30/09/2016 di Redazione

LinkedIn mela della discordia, Salesforce si oppone a Microsoft

Consultata dall’antitrust dell’Unione Europea, l’azienda di Marc Benioff ha espresso parere negativo: un’acquisizione del social network da parte della rivale di Redmond creerebbe una distorsione della concorrenza. I dati dei 433 milioni di iscritti a Lin

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L’amicizia tra Microsoft e Salesforce sembra ormai solo una ricordo. LinkedIn ha già avuto modo di insinuarsi come terzo incomodo fra le due aziende, concorrenti sul terreno dei software e servizi Crm (Customer Relationship Management): contesa da entrambi, la piattaforma social è una miniera di dati e un’occasione unica di realizzare integrazioni su prodotti come Dynamics Crm e Salesforce.  La società di Marc Benioff, a detta di Recode, avrebbe anch’essa lanciato un’offerta di acquisto, quando però le trattative con l’aienda di Satya Nadella erano già in corso.

Fra i due l’aveva spuntata Microsoft, sia per la proposta messa sul piatto (tutta in contanti, a differenza di quella di Salesforce che combinava denaro e scambio di azioni), sia per la rassicurazione sul fatto che il social network professionale conserverà la sua indipendeza. L’accordo di acquisizione era dunque stato chiuso per 26,2 miliardi di dollari e con la prospettiva di concretizzarsi entro la fine dell’anno, fatte salve le sempre necessarie procedure di approvazione degli organismi regolatori antitrust.

Procedure che non sono mai una pura formalità, quando si tratta di colossi dominanti sui rispettivi mercati, figuriamoci per quella che – se realizzata – sarebbe la più grande e costosa acquisizione della storia di Microsoft. Proprio sul rischio di distorsioni della concorrenza sta facendo leva Salesforce. Secondo quando dichiarato in forma scritta dal chief legal officer della società di San Francisco, Burke Norton, “La proposta acquisizione di LinkedIn da parte di Microsoft minaccia il futuro dell’innovazione e della competizione. Microsoft sarà nelle condizioni di poter negare ai concorrenti l’accesso ai dati, e così facendo otterrebbe un ingiusto vantaggio competitivo”. I dati a cui l’avvocato da riferimento sono quelli dei 433 milioni di iscritti alla piattaforma social professionale: anagrafiche, informazioni di curriculum, fotografie e una miriade di collegamenti fra singoli, gruppi e aziende.

Le dichiarazioni del rappresentante legale di Salesforce arrivano in seguito a una consultazione che l’antitrust dell’Unione Europea, presieduto dalla danese Margrethe Vestager, sta conducendo in forma di questionario sottoposto a quelle aziende che risulterebbero impattate. Non è detto, ovviamente, che la singola opinione di un concorrente – che pure non è l’ultimo arrivato – possa influenzare la scelta dell’organismo regolatorio europeo.

Ma è anche vero che Vestager ieri a Bruxelles, parlando di Big Data e concorrenza, ha pronunciato parole sibilline, per quanto prive di espliciti riferimenti all’operazione Microsoft-LinkedIn: “Un’azienda potrebbe arrivare a comprare un proprio rivale pur di entrare in possesso dei suoi dati, anche se non fosse ancora riuscita a trasformare quei dati in profitto. Per questo stiamo esaminando l’eventuale necessità di dover cominciare a esaminare le fusioni in cui sono in gioco dati di valore, anche se l’azienda che li possiede non ha una grande giro d’affari”. Dunque d’ora in poi l’Unione Europea potrebbe approvare o negare operazioni societarie non solo in base ai parametri soliti (fatturati, bacini di clientela, dominanza nel mercato, e così via) ma anche “pesando” il valore dei dati in ballo.

 

Jeff Weiner (Ceo di LinkedIn) con Satya Nadella (Ceo di Microsoft) e Reid Hoffman (presidente, cofondatore e azionista di controllo di Linkedin)

 

Intanto, ieri da Redmond è arrivata un’ulteriore dichiarazione scritta: “Ci attendiamo di chiudere l’accordo prima della fine dell’anno”. Il presidente e chief legal officer di Microsoft, Brad Smith, ha anche sottolineato che “l’accordo ha già ottenuto il via libera negli Stati Uniti, in Canada e in Brasile. Siamo impegnati nel continuare il lavoro per assicurare competizione di prezzo nel mecato del Crm, in cui Salesforce domina imponendo ai clienti i prezzi attualmente più alti”. Nella guerra dei dati, combattuta a suon di budget miliardari e di dialoghi con gli antitrust mondiali, non mancano nemmeno le frecciatine.

 

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