezione degli investimenti. Le tecnologia dei protocolli dello storage non è più un parametro di scelta: prevale la logica dello standard. In un’architettura fluida i dati vengono spostati progressivamente sui dischi a basso costo (Sata) e così facendo si riducono i costi di aggiornamento quando la capacità di archiviazione va a saturarsi.

In Italia, qualcuno a cui chiedere se il paradigma dell’architettura “fluida” ha effettivamente generato benefici in seno all’azienda c’è e due testimonial in tal senso sono Iper La Grande, azienda che opera nel mondo del commercio al dettaglio, e il Gruppo Scm, realtà manifatturiera nel campo dei sistemi per la lavorazione di legno, vetro, plastica, marmo, metalli e materiali compositi.

La prima in particolare, come spiega in dettaglio una nota di Dell, ha deciso di adottare una rete San (Storage Area) Compellent basata sulla tecnologia Fluid Data come base di un’infrastruttura completamente virtualizzata con funzionalità di mirroring e ridondanza per un migliore ripristino dei dati nei casi di emergenza. Il risultato a valle dell’adozione della soluzione di cui sopra è stato il seguente: Iper ha potuto ridurre significativamente le risorse di storage necessarie alle sue attività di gestione dei dati.

Quando ha effettuato per esempio la migrazione di un database Oracle dalla precedente soluzione di storage a quella di Dell Compellent, il numero di unità necessarie è stato dimezzato. Per un’altra applicazione, la soluzione Dell ha richiesto solo 20 unità per offrire le stesse capacità e prestazioni di una soluzione concorrente con 60 unità.

ARTICOLI CORRELATI