19/09/2014 di Redazione

Lo streaming avanza, addio (o quasi) alla vecchia Tv

Secondo l’ultimo report del ConsumerLab di Ericsson, nello Stivale quest’anno per la prima volta la percentuale di coloro che guardano abitualmente contenuti in streaming ha superato quella degli affezionati del piccolo schermo. In soli due anni, inoltre,

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Mentre i contenuti video aumentano il loro peso specifico sul Web, le reti 4G avanzano ai danni del 3G e la banda larga mobile si espande, mentre accade tutto questo l’Italia non resta a guardare. Anzi sì, guarda: la Tv in streaming e on demand, sullo schermo del computer di casa, su un televisore usato come monitor e, sempre più, sui piccoli display di smartphone e tablet. Ce lo racconta Ericsson nell’ultimo report realizzato dal suo ConsumerLab e dedicato al tema Tv and media, con un sottotitolo esplicativo: “L’evoluzione dei bisogni dell’utente ridisegna lo scenario dei media”.

Uno scenario in cui, per restare in Italia, per la prima volta quest’anno l’abitudine al consumo di contenuti video in streaming ha superato – in frequenza e “fedeltà”, non necessariamente in ore e minuti – quella di sedersi davanti al piccolo schermo. L’80% degli italiani interpellati (parte dei 23mila intervistati in 23 Paesi) ha infatti dichiarato di guardare contenuti in streaming più volte alla settimana, mentre questa percentuale riferita alla Tv tradizionale arriva al 79%. Il dato rispecchia a grandi linee quello emerso su scala globale: il 75% degli intervistati ha detto di fruire video in streaming diverse volte alla settimana, il 77% di accendere il televisore con altrettanta frequenza.

L’altro cambiamento interessante, di tipo non puramente materiale ma anche “culturale”, riguarda la disponibilità degli utenti a pagare per la fruizione di contenuti di qualità su smartphone e tablet. Il valore aggiunto del poter seguire una serie Tv, un evento sportivo o altro anche quando si è fuori casa giustifica la spesa per quasi un utente su cinque, il 19%. E sebbene si tratti ancora di un gruppo minoritario, il dato è significativo perché in crescita del 25% rispetto al risultato dell’analogo report di Ericsson di due anni fa.

Utenti italiani che guardano la Tv più volte alla settimana sui vari mezzi (clicca per ingrandire)

 

Non solo: in Italia la propensione al pagamento sta avanzando in modo ancora più rapido, ovvero è quasi raddoppiata nell’ultimo anno. Laddove disponibili, i consumatori hanno mostrato interesse per i servizi di video on-demand in abbonamento (S-VOD), come Netflix e Hulu; circa metà, il 48%, degli intervistati (in Italia il 43%) vorrebbe vedere rilasciati tutti gli episodi di una serie, come "Breaking Bad" e “House of Cards”, in contemporanea, così da poter scegliere quando guardarli. I servizi di pay-Tv tendono dunque a essere considerati come una repository di contenuti, dai quali i consumatori possono selezionare singole porzioni del palinsesto per vederle in un secondo momento.

I pro e i contro del "binge viewing"

Cambiano dunque i mezzi e i luoghi della fruizione televisiva, ma anche le tempistiche e il grado di libertà concesso agli utenti nello scegliere che cosa, come e quando guardare. Tutto questo stimola un fenomeno che Ericsson chiama “binge viewing”: l’abbuffata, la fruizione in modalità “maratona”, stimolata d’altra parte dal concetto di serialità e dall’abilità degli sceneggiatori di fiction. Niente di nuovo rispetto a quanto inaugurato dall’industria dei confanetti in Dvd e Blue-ray, ma con lo streaming  le possibilità si allargano.

Il tempo medio settimanale trascorso guardando video da ciascun device

 

“Ci sono diversi modi per fare binge viewing”, ha spiegato Niklas Heyman Rönnblom, senior advisor di Ericsson ConsumerLab. “Alcuni utenti scoprono una serie Tv solo a metà stagione e quindi tendono a guardare diversi episodi uno dopo l’altro per recuperare. Altri utenti preferiscono invece guardare un’intera stagione secondo il proprio ritmo, che significa però aspettare fino a quando sarà disponibile la stagione completa”.

Per quanto riguarda la fruizione da mobile, in due anni l’impiego dello smartphone per accedere alla Tv è aumentato del 15% (in Italia del 22%), mentre il 41% degli intervistati oggi si dichiara interessato a poter guardare ovunque le proprie trasmissioni preferite. I modelli di business alle spalle della Tv su mobile non sono, però, adeguati a soddisfare questa domanda. Attualmente due grandi barriere sono ancora rappresentate dal costo del traffico dati e dal costo dei contenuti.

I principali ostacoli percepiti per la fruizione video su mobile (risposta multipla)
 

“I risultati dello studio sono chiari”, ha sottolineato Rönnblom. “Le media company devono ripensare alle modalità di creazione e di distribuzione del contenuto, mentre il focus per i fornitori di servizi Tv deve essere quello di cercare di fornire la qualità migliore possibile per gli utenti, indipendentemente dal tipo di dispositivo. L’orizzonte sta cambiando rapidamente, e i modelli di business e di fornitura di un servizio dovranno stare al passo con questa evoluzione per continuare a dare valore agli utenti finali”.

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