27/06/2016 di Redazione

La videocomunicazione “a grandezza naturale” vive sulla nuvola

Lifesize, azienda texana specializzata in soluzioni di unified communication, ha reinventato completamente il proprio business trasformandosi in una realtà pure cloud. Per dare la possibilità alle imprese, anche del nostro Paese (l’Italia è il miglior mer

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Andata e ritorno, destinazione cloud. Si può riassumere così l’esperienza di Craig Malloy, Ceo dell’azienda texana Lifesize specializzata in soluzioni di collaborazione video in alta definizione. Dopo aver fondato la propria “creatura” nel 2003, Malloy decide insieme al board di far rilevare Lifesize da Logitech, colosso dell’hardware, con la speranza di ampliare il proprio portfolio di soluzioni di unified communication (Uc). Ma, col passare del tempo, quanto pianificato non si concretizza, a causa anche di un nuovo paradigma tecnologico che sta cambiando totalmente le regole del gioco: il cloud. “Logitech era ancora troppo concentrata su prodotti consumer come mouse e tastiere, che rappresentano tuttora parte del loro core business”, spiega Malloy a Ictbusiness.it in un’intervista esclusiva concessa durante il suo tour tra le varie filiali dell’area Emea. “Non c’era sintonia, eravamo troppo diversi. Da qui la decisione: a inizio 2015 abbiamo pensato che, per accelerare la crescita di Lifesize, sarebbe stato meglio dividersi”.

Grazie all’intervento di alcuni fondi di venture capital, gli stessi che avevano creduto in Lifesize nel 2003, Malloy riesce a riportare la propria realtà all’indipendenza, a decorrere dal 28 dicembre dello scorso anno. Logitech ha comunque conservato il 30 per cento di quote, “ma è rimasto un mero investitore passivo, senza alcun controllo operativo”, specifica il Ceo. La ritrovata autonomia ha però messo Lifesize di fronte alla necessità di cambiare rapidamente il proprio modello di business, per rispondere in maniera efficace ai nuovi bisogni delle aziende nel campo della video collaborazione.

“Abbiamo iniziato a proporre servizi cloud soltanto due anni fa e oggi possiamo contare su tremila clienti a livello globale, di cui duecento in Italia: il nostro miglior mercato in Emea”, aggiunge Malloy. “Siamo ormai diventati una realtà pure cloud e stiamo continuando a crescere, acquisendo anche molti clienti che prima non avevano mai utilizzato strumenti di videocomunicazione di classe enterprise. È tutto merito del cloud, perché rende semplice, affidabile, conveniente e scalabile questo tipo di tecnologia”. Nel nostro Paese Lifesize annovera tra i propri utenti anche colossi come Intesa San Paolo, Safilo e l’As Roma.

Ma la scelta di proporre soltanto soluzioni basate in cloud permette alla società texana di proporsi a imprese di qualsiasi dimensione, con la possibilità di aggredire un mercato globale valutato in circa nove miliardi di dollari. “Il modello di deployment è sempre uguale, sia per le organizzazioni di 50 sia per quelle composte da 5.000 persone”, sottolinea Malloy. “È sufficiente lanciare l’applicazione, anche da mobile, e accedere in pochi secondi alla meeting room virtuale da qualsiasi luogo”.

 

Craig Malloy, Ceo di Lifesize

 

La nuvola ha così offerto a Lifesize un cospicuo vantaggio sugli altri player principali del segmento Uc, vale a dire Polycom e Cisco. “Prima che ci trasformassimo in una compagnia cloud competevamo con queste realtà tutti i giorni, ma oggi i clienti che non possono o non vogliono più ospitare infrastrutture on-premise escludono direttamente Polycom e Cisco dall’elenco di possibili fornitori. Soprattutto le aziende più piccole e giovani, anch’esse nate direttamente in cloud”.

Le soluzioni di Lifesize accorpano tecnologie di conferenza audio, video e Web (“oggi il mercato è in fase di consolidamento verso piattaforme unificate”, specifica Malloy), mantenendo un approccio user friendly ma con funzionalità e sicurezza di grado enterprise. “Lo standard sono ormai piattaforme come Skype e Facetime, che assolvono bene le loro funzioni consumer, ma sono inadatte alle imprese”, chiosa Malloy. Anche il prodotto di Microsoft, seppur lanciato da tempo in versione business, presenta comunque alcuni limiti a cui Lifesize cerca di ovviare.

“Ovviamente, la maggior parte delle aziende opera in ambienti Microsoft”, commenta il Ceo, “ed è difficile pensare di sostituirsi completamente a soluzioni fortemente integrate tra loro come Skype e Office 365. Il nostro obiettivo è consentire l’interoperabilità tra le varie piattaforme, dando la possibilità ai clienti, per esempio, di partire da Skype for Business aggiungendo le nostre funzionalità di conference room virtuali, complementari al prodotto di Microsoft”.

A brevissimo Lifesize Cloud si arricchirà di altre caratteristiche, come l’integrazione con il calendario di Outlook, proprio per migliorare sempre più la “convivenza” con Office 365. L’azienda fornisce applicazioni Web-based, per desktop e per dispositivi mobili a partire da 30 euro al mese per utente, con la possibilità per gli iscritti alla versione Premium (da 40 euro mese/utente) di registrare le riunioni in alta definizione. Senza rinunciare mai alla sicurezza.

 

 

“Le connessioni sono tutte protette con crittografia end-to-end”, spiega Malloy “e l’hosting nei data center Ibm Softlayer garantisce un ulteriore strato di protezione”. Le comunicazioni transitano infatti sul backbone privato che interconnette le quaranta sale macchine del colosso statunitense, sparse in tutto il mondo, senza quindi contatti con la rete pubblica. Anche in Italia, dove Ibm ha svelato l’anno scorso il nuovo centro alle porte di Milano, che assicura ai clienti della Penisola bassa latenza e altissimo throughput.

“La sfida maggiore per Lifesize è stata quella di reinventarsi completamente”, conclude Malloy. “A ogni transizione tecnologica le opportunità di mercato si ampliano e le piattaforme diventano più mainstream, veloci, migliori ed economiche. La videocomunicazione sta entrando in questa fase, ma le imprese ancora oggi si affidano a diversi vendor per gestire i tanti aspetti dell’Uc on-premise, quando grazie al cloud si potrebbe semplificare tutto il processo e trasformare un servizio sempre più critico per il business in qualcosa di lineare e a grande valore aggiunto, in grado di aumentare la produttività e di tagliare i costi”.

 

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