01/02/2017 di Redazione

Le app a 32 bit non funzioneranno più con iOs 11?

Il prossimo major update del sistema operativo mobile di Apple potrebbe supportare solo le applicazioni a 64 bit. I primi indizi trapelano dalla beta di iOs 10.3, rilasciata da poco. Nel frattempo Google ha pubblicato il codice open source di Chrome per i

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Con l’avvento di iOs 11 le applicazioni a 32 bit potrebbero non funzionare più. Nella recente beta di iOs 10.3, rilasciata agli sviluppatori qualche giorno fa, Apple ha deciso di inserire un messaggio abbastanza chiaro, per rimarcare il fatto che questi software non saranno più compatibili con “le versioni future di iOs”. Senza indicare una scadenza esatta, la Mela vuole comunque mettere fretta ai developer, ricordando loro che a breve per le applicazioni datate non ci sarà più posto a bordo del sistema operativo mobile. Il supporto all’architettura a 64 bit venne introdotto da Cupertino nel 2013, in concomitanza del lancio dell’iPhone 5s. Da quel momento Apple ha utilizzato chip a 64 bit anche nell’iPad Air, nell’iPad mini a partire dalla seconda generazione e negli iPod Touch 6g.

Lo scorso settembre la Mela ha iniziato una massiccia opera di rimozione delle app più vecchie, che per vari motivi non funzionavano più o che non rispettavano le linee guida aggiornate. In poche settimane il gruppo californiano è riuscito a rimuovere dal proprio store circa 50mila applicazioni “legacy”.

Nel frattempo, è giunta la notizia che Google ha deciso di rendere open source il codice di Chrome per iOs. Una mossa giunta a distanza di parecchio tempo dall’apertura del browser ad altre piattaforme, ma dettata da un preciso fatto tecnico: per garantire un corretto funzionamento su iOs delle app dedicata alla navigazione su Internet, Apple richiede la presenza del proprio motore di rendering Webkit.

 

Credits: Macrumors. L'alert introdotto in iOs 10.3 sulle app a 32 bit

 

“Per Chromium (la versione open source di Chrome, ndr), questo ha significato integrare sia Webkit sia Blink, il nostro motore di rendering”, ha spiegato in un blog post Rohit Rao di Google. “Questo ha creato diverse complicazioni extra che abbiamo cercato di non inserire nel codice sorgente di Chromium”. Gli sviluppatori interessati possono trovare tutta la documentazione nel repository ad hoc creato da Big G, disponibile a questa pagina.

 

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