16/03/2012 di Redazione

Le aziende italiane e lo storage di nuova generazione

Un’indagine di Idc conferma per il 2012 il previsto calo degli investimenti IT: i Cio devono liberare risorse e innovare puntando su virtualizzazione e su un’efficace gestione dei sistemi di archiviazione per aumentare il vantaggio competitivo. Ecco come

immagine.jpg

Lo scenario che caratterizza oggi il ruolo dell’It in azienda è, lo sentiamo dire da più parti, dinamico ed in evoluzione. Il rischio downtime dei sistemi non è tollerato, i volumi di dati da archiviare e le applicazioni (mobili soprattutto) da gestire aumentano e i data center, là dove ancora non è stato fatto, vanno necessariamente ottimizzati e magari anche ammodernati. Perché non è rado, nelle medie aziende italiane, che le piattaforme It in uso siano difficili da aggiornare, poco flessibili e conseguentemente anche costose da mantenere.

Virtualizzazione ieri e cloud computing oggi sono la via da imboccare per razionalizzare prima e incrementare poi la produttività e flessibilità dell’infrastruttura It. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. La crescente diffusione di queste due “tecnologie”, lo dice Idc, hanno aumentato le complessità di gestione, obbligando molti Cio ad occuparsi di due infrastrutture distinte, quella fisica e quella virtuale.

E sempre il proliferare di sistemi virtualizzati e servizi cloud ha messo in luce l’importanza fondamentale dell’infrastruttura storage sottostante, che – recita il vademecum degli analisti – non solo deve garantire la salvaguardia dei dati, il loro facile ripristino ed il rispetto delle normative in tema di privacy ma deve nel contempo evolvere da semplice repository a strumento di business scalabile e flessibile.

Qual è quindi oggi l’impatto dei progetti cloud sulle dinamiche dello storage e quale si pensa possa essere nel medio termine? E cosa cambierà per i vendor man mano che le aziende migreranno sistemi e applicazioni nella nuvola? Secondo Fabrizio Garrone, Solutions Manager Public & Large Enterprise di Dell, “sia che si parli di sistemi private che di sistemi public lo storage rappresenta le fondamenta su cui costruire tutta l’infrastruttura cloud".

"Diventa quindi fondamentale - ha completato il concetto il manager - la scelta di una soluzione che faccia propri gli stessi vantaggi della virtualizzazione, come la flessibilità, la scalabilità e l’indipendenza dalle specifiche tecnologie del momento. Come nel cloud il valore di un sistema è legato al servizio che eroga e non alla tecnologia specifica utilizzata, così nelle soluzioni storage di nuova generazione il valore sta nei dati e nelle modalità di gestione di questi piuttosto che nella specifica tecnologia e nella capacità dei dischi”.

Un quadro molto chiaro, agli occhi di Cio e responsabili It, a cui contribuisce anche Gianluca Colombo, Storage Sales Specialist di Dell, spiegando come “i vendor dovranno essere in grado di supportare in modo efficace i rapidi cambiamenti che la migrazione verso soluzioni cloud richiederà. Sicuramente questo sarà un problema per fornitori che offrono storage di “vecchia” generazione, in quanto obbligheranno i propri clienti a cambiamenti radicali nelle infrastrutture storage. Viceversa per quelli, come Dell, che già oggi offrono soluzioni di nuova generazione tutto si riconduce ad un semplice e poco invasivo intervento di aggiornamento, e cioè l’aggiunta di qualche disco e/o il collegamento di nuovi server”.

Le aziende, da parte propria, hanno recepito questi suggerimenti e, soprattutto, hanno tratto benefici dall’investire in soluzioni di storage di nuova generazione? IctBusiness lo ha chiesto a Giovanni Oteri, ICT Manager di Iper Montebello Finiper Group, azienda che ha scommesso sulle soluzioni storage di Dell. “Non è facile quantificare il Roi e il cost saving per i seguenti motivi: Dell Compellent è l’unico dispositivo di storage capace di combinare assieme, sinergicamente, funzioni di thin provisioning, automated tiering, fast-track e thin replication. Il risparmio sui costi deriva semplicemente dal fatto che viene meno nel suo complesso la gestione particolareggiata di policy di backup per ogni sistema, integrando in un unico sistema backup, business continuità e disaster recovery”.

“La comparazione tecnologica rispetto a soluzioni di altri vendor – ha precisato ancora Oteri - non è applicabile poiché solo con Dell Fluid Data è possibile archiviare l’intero ciclo della vita del dato, così come se fosse un volume online prontamente disponibile. E tale prerogativa può porre una domanda: serve? Sì, serve, poiché questo approccio consente con assoluta disinvoltura policy di aggiornamento più frequenti, pianificazione di test, upgrade software di sistemi enterprise prima impensabili in tempi brevi ricorrendo a tecnologie storage tradizionali”.

Come risultanza dell’aver fuso la gestione dello storage con quella del backup, Iper Montebello ha di fatto eliminato circa 100mila euro di spese all’anno per il mantenimento delle librerie a nastro e del software di backup pur avendo oggi il doppio delle macchine operative nel data center e dei dati online.

La virtualizzazione un asset diffuso. E cambiano le priorità di applicazione
Dalle aziende italiane sentite da Idc (circa un migliaio) nel corso dell’ultimo trimestre del 2011 emerge invece uno scenario più frastagliato, più confuso circa la strada da intraprendere per riorganizzare sistemi e data center. Le previsioni di spesa IT per il 2012 rispetto al 2011, per esempio, sono in calo per il 57% degli intervistati, rimangono stabili per il 35% e sono in aumento solo nell’8% dei casi. Più positive sono in tal senso le aziende del settore finanziario: il 27% di queste prevede infatti una crescita degli investimenti.

La quasi totalità delle aziende intervistate, l’88% per la precisione, conferma di aver già adottato la virtualizzazione, mentre il 7% la sta valutando o pianificando e solo il 5% non ci sta ancora pensando (va specificato in proposito come sono le imprese con meno di 250 addetti e quelle tra i 251 e i 499 quelle che stanno valutando o hanno previsto investimenti in virtualizzazione nel 2012) mentre si registra nel contempo uno spostamento degli ambiti dell’adozione della virtualizzazione dagli ambienti di test e server a quelli virtual client e storage.

Quanto allo storage, le quattro principali priorità dettate dalle aziende sono il miglioramento dei piani di disaster recovery, la definizione delle politiche di protezione dei dati, l’ottimizzazione delle prestazioni e la semplicità di gestione mentre gli ambiti in cui le aziende prevedono di investire sono nell’ordine l’archiviazione, la business intelligence, il content management, il Crm e il file sharing.

Come dice Idc, le aziende sembrano pronte ad abbracciare la fase due della virtualizzazione, quella cioè che interessa gli apparati client e storage. Ma gli annunciati nuovi progetti, legati a macchine o ad aggiornamenti di infrastruttura, di che ordine economico sono? La risposta di Garrone è in tal senso lapidaria: “per le aziende che ancora adottano storage di vecchia generazione c’è la necessita di affiancare le nuove soluzioni a quelle esistenti, con un notevole aggravio di costi e non a caso molti progetti di virtualizzazione si arenano ancora prima di partire".

La ricetta per non perdersi, secondo Dell, è la seguente: "con le nostre soluzioni storage affrontare un nuovo progetto di virtualizzazione significa semplicemente aggiungere ulteriori virtualizzatori a livello server ed espandere l’architettura con la semplice aggiunta di dischi e lo spostamento automatico dei dati sui dischi più adeguati”. Qualcuno, leggi Iper Montebello, ha creduto a questa teoria. E i risultati parlano da soli.

ARTICOLI CORRELATI