03/05/2012 di Redazione

La salute di Internet in Italia? Precaria ma migliora

Secondo l’ultimo rapporto di Akamai, a fine 2011 il Belpaese figura ancora al primo posto nel ranking mondiale degli attacchi da reti mobili e vanta una velocità di connessione di 3,9 Mbps, la più bassa della media europea. L'adozione dell'ultra broadband

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L’Italia conquista, suo malgrado, un’altra maglia nera in tema di sicurezza informatica: secondo l’ultimo rapporto di Akamai sulla salute di Internet relativo al quarto trimestre del 2011, il nostro Paese mantiene, come nei tre mesi precedenti, l’infelice primato di principale fonte al mondo di traffico legato ad attacchi da reti mobili: è infatti responsabile del 24% dell’attività “infetta” rivolta a smartphone e tablet su scala globale.

La top 10 dei Paesi di provenienza degli attacchi da reti mobili (Fonte: Akamai, Q4 2011)


Il dato proviene dalla Intelligent Platform dell’azienda statunitense, che gestisce fino al 30% del traffico web globale. E, pur negativo, rappresenta comunque un miglioramento rispetto al 31% relativo ai tre mesi di luglio, agosto e settembre 2011. Il Belpaese può invece sorridere di fronte al +5,2% del numero di indirizzi IP unici connessi alla Akamai Intelligent Platform, che pone l’Italia fra i Paesi con il maggiore incremento della diffusione di Internet rispetto al finale del 2010, preceduta solo da Cina e Brasile.

C’è da dire che, in generale, il numero di connessioni Internet nel mondo sta crescendo a ritmi veloci: nel trimestre in esame, più di 628 milioni di indirizzi IPv4 unici, provenienti da 236 Paesi, si sono connessi alla Akamai Intelligent Platform, ovvero circa il 2,1% in più rispetto ai tre mesi precedenti e il 13% in più rispetto al medesimo periodo del 2010.

Se invece si parla non di diffusione quantitativa, ma di qualità dell’esperienza di navigazione, in Italia torniamo nei piani bassi della classifica – quanto meno di quella Europea – con una velocità di connessione media di 3,9 Mbps, più lenta quasi del 4% rispetto al trimestre precedente, ma tutto sommato più rapida del 12% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Il primato europeo di velocità spetta invece ai Paesi Bassi, con una media di 8,2 Mbps; tra le nazioni che migliorano le proprie performance spiccano l’Irlanda (+39% rispetto all’ultimo trimestre 2010, con una media di 6,8 Mbps), Svizzera (+29%, a 7,3 Mbps) e Austria (+28%, a 5,2 Mbps), mentre solo tre Paesi sono cresciuti meno del 10%, ovvero Danimarca (+7,4%), Svezia (+9,4%) e Francia (+5,1%).

La classifica dell'adozione della banda larga in Europa


I segni più sul Vecchio Continente si legano all’accresciuta adozione della banda larga, con il 75% di connessioni con velocità superiore ai 2 Mbps (fa eccezione la Turchia) fra quelle rilevate da Akamai. Menzione d’onore spetta ai Paesi Bassi, prima nazione europea e seconda a livello mondiale, dopo la Corea del Sud, per numero di connessioni high broadband: il 67% del totale. Seguono Belgio, in quinta posizione nella top ten globale, Svizzera (sesta), Lettonia (settima), Romania (ottava), Repubblica Ceca (nona) e Danimarca (decima).

E l’Italia? Attualmente il 14% degli internauti tricolori utilizza connessioni al di sopra dei 5 Mbps: una percentuale che ci vale il terz’ultimo posto nella classifica europea, appena al di sopra dei francesi (13%), mentre seguono a distanza i turchi con un piccolo 2,9%. Siamo invece tristemente primi in Europa, insieme a Irlanda e Slovacchia, per numero di connessioni narrowband inferiori a 256 kbps, una quota che è tuttavia in rapido calo: dal 30% di un anno fa allo 0,7% dell’ultimo spicchio di 2011.

Sul tema della sicurezza informatica, Akamai offre altri dati relativi più alla navigazione Web, non solo da mobile: laddove, in quest’ultimo segmento, la maglia nera spetta all’Italia, è invece la Cina la maggiore responsabile del più generale traffico legato agli attacchi informatici, con il 13% dei casi osservati. Seguono a ruota gli Stati Uniti, con una quota del 10%, e l’Indonesia, 7,6%.

L'adozione della narrowband nel mondo


Allargando l’osservazione ai continenti, l’Asia si conferma come da tradizione il territorio più popolato di cyber criminali, fonte (insieme all'Oceania) del 45% degli attacchi generati su scala globale. Sale, tuttavia, il tasso di crimini informatici made in Europe: il 33% del totale, in aumento rispetto al 28% del trimestre precedente.

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