27/06/2017 di Redazione

La trasformazione si blocca se non coinvolge il capitale umano

L’83% delle imprese italiane crede che il “fattore uomo” rivesta un ruolo fondamentale nel processo di digitalizzazione. La percezione è tanto più alta quanto più si sale nella gerarchia aziendale. I risultati di una ricerca Idc-Cornerstone On Demand.

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L’84 per cento delle imprese europee ha già avviato (o sta per farlo) un processo di digitalizzazione del proprio modello di business. L’Italia, per una volta, si colloca sopra la media con il 91 per cento e, fra queste aziende, una su dieci afferma di aver già completato questa trasformazione. Quindi, soltanto il 9 per cento non ha previsto alcun progetto, contro il 16 per cento europeo. “In realtà c’è un 17 per cento che ha semplicemente pianificato il processo e questo rivela la nostrana tipica tendenza all’attendismo”, ha spiegato Giancarlo Vercellino, research manager di Idc Italia. “Il 29 per cento si sente indietro rispetto alle altre aziende e solo una su quattro percepisce una reale vantaggio sulla concorrenza”. Idc ha realizzato un’indagine, in collaborazione con Cornerstone On Demand, per capire quale sia oggi il ruolo delle risorse umane nel percorso di digitalizzazione delle imprese.

È emerso, fra le altre cose, che l’83 per cento delle organizzazioni italiane crede che il “fattore uomo” abbia un ruolo importante nella trasformazione (in tutta Europa siamo all’82 per cento) e la percezione è tanto più alta quanto più si sale nella gerarchia aziendale (88 per cento fra i C-Level, 78 per cento fra i professional). “Le nostre imprese stanno prestando un’attenzione crescente alla gestione del capitale umano”, ha rilevato Vercellino, “e in questo si stanno avvicinando alla media europea”.

I manager, secondo Idc, stanno quindi incoraggiando sempre più i dipendenti alla collaborazione e affidano a loro anche decisioni importanti, con tassi maggiori rispetto al resto del continente. Ma, come spesso succede, non è tutto oro quel che luccica. In Italia (46 per cento), ma anche in Europa (43 per cento), prevale soprattutto la resistenza culturale al cambiamento, seguita dalla fidelizzazione dei talenti e dalla carenza di budget.

Negli altri Paesi emerge anche un fattore legacy, che invece da noi pesa di meno: “Da noi gli ostacoli di maggior rilievo riguardano la debolezza di visione strategica e di risorse finanziarie. Una maggiore sponsorship interna e l’ancor relativa capacità di individuare e trattenere i talenti indicano uno scenario che presenta ancora numerose sfide per l’area delle risorse umane”, ha aggiunto Vercellino.

Se il lavoro si sta facendo complessivamente sempre più flessibile, con punte dell’84 per cento per le aziende che consentono l’accesso a dati e applicazioni corporate da remoto e che concedono di portare a termine attività da casa, le risorse umane esprimono una visione ancora piuttosto tradizionale del loro ruolo, con compiti prevalentemente legati al reclutamento, all’amministrazione dei dipendenti e alla gestione della formazione.

 

 

“Le Hr devono crescere soprattutto sul fronte della risoluzione dei conflitti e della comunicazione interna”, ha indicato Vercellino, “perché queste sono le aspettative prevalenti espresse dalle funzioni di business. Gli strumenti a supporto, in compenso, dovrebbero migliorare in particolare in direzione della pianificazione e dell’engagement delle persone, per sostenere anche una più consistente cultura del dato, in modo da favorire una visione di termine più estesa e la possibilità di effettuare analisi predittive”.

In sostanza, l’Italia ha un buon posizionamento sia verso la trasformazione digitale sia sulla flessibilità del lavoro, ma la mancanza di visione strategica e un predominio perdurante di alcuni aspetti tradizionali hanno un impatto sulla libertà d’azione e un supporto più costruttivo al business digitalizzato delle aziende.

“I manager lamentano ancora processi legati alle risorse umane un po’ frustranti”, ha commentato Franco Gementi, regional sales manager di Cornerstone OnDemand Italia. “Gli strumenti che offriamo vanno in direzioni come la learning experience, la valutazione delle performance e la gestione del capitale umano, automatizzando processi per togliere peso alla componente puramente amministrativa della funzione”.

 

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