15/12/2015 di Redazione

Lo smartphone non è un tappeto, Samsung protesta alla Corte Suprema

L’azienda sudcoreana si è rivolta al massimo organismo giudiziario statunitense per chiedere di revocare la multa da 399 milioni di dollari dovuta a Apple per l’utilizzo indebito di brevetti. L’unicità di oggetto tecnologico, argomenta Samsung, non risied

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Il design non è tutto, in uno smartphone. Questo il succo dell’argomentazione rivolta da Samsung alla Corte Suprema degli Stati Uniti, interpellata come “ultima spiaggia” dall’azienda sudcoreana per sfuggire a una multa da 399 milioni di dollari da pagare a Apple. Questa la valutazione dei danni causati dall’utilizzo di tre brevetti dell’iPhone in 23 diversi modelli della gamma Samsung, brevetti relativi a caratteristiche estetico-funzionali come le icone della home screen di iOS. Sedici, nella fattispecie, le icone frutto di “scippo”.

Samsung, chiaramente, non è d’accordo e come annunciato mesi fa si è appellata al più elevato organo giudiziario statunitense. Con due argomentazioni. La prima è che la valutazione dei danni non può basarsi sulle vendite di un oggetto (uno smartphone), se il presunto plagio è limitato a singole componenti. Più sostanziale è la seconda argomentazione: a detta di Samsung, le interpretazioni fatte dai precedenti tribunali sui brevetti di design non sono chiare. Il giudice distrettuale Lucy Koh, a capo del procedimento che ha determinato la multa da 399 milioni di dollari (solo l’ultima di una lunga serie di beghe legali iniziata nel 2011), avrebbe dovuto spiegare ai giurati quali parti dell’iPhone considerare ornamentali e quali funzionali.

In parole povere, il design non fa lo smartphone e dunque i 23 modelli Samsung sebbene “ispirati” all’estetica dell’iPhone non avrebbero scippato alcuna proprietà intellettuale. Come si legge nei documenti depositati alla Corte Suprema, “un design brevettato potrebbe essere il tratto caratteristico di un cucchiaio o di un tappeto, ma questo non è vero per gli smartphone, che hanno altre caratteristiche che concedono funzionalità non legata al design”. Concetto ribadito in una nota dell’azienda sudcoreana, convinta che “il modo in cui le leggi sono state interpretate non è in linea con i tempi moderni”.

 

Le icone di iOS

 

Il riferimento ai due oggetti non è casuale: rispettivamente ne 1870 e nel 1890 la Corte Suprema si era espressa su presunti plagi legati a un cucchiaio e un tappeto. Sono dunque passati più di 120 anni da quando l’organo giudiziario statunitense si è espresso in materia di “design patent”. E non è per nulla scontato che un’azienda che pure è un colosso, come Samsung, riesca a ottenere attenzione perché la corte riceve annualmente circa diecimila richieste, di cui poco più di una settantina sfociano in udienze.

 

 

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