08/03/2017 di Redazione

La tecnologia è (anche) donna, ma pari opportunità ancora lontane

Un'indagine commissionata da Ca Technologies a NetConsulting Cube conferma la persistenza di un problema di disparità fra i sessi nel mondo delle professioni informatiche, tecniche e scientifiche. In Italia, la presenza femminile nei ruoli Stem aziendali

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La tecnologia è troppo importante per essere lasciata solo agli uomini”. La battuta provocatoria di Neelie Kroes, ex commissario europeo per l'agenda digitale, in realtà non è soltanto una battuta. Così come le doti di creatività, attitudine alla collaborazione, capacità di multitasking, attenzione ai dettagli solitamente associate al genere femminile non sono soltanto figlie di uno stereotipo, ma vengono riconosciute anche dai manager aziendali, di entrambi i sessi. I medesimi che, però, ammettono quanto ancora sia lontano l'obiettivo delle pari opportunità nel mondo delle professioni Stem (Science, Technology, Enigeering and Math). A distanza di un anno dalla precedente indagine, NetConsulting Cube è tornata a parlare di disparità di genere con uno studio sponsorizzato da Ca Technologies e Fondazione Sodalitas.

 

In Italia, la “quota rosa” all'interno delle professioni Stem è ancora davvero piccola, come emerge dalle interviste condotte su un campione di responsabili delle Risorse Umane e chief information officer di sessanta aziende (dei settori industria, servizi, finanzia, media, Ict): in queste realtà, la percentuale di dipendenti e collaboratori che riveste tali ruoli è pari al 30% della forza lavoro totale, fetta di cui però le donne rappresentano appena un 13%. E lo scenario appare ancor meno equilibrato se si osserva come nel 64% delle aziende meno del 10% delle professioniste di ambito Stem ricopra ruoli dirigenziali.

 

 

 

 

 

Negare l'esistenza di un gap di genere appare dunque impresa improbabile, eppure qualcuno la tenta. Fra gli intervistati di sesso maschile, il 10,5% dei manager Hr e il 13,8% dei Cio negano che il problema esista, mentre i Cio donne lo riconoscono e nel 46% dei casi pensano anche che sia di sostanziale entità. Il livello di retribuzione delle donne risulta inferiore nel 36% delle realtà, e questa disparità di riconoscimento economico è più marcata nei ruoli apicali.

 

Ma perché si contano poche donne in campo Stem? Molti affermano che sia più difficile reperire oppure integrare nel team le professioniste che servono alle aziende: tra gli intervistati, il 43,2% degli Hr manager si è lamentato della mancanza di risorse laureate in discipline tecnico-scientifiche, il 29,7% ha citato lo scarso interesse da parte delle studentesse per questi temi, il 27% ha parlato di scarse esperienze lavorative precedenti, il 21,6% di resistenze culturali interne all'organizzazione e il 18,9% di difficoltà organizzative nell'integrare risorse femminili all'interno del gruppo di lavoro esistente.

 

Se non si prenderanno provvedimenti, le differenze di opportunità in campo Stem potrebbero accentuarsi in futuro, dato che i profili più richiesti nei prossimi anni saranno proprio quelli in cui la quota rosa è oggi più misera. Da qui al 2020, le professioni più richieste In italia saranno il data protection officer , il digital strategist/digital information officer, l'esperto di cybersicurezza, l'ingegnere Big Data, lo sviluppatore di app mobili, il data scientist (quasi assenti le donne in questo segmento).

 

Un'occasione da cogliere

L'indagine di NetConsulting Cube sottolinea l'importanza di un cambio di rotta che non nasce solo da considerazioni di pari opportunità, ma anche di convenienza per le aziende stesse. Stando alle opinioni espresse dagli intervistati, alcuni “soft skill” caratterizzano maggiormente le donne rispetto agli uomini, in particolare l'apertura al cambiamento (riconosciuta come caratteristica femminile dal 68,6% degli intervistati), la creatività e la capacità di innovazione (77,7% vs il 50% riconosciuto agli uomini).

 

Ma c'è una notazione positiva: le aziende stanno in qualche modo affrontando il problema. Il 52,8% dei direttori delle risorse umane intervistati ha detto di portare avanti policithe di pari opportunità sul lavoro, mentre il 33,3% propone soluzioni con orari flessibili o part-time e il 25% sta sviluppando politiche di smart working. Solo l'8,3% delle aziende si è imposta una vera e propria politica di “quote rosa”, “soluzione che non risolve il problema, ma anzi tende un po' a minimizzarlo”, sottolinea Rossella Macinante, practice leader di NetConsulting Cube. Più utile sarebbe, invece, sviluppare all'interno delle aziende dei percorsi di mentoring e delle attività di formazione, mirate a rafforzare le competenze Stem delle donne. E non solo: la scuola può fare molto, stimolando la curiosità, l'interesse e la consepevolezza delle studentesse nei confronti delle materie scientifiche e tecniche.

 

Il seme dell'informatica germoglia nella scuola

L'indagine di NetConsulting Cube conferma quello che parrebbe uno stereotipo: matematica, informatica e scienza attraggono ancora oggi più uomini che donne. Fra i 225 studenti di scuola primaria e secondaria intervistati, solo solo il 4,9% delle ragazze immagina di poter e voler lavorare in campo It, percentuale che fra i ragazzi è invece pari al 21,8%. Le studentesse, inoltre, si sentano più portate verso capacità come la scrittura, l'esposizione, la pianificiazione e l'analisi, e al contrario si credono meno dotate di capacità logiche e di calcolo.

 

 

 

Stimolare l'interesse delle ragazze verso le discipline Stem non pare tuttavia un'impresa impossibile, specie se si comincia in giovane età. “Le differenze di propensione verso le materie umanistiche o scientifiche sono più accentuate fra i liceali rispetto agli studenti più giovani”, precisa Macinante. “C'è comunque ancora molto da fare per andare a colmare questo gap. Le figure professionali del futuro ruoteranno intorno a tendenze come la sicurezza, i Big Data, il mobile e lo sviluppo Agile, ambiti in cui le donne specializzate sono ancora in netta minoranza rispetto agli uomini”. In particolare, va sottolineata la penuria di conoscenza su programmazione di base e sviluppo software nel campione degli studenti intervistati, ancora una volta con risultati peggiori fra le studentesse rispetto agli studenti.

 

Colmare il gap è un progetto di lungo termine, che richiede la collaborazione di aziende, università, istituzioni, mondo politico”, ha commentato Michele Lamartina, amministratore delegato e country manager di Ca Technologies Italia. “C'è più in generale una carenza di competenze in ambito Stem, avvertita in Europa e ancora di più in Italia”. Secondo dati ufficiali dell'Unione Europea, entro il 2015 si osserverà in territorio Ue un incremento dell'8% di risorse Stem richieste, equivalenti a circa sette milioni di posti di lavoro. In Italia, secondo l'analisi del Desi (Digital Economy and Society Index della Commissione Europea) su dati Eurostat, solo l'1,4% dei giovani tra i 20 e i 29 anni sono laureati in discipline Stem. E la carenza è ancora più accentuata in riferimento alle donne: la percentuale cala a 1,1%. Come agire, nel concreto? A detta di Ca Technologies, bisognerebbe monitorare l'andamento del settore Ict, creare percorsi che possano ispirare le giovani donne a intraprendere professioni Stem, rinnovare l'immagine del settore Ict e poi, soprattutto, creare condizioni di lavoro che siano più favorevoli alle donne e non incompatibili con gli obiettivi di maternità.

 

 

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