23/03/2018 di Redazione

La sfida italiana di Google Home è su privacy e abitudini

Lo smart speaker progettato a Mountain View debutta in Italia dal 27 marzo nella versione classica e Mini. A influenzare il suo successo sarà la fiducia concessa oppure no dagli utenti e la voglia di innovazione fra le mura domestiche.

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Google Home prova a sfidare la diffidenza verso i colossi tecnologici e Web e le paure di un eccesso di “condivisione” e di “connessione”, oggi ai massimi storici dopo l'affaire Cambridge Alaytica che ha travolto Facebook. Negli Stati Uniti la marcia degli smart speaker è però troppo avviata per non ipotizzare buone probabilità di successo per questa categoria di dispositivi anche in Europa, e nello specifico in Italia. Sì, perché è nel nostro Paese che Google Home sta per debuttare, pronto a rendere più “smart” la quotidianità domestica degli italiani.

Più precisamente, dal 27 marzo sarà possibile acquistare la versione classica dell'altoparlante intelligente, al costo di 149 euro, e quella mignon, Google Home Mini, a 59 euro (la variante Maxi sarà, invece, commercializzata in un secondo momento). Il dispositivo, nelle sue diverse versioni, consente di fare moltissime cose: dialogare con l'assistente virtuale Google Assistant per ricevere informazioni sul meteo, ascoltare il notiziario radio (le emittenti partner sono Corriere della Sera, Rep di La Repubblica, RMC, RTL 102.5, Sky News 24, Sky Sport, TGCOM24), interrogare l'agenda personale, riprodurre un brano musicale o una playlist da Spotify o Google Play, far partire la riproduzione di un video su YouTube o di un film su Netflix e sul televisore (equipaggiato con Chromecast), tradurre frasi in inglese o francese, ottenere la definizione di una parola direttamente dal vocabolario e, ancora, controllare gli elettrodomestici connessi e regolare l'illuminazione in casa. I terminali venduti da noi, dettaglio obbligato ma importante, supportano la lingua italiana.

L'attrattiva esercitata da questa ricchezza di funzioni basterà a vincere i timori di privacy? In realtà casi accaduti negli Stati Uniti, come quello del lotto di Google Home Mini che per un errore del software attivavano le registrazioni senza avvisare l'utente, in realtà non hanno trovato particolare riverbero mediatico nel nostro Paese. Piuttosto, c'è da chiedersi quanto gli italiani siano golosi oppure resistenti alle novità tecnologiche (e di stile di vita). Due i punti di partenza certi: il vantaggio temporale di gui code Google Home rispetto alla concorrenza e lo scenario di mercato.

 

 

 

Il dispositivo di Big G arriva, infatti, in Italia in anticipo rispetto sia ad Amazon Echo (che pure oltreoceano ha debuttato molto prima, nel 2015 con il primo modello) sia ad Apple HomePod, potendo peraltro vantare un legame preferenziale con l'universo di Android e con i servizi online di Google. E sembra esserci terreno fertile per un suo successo, se guardiamo ai dati di mercato: per Canalys, per esempio, il 2018 sarà l'anno dell'affermazione definitiva degli smart speaker. Secondo le stime della società di ricerca, fra inizio gennaio e fine dicembre si venderanno nel mondo 56,3 milioni di altoparlanti intelligenti, con i modelli di Amazon e Google a fare da traino.

 

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