21/10/2015 di Redazione

Le utopie tecnologiche e le previsioni di “Ritorno al futuro”

Gary Newe, technical director di F5 Networks, approfitta delle celebrazioni odierne del secondo episodio della trilogia cult di Robert Zemeckis per fare il punto sull’evoluzione dell’informatica e di alcune invenzioni considerate negli Ottanta decisamente

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Nel 1985 i microprocessori i386 di Intel avevano una frequenza di clock massima di 40 MHz e il processo produttivo era di un micrometro: una scala mille volte maggiore di quelli attuali. Questo è solo uno degli innumerevoli esempi che si potrebbero fare per dimostrare quanto sia cambiata la tecnologia in trent’anni, evolvendo a un ritmo straordinario. Certo, non tutto quello che si prevedeva a metà anni Ottanta si è poi avverato, a causa di una visione allora troppo fantascientifica dell’informatica e dei processi tecnologici. Ne è un perfetto esempio la trilogia “Ritorno al futuro”, una serie di film diretta da Robert Zemeckis, prodotta da Steven Spielberg e diventata con gli anni un vero e proprio fenomeno di costume. Se nel primo episodio i protagonisti Marty McFly (Michael J. Fox) e Doc (Christopher Lloyd) “volano” dal 1985 al 1955, nel secondo viaggiano nel futuro proprio fino al 21 ottobre 2015, trovandosi in mezzo a skateboard volanti, robot e sistemi digitali. Quanta tecnologia dipinta con sfumature troppo “futuriste” è effettivamente diventata reale in questo trentennio? E quanto sono sicuri i sistemi attualmente esistenti? Ce lo spiega Gary Newe, technical director di F5 Networks.

 

 

Video conference call: fantascienza pura nel 1989, questo tipo di comunicazione oggi è quanto di più diffuso, con strumenti come Skype, Face Time e altre soluzioni di videoconferenza. Durante le chiamate però vengono spesso condivise informazioni sensibili e la videoconferenza ha posto una serie di sfide per la sicurezza. Ad esempio, quando un utente effettua chiamate da casa con una connessione Internet non protetta dalla propria azienda. La videoconferenza si basa quindi sull'utilizzo di una rete sicura nel cloud, con tecniche evolute di crittografia.

I sistemi di sicurezza biometrici: nel futuro il protagonista del film entra in casa utilizzando un lettore di impronte digitali. La biometria è oggi uno strumento comune di autenticazione, soprattutto con i nuovi smartphone. Presto potremo utilizzarla anche con auto e abitazioi. Tuttavia, i rischi per quanto riguarda la biometria permangono, come dimostra il recente furto di dati subito dal governo degli Stati Uniti, che ha visto migliaia di Id di impronte digitali rubati. A differenza delle password, le impronte digitali non possono essere modificate, il che crea complicazioni in più se vengono violate. L’autenticazione biometrica dovrebbe essere abbinata a un altro tipo di autenticazione, ad esempio una password o una chiave per fornire un livello di sicurezza aggiuntivo.

La casa connessa: la casa di Marty McFly è equipaggiata con alcune delle più innovative tecnologie di una casa intelligente dei giorni nostri, come le luci a comando vocale. Il riscaldamento, il forno, il frigorifero e gli allarmi possono essere tutti controllati da remoto e i sistemi elettronici sono in grado di rispondere ai comandi vocali. Tuttavia, le persone potrebbero involontariamente aprire le loro case agli hacker, motivo per cui andrebbero utilizzati sistemi come firewall e crittografia.

Skateboard volante: l’utilizzo di un hoverboard, una sorta di skateboard volante, rimane senza dubbio una delle icone del film. Pur non essendo diventato ancora di uso comune, esiste un prototipo che è stato lanciato lo scorso anno. Prima di diffondersi fra i consumatori, è necessario che questo mezzo di trasporto adotti le stesse misure di sicurezza delle auto connesse, oltre a dover superare numerosi test. Le automobili senza conducente sono già state hackerate, così come le connected car. La sicurezza fisica dell'utente deve essere garantita prima che il trasporto intelligente diventi una realtà mainstream.

L’avvento dei robot: quando Marty è arrivato nel futuro ha visto pompe di benzina e camerieri robot. Sebbene gli sviluppi della robotica siano stati significativi, non c’è ancora un loro uso diffuso, ad eccezione del primo albergo robotizzato al mondo in Giappone. Mettere automi di fronte al pubblico richiede forti misure di sicurezza per garantire che non possano essere manipolati o gestiti da remoto. I pirati informatici potrebbero, per esempio, programmare le stazioni di servizio per mettere la benzina nei motori diesel o, ovviamente, fare qualcosa di ben più pericoloso.

È evidente quindi come la sicurezza sia uno dei principali ostacoli per la tecnologia nel suo passaggio da puro concetto a utilizzo nella vita quotidiana. Le previsioni di “Ritorno al futuro II” che si sono trasformate in realtà sono quelle invenzioni ritenute abbastanza affidabili da entrare nel mercato consumer e B2B. Per quelle ancora non realizzate, come le automobili volanti e i camerieri virtuali, senza dubbio serviranno ulteriori progressi nella sicurezza prima che possano diventare realtà.

 

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