Mai come quest’anno, l’avvicinarsi dell’appuntamento
presidenziale negli Stati Uniti sta evidenziando gli intrecci di potere fra
politica e colossi della comunicazione: lo dimostra il lievitare dei budget
dedicati alle azioni di lobbying, in particolare quello di Google. L’ufficio
degli archivi pubblici del Senato statunitense riporta infatti un aumento dell’88%
nelle spese del 2011 rispetto al 2010.
Per l’anno appena terminato si parla di cifre
sostanziose, 9,68 milioni di dollari, di cui 3,76 versati nel solo ultimo
trimestre; durante l’estate, una dozzina di nuove agenzie di lobbying sono
state assunte in affiancamento a quelle già operative nell’ufficio Google di
Washington.
E la multinazionale di Mountain View non è sola, in
questa corsa accelerata alla conquista dell’appoggio politico: anche Facebook
negli ultimi tempi ha alzato il tiro, portando le spese di lobbying presso il Parlamento, le authority e i
ministeri statunitensi dell’ultimo trimestre 2011 a 440mila dollari, il
30% in più rispetto all’equivalente periodo 2010. La spesa di Microsoft nei dodici
mesi è stata invece di 7,34 milioni di dollari, +6% rispetto all’anno
precedente.
Le tempistiche delle elezioni politiche non sono
comunque l’unico motivo che sta gonfiando gli investimenti degli operatori del
Web. Il giro di vite sulla libertà di manovra concessa ai motori di ricerca e
ai siti, paventato dalla proposta
di legge Sopa (Stop Online Piracy Act) sulla tutela del copyright online e
sulla lotta alla pirateria, ha schierato su fronti opposti rappresentati
politici e giganti di Internet, con temporanea vittoria dei secondi.
Le motivazioni della lobbying di Google, inoltre, sono
ancora più intricate di quelle dei suoi competitor, considerate anche le
vicende giudiziarie recenti. In giugno la Federal
Trade Commission ha notificato alla multinazionale un mandato di comparizione,
mettendo in discussione i criteri di costruzione delle ricerche sponsorizzate,
mentre in agosto la multinazionale è stata costretta a pagare 500 milioni di
dollari per aver violato la legge federale pubblicizzando medicinali di una
farmacia online canadese.
La spesa di Google in federal lobbying nel 2011
E
le preoccupazioni, per Mountain View, arrivano anche dall’Europa: entro marzo
la Commissione Ue deciderà se sporgere denuncia o meno, valutando se Google
abbia abusato della propria posizione di leader nel mercato delle ricerche Web,
come denunciato nel 2011 da alcuni siti europei.
La linea di difesa della multinazionale nei mesi
scorsi è stata quella di ribadire la propria missione di rendere l’informazione
accessibile. Lo sottolineava, fra gli altri, qualche mese fa Amit Singhal, ingegnere
della multinazionale, nel suo blog: “Ci siamo sempre focalizzati sul mettere l’utente
in primo piano. Il nostro obiettivo è quello di fornire risposte rilevanti nel
modo più rapido possibile”. Nel dubbio che le dichiarazioni di principio possano non bastare, Google sta aprendo sempre di più il
portafoglio per assicurarsi l’appoggio dei gruppi che contano.