13/02/2019 di Redazione

Liquido e sicuro. Così Cisco reinventa il data center

La capacità di elaborazione si sposta insieme ai dati, ormai allocati in luoghi diversi, grazie al consolidamento del multicloud e dell’IoT. Il big delle reti aggiorna le proprie soluzioni per seguire il processo di trasformazione in atto.

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Già da un paio d’anni Cisco ha intrapreso un percorso di evoluzione tecnologica volto a reinventare la rete, facendola diventare sempre più “intuitiva”, ovvero capace di adattarsi a un’infrastruttura in continua evoluzione, imparare dal contesto in cui opera e semplificarne la gestione: “Le reti non sono più solo collegamenti fra persone, ma anche fra processi, cose e dati”, ha spiegato Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia e Spagna. “L’evoluzione verso il multicloud e l’Internet of Things sta cambiando lo scenario, un tempo ancorato alla centralità del classico data center. Serve più intelligenza e capacità di elaborazione dove i dati si formano, pur cercando di mantenere sotto controllo questo mondo più liquido sia dal punto di vista dell’amministrazione che della sicurezza”. Su queste basi di riflessione, l’azienda californiana ha costruito la propria visione di intent-based networking, dove l’innesto di tecnologie di machine learning e automazione avanzata servono ad allineare meglio le infrastrutture alle necessità del business.

Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia

 

Il recente Cisco Live di Barcellona è servito per fornire nuovi aggiornamenti in questa direzione, con un’ottica ormai puntata sul data center nella sua accezione contemporanea, quella di un’entità ancora fortemente presente nel centro nevralgico delle aziende, ma allo stesso tempo liquida e pronta a seguire i dati laddove si generano, a garantirne un flusso sempre ottimizzato nei continui spostamenti (dal centro al cloud, dai dispositivi mobili agli oggetti connessi) e a proteggerli in modo intelligente.

Una delle principali novità introdotte riguarda la piattaforma di virtualizzazione di rete Aci, che aggiunge il concetto di Anywhere per esemplificare la capacità di essere disponibile in qualunque contesto: “In particolare, la nuova release si apre al multicloud, con il supporto iniziale delle piattaforme Aws e Miccrosoft Azure”, ha illustrato Alberto Degradi, regional sales manager e infrastructure leader di Cisco. “Diventa così possibile programmare l’infrastruttura ovunque si trovi, con un solo insieme di policy”. Il supporto ad altri cloud provider arriverà in futuro, purché le loro Api rispettino alcune caratteristiche cardine, come la capacità di fare microsegmentazioni o di segregare l’accesso a determinate applicazioni.

Alberto Degradi, regional sales manager e infrastructure leader di Cisco

 

Divenuta ormai multisite, la console Aci permette l’orchestrazione dei workload sistematizzati dentro macchine virtuali o container su Aws e Azure, rendendo anche possibile implementare applicazioni dalla console sui differenti cloud. Dopo aver abbandonato la soluzione InterCloud, Cisco ritorna così sullo stesso mercato attraverso le Api, che consentono di comunicare e lavorare con i principali cloud provider. Sugli hypervisor, la posizione del vendor è agnostica e demandata a quello che hanno scelto i fornitori cloud. Questa estensione consente, di fatto, agli amministratori di soddisfare meglio i desideri degli sviluppatori, pur conservando le proprie policy di sicurezza.

Un secondo fronte di aggiornamento riguarda le tecnologie di iperconvergenza. Con la versione 4.0, anche HyperFlex segue la logica di allargamento al supporto tanto dei data center centrali quanto del cloud e dell’edge computing. Dopo aver proposto la propria appliance all-in-one e aver aggiornato a una tecnologia nata solo due anni fa (e che oggi conta su circa 3.000 clienti nel mondo) la possibilità di portare in iperconvergenza prima le applicazioni e poi il multicloud, ora tocca all’edge data center, con una soluzione basata su due nodi: “Poiché in periferia si va convogliando sempre più intelligenza”, ha sottolineato Degradi, “la nostra tecnologia non può che tenerne conto e puntare così a soddisfare le esigenze anche di chi deve gestire siti remoti, ma vuole usare una sola console di amministrazione e policy uniformi”.

Novità arrivano anche per la CloudCenter Suite, che integra automazione dei workflow, application lifecycle management, ottimizzazione dei costi e governance in ambienti multicloud, allo scopo di agevolare il passaggio dei workload da un ambiente all’altro. L’architettura a container basata su Kubernetes offre specificità come la modularità e l’astrazione dalle infrastrutture sottostanti. La Suite viene proposta anche con un modello SaaS, allo scopo di abbassare l’entry point di costo.

Con queste novità, Cisco riafferma la propria volontà di proporsi come soggetto in grado di offrire soluzione di orchestrazione delle risorse di calcolo e comunicazione delle aziende, in un contesto che, seppure a velocità diverse a seconda delle dimensioni e dei settori di appartenenza, si va facendo sempre più articolato e richiede anche alla tecnologia una maggior componente di intelligenza. A supporto della propria visione, l’azienda ha aperto negli ultimi anni le proprie piattaforme per agevolare l’apporto di una community di sviluppatori denominata DevNet e oggi arrivata a circa 550mila soggetti nel mondo e creare così un ecosistema di partner pronto a programmare le reti e non più solo a installarle: “Un recente esempio italiano riguarda Paglieri, che ha affidato alla start up Alleantia il progetto di mappare tutte le loro cinquemila macchine industriali, utilizzando le nostre Api aperte per il software e l’infrastruttura di rete di Italtel-Exprivia”, ha aggiunto Santoni. “E non ci dimentichiamo della formazione che negli ultimi anni ha portato a certificare solo da noi circa 15mila ragazzi”.

 

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