23/04/2020 di Redazione

Lo storage on demand di Infinidat al tempo del Covid-19

Il modello ibrido di gestione della capacità, che porta a utilizzare i concetti di Capex e Opex in modo intercambiabile, trova terreno fertile in un periodo nel quale il consumo di spazio di archiviazione non si può fermare, ma nemmeno vincolare a scelte

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Nella prima parte del 2020, Infinidat ha annunciato di aver venduto oltre 6 exabyte di capacità di storage a livello globale, contro i 5 exabyte raggiunti solo sei mesi prima. L’incremento appare notevole, per una realtà ancora sufficientemente giovane (nove anni di storia) e costruita intorno a un’idea almeno inizialmente soprattutto tecnologica. Il suo fondatore, Moshe Yanai (in passato all'origine del codice Symmetrix poi utilizzato da Emc), ha creato l’azienda per sfruttare l’invenzione di un algoritmo di cache, basato su machine learning e battezzato Neural Cache, che distribuisce i dati tra risorse flash e classici hard disk allo scopo di ottimizzare la loro disponibilità e contenere i costi per Gb.

A oggi, il costruttore israeliano ha depositato oltre 140 brevetti nel campo delle tecnologie di archiviazione e si propone come alternativa a soluzioni all-flash ritenute troppo onerose, offrendo una soluzione ibrida, capace di sfruttare l’elasticità del cloud ma lasciando ai clienti il controllo totale sui dati e facendo in modo che i concetti di Capex e Opex possano essere utilizzati in modo intercambiabile.

Senza essere cinico, ma piuttosto realista e vicino alle esigenze delle aziende, il Ceo di Infinidat ritiene che il mutamento di scenario imposto dal Covid-19 possa aiutare a dare ulteriore impulso alla strategia della propria azienda: “I clienti non possono smettere di consumare spazio di archiviazione, ma i controlli da parte dei dipartimenti finanziari saranno sempre più stringenti. Il nostro modello si basa sul concetto di capacity on demand e consente di crescere in base alle reali esigenze, pagando solo ciò che effettivamente si utilizza”.

L’agilità è alla base dell’evoluzione strategica del vendor: “Possiamo adattarci alle necessità di aziende che continuano a preferire il tradizionale acquisto del dispositivo, nel nostro caso InfiniBox, oppure passare a una crescita on demand”, precisa Dan Shprung, vice presidente esecutivo di Infinidat, “ma siamo gli unici a proporre anche l’esclusivo modello Flx, che consente comunque di implementare un sistema e poi pagare una tariffa al mese, senza dover mantenere la propria infrastruttura né prevedere quanta capacità sarà necessaria in futuro”.

 

Moshe Yanai ed Eran Brown, rispettivamente Ceo e Cto di Infinidat

L’emergenza Covid-19 ha solo acuito una tendenza già presente nelle aziende, che vedono le infrastrutture come colli di bottiglia nello sviluppo di strategie innovative: “Il tema dei costi sta tornando prepotentemente all’ordine del giorno in una fase economicamente critica”, spiega Eran Brown, Cto di Infinidat. “Portare i dati su cloud pubblico aiuta a ridurre gli oneri, ma comporta anche dei rischi. Il nostro modello assicura sempre la sovranità sui dati, ma consente di passare da Capex e Opex a seconda delle esigenze”. In questa fase particolare, il vendor sta offrendo il consumo illimitato di capacity on demand e Flx (che sta per Full Opex) per un minimo di 30 giorni, estendibile in base all’evoluzione dell’emergenza.

Anche dal punto di vista tecnologico, ci sono elementi di differenziazione da sottolineare. Oltre alla già citata Neural Cache, il vice presidente di prodotto Yair Cohen evidenzia la capacità “di memorizzare fino a 10 Petabyte in un singolo rack 42U, con tecnologia a triplo controller, superiore rispetto a quelle a doppio controller presenti nella maggior parte dei sistemi disponibili. Inoltre, grazie alla replica Active-Active, possiamo garantire questa mobilità dei dati online in modo trasparente per il sistema”.

In Italia, Infinidat è presente con una filiale dal 2016 e annovera clienti top in settori come i cloud provider, le telecomunicazioni, la Pa e il finance. La strategia commerciale passa dal rapporto con partner qualificati, tra i quali troviamo Dedagroup, Westpole, BCloud e Ad Consulting.

 

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