23/11/2015 di Redazione

Manifattura a trazione digitale: così i servizi diventano prodotti

Il cambio di paradigma che metterà sempre più al centro il postvendita e la gestione dei prodotti “as-a-Service” dovrà passare obbligatoriamente dal digitale: ne è convinto il 93% dei responsabili del manufacturing. Tra le tecnologie più disruptive il clo

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È nato prima il prodotto o il servizio? Probabilmente il prodotto, ma a quanto pare lo scenario oggi sta subendo una trasformazione radicale, con un’importanza sempre maggiore riservata ai servizi. In particolar modo, non serve quasi dirlo, a causa dell’avvento del digitale. Si tratta di un cambio drastico di paradigma. Usando i dati e l’intelligenza degli oggetti sarà possibile modificare anche il modello di utilizzo di un prodotto, avvicinandolo a quello dei servizi e vendendo i singoli componenti in un’ottica “as-a-Service”: lavatrici come voci della bolletta dell’energia elettrica, automobili “a consumo” e così via. La trasformazione sta investendo non solo l’industria elettronica o l’automotive, ma più o meno tutte le aziende manifatturiere, se è vero che l’86% di loro mette ormai al centro delle strategie di crescita il passaggio da modelli di ricavo centrati sul prodotto a modelli orientati al servizio. Il dato, elaborato da Cisco nella ricerca “The digital manufacturer: resolving the service dilemma” condotta su 625 responsabili nel settore manifatturiero in 13 Paesi (Italia inclusa), sottolinea lo spostamento di attenzione dalla mera realizzazione di un prodotto a quello che accade nel postvendita.

I costruttori di macchine industriali che sfruttano con successo i servizi, per esempio, possono creare modelli di business innovativi. Questa capacità consente loro di farsi pagare in base a risultati concreti, come la disponibilità degli impianti, proprio come si fanno retribuire per i prodotti venduti. Le aziende che non sfruttano i servizi per ottenere fonti di ricavo ricorrenti rischiano di rimanere indietro in questo nuovo scenario sempre più dinamico. E potrebbero essere molte: secondo la ricerca di Cisco, solo il 29% dei responsabili interpellati si aspetta che l’offerta di servizi cresca più rapidamente dei prodotti.

Come anticipato, la chiave di volta è ancora il digitale, con la trasformazione innescata dalle nuove tecnologie. Il 79% dei responsabili è convinto che la digital disruption porterà un cambiamento moderato o importante nelle loro imprese, nei prossimi tre anni, mentre il 93% crede che i modelli di ricavo orientati ai servizi dipenderanno in maniera determinante dalle tecnologie digitali. Malgrado questo, molte realtà del manifatturiero stanno vivendo serie difficoltà nella transizione verso modelli orientati al servizio, oppure non si stanno muovendo abbastanza rapidamente.

 

 

È quello che Cisco definisce il “dilemma dei servizi” nel settore manifatturiero: la distanza che si registra oggi tra le dimensioni dell’opportunità di crescita rappresentata dai servizi e quanto di essa le imprese sono effettivamente in grado di cogliere.

L’ostacolo principale evidenziato dai manager intervistati è un’eccessiva complessità nella gestione del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi, citato dal 34% dei responsabili, a cui segue una maggiore dipendenza dalle terze parti (30%). Le aziende manifatturiere di successo riescono infatti a dirigere un ecosistema sinergico di partner in grado di colmare i gap nelle capacità, di creare nuove esperienze e comprensioni del mercato e, infine, di aggiungere valore ai clienti finali in modalità innovative. Strategie tuttora non applicabili da molte imprese, che per lungo tempo si sono affidate quasi esclusivamente a expertise interno.

La vendita in contemporanea di prodotti e servizi genera poi altri problemi. Secondo il report realizzato da Cisco, la preoccupazione principale delle aziende del settore manifatturiero è legata alla complessità di realizzare un modello in cui si vendano prodotti e servizi in contemporanea (lo afferma il 23% dei responsabili interpellati); seguono poi le preoccupazioni relative alla capacità di ottenere profitti dalle nuove linee di business (18%) e di trovare il modo di monetizzare i dati dei clienti (15%).

 

 

Gli oggetti smart e la “guerra” dei dati

Uno dei paradigmi più disruptive del prossimo futuro, e qui praticamente tutti gli analisti sono concordi, sono i Big Data: enormi moli d’informazioni provenienti da molteplici fonti, che le aziende devono essere in grado di elaborare per ricavarne valore aggiunto. Non a caso, secondo la ricerca di Cisco, le tre tecnologie digitali più impattanti sul manifatturiero nel prossimo triennio saranno il cloud (37%), l’Internet of Things (33%) e gli analytics (32%), tutte tendenze che hanno molto a che fare con i Big Data.

In particolare, non poteva passare in secondo piano l’utilizzo di macchine connesse. Dal report di Cisco emerge che il 33% dei costruttori di macchine industriali riceve già oggi dati in telemetria dagli ambienti di fabbrica dei clienti, mentre il 56% sta pianificando di imboccare questa strada. Al momento, soltanto il 6% dei costruttori di macchine non prevede di implementare questo tipo di applicazioni. Il modello “machine-as-a-service” per le apparecchiature connesse alla rete a livello di impianto è valutato inoltre in modo molto positivo, con il 48% degli intervistati che ritiene di essere molto interessato all’attuazione di un modello simile.

Curioso notare poi come, nella ricerca, non siano state messe in particolare evidenza tecnologie tipicamente “manifatturiere” come la robotica, la stampa 3D e così via. Un elemento che sottolinea il ruolo fondamentale della digitalizzazione per l’evoluzione di questo settore di mercato, specialmente quando diventa un fattore critico connettere l’intero ecosistema manifatturiero.

 

Un mondo di cose e macchine connesse

Tornando al pianeta IoT è utile fare cenno a un altro report, realizzato in questo caso da Infor, sull’adozione di oggetti connessi all’interno del comparto manifatturiero. Secondo la survey della società specializzata in software aziendale, un’impresa su dieci afferma di avere in corso dei progetti per l’Internet delle cose, il 22% ha già istituito un progetto pilota o intende avviarne uno nei prossimi 12 mesi e oltre un terzo (38%) ne sta attualmente analizzando il potenziale.

La ricerca, che ha coinvolto organizzazioni del settore in 12 Paesi, Italia compresa, ha sottolineato come per un’impresa su dieci a livello mondiale, l’IoT sia la priorità principale, mentre il 28% lo colloca comunque tra le prime tre. L’ostacolo principale al pieno dispiegamento di forze dell’Internet of Things nel manifatturiero risiede in una mancanza generale di “titolarità” delle strategie: quali funzioni aziendali devono indirizzare il cambiamento in prima battuta? Secondo il 31% degli intervistati l’executive team, ma il 28% indica l’It, il 13% le operation e il 5% addirittura il marketing. In merito alle sfide legate all’implementazione dell’IoT, invece, vengono indicati la mancanza di competenze, i vantaggi poco chiari e i costi relativi.

 

 

Anche se, in realtà, alcuni benefici sono già oggi ben chiari. Oltre alla commercializzazione delle informazioni ricavate dagli oggetti smart, la maggioranza delle imprese manifatturiere (55%) cita la riduzione dei costi (in controtendenza a quanto dichiarato nel capitolo “rischi dell’IoT”), l’incremento di produttività (20%), il miglioramento di insight e decision making (15%), l’utilizzo ottimizzato delle attrezzature e dei macchinari (15%), nuovi servizi (11%) e nuove opportunità di business (13%).

 

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