21/05/2015 di Redazione

Lenovo bene in Europa, ma le acquisizioni riducono i profitti

I recenti acquisti di Motorola Mobility e dei server x86 di Ibm hanno ridotto a un piccolo +1% l’incremento di utili trimestrali rispetto all’anno precedente. Il fatturato dell’intero anno finanziario cresciuto del 20%, trainato anche dalle vendite di Pc

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La corsa di Lenovo rallenta appena un po’, per effetto dei recenti sforzi, ma non perde di vista l’obiettivo. Nell’ultimo anno fiscale, chiuso il 31 marzo, l’azienda cinese è cresciuta di appena l’1% in profitti rispetto al fiscal year precedente, arrivando a 829 milioni di dollari e mancando la stima degli analisti (che avevano pronosticato 857 milioni). Il risultato, buono in generale ma modesto in relazione alla storia recente di Lenovo, è presto spiegato: sui conti pesano le acquisizioni di Motorola Mobility e della divisione server x86 di Ibm, costate rispettivamente 2,9 miliardi e 2,1 miliardi di dollari.

A testimonianza della buona salute dell’azienda c’è, in ogni caso, il dato sul fatturato, in ascesa del 20% anno-su-anno e a quota 46,3 miliardi di dollari (di cui 11,3 miliardi realizzati nell’ultimo trimestre). E guardando alla situazione di dodici mesi fa si può dire che il colosso tecnologico abbia fatto progressi in tutte le sue linee di business, sebbene il passo avanti più lungo sia quello degli smartphone. Grazie all’ingresso dei terminali Motorola nell’offerta, Lenovo ha incrementato del 17% le consegne di telefoni (18,7 milioni di dispositivi distribuiti nel trimestre terminante al 31 marzo), vendendo nei dodici mesi oltre 76 milioni di unità e posizionandosi al terzo posto, dopo Samsung ed Apple. I ricavi derivati dal mobile sono cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente.

Le vendite di computer destinati ad aziende e pubbliche amministrazioni sono aumentate del 3% e ancor più della media in Europa. È proprio nel Vecchio Continente e più in generale nella regione Emea che l’azienda – relativamente ai Pc, ma non solo – vede le opportunità maggiori, mentre il pur generoso mercato cinese (che genera il 27% del giro d’affari) per la prima volta ha smesso di crescere, con andamento piatto anno-su-anno.

 

 

Dagli Stati Uniti, invece, potrebbe arrivare qualche delusione legata agli approvvigionamenti per gli enti pubblici e governativi, notoriamente sospettosi verso la tecnologia Made in China e verso possibili attività di spionaggio. Secondo un articolo del Wall Street Journal, basato sulla soffiata di un “insider”, la marina militare statunitense starebbe valutando di interrompere l’impiego di server x86 Ibm, dopo il passaggio del marchio nelle mani di Lenovo.

Preoccupazioni geopolitiche a parte, l’azienda sembra poter dormire sonni tranquilli nel presente e anche in futuro, pur di mettere in pratica la strategia annunciata dall’amministratore delegato,Yang Yuanqing: “Siamo pronti a trasformarci, passando da un’offerta prevalentemente hardware a una combinazione di hardware, software e servizi. Questo stimolerà una nuova ondata di crescita per Lenovo negli anni a venire”.

 

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