14/05/2018 di Redazione

Mappe, soccorsi, cibo: nuove missioni per droni (non per Amazon)

la Federal Aviation Authority statunitense ha dato il via libera a una decina di progetti sperimentali, che testeranno l'uso dei velivoli robotici per consegne di cibo, soccorsi, attività di studio scientifico. Apple li userà per migliorare le mappe.

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I droni si preparano a spiccare il volo con nuove missioni, dalla creazione di mappe alle consegne di cibo e soccorsi, fino ai servizi di taxi volante. Microsoft, Apple, Uber, Intel sono solo alcune delle società a cui il governo di Donald Trump ha concesso il semaforo verde, approvando i rispettivi progetti di sperimentazione. Un nuovo progetto pilota voluto dall’amministrazione repubblicana, Unmanned Aircraft Systems Integration Pilot Program, tenterà di far recuperare terreno agli Stati Uniti in quella che è una competizione tecnologica dai molti risvolti, economici e military e di privacy. Sui velivoli non pilotati da esseri umani, infatti, nei prossimi anni poggeranno miliardi di dollari di giro d’affari e decine di migliaia di posti di lavoro generabili.

 

Su 210 domande ricevute (una “risposta entusiastica”, l’ha definita il Segretario dei Trasporti Elaine Chao, che dimostra l’esistenza di “molte soluzioni innovative già all’orizzonte”), la Federal Aviation Authority è arrivata a selezionare dieci progetti meritevoli di “semaforo verde”, a fronte di considerazioni di fattibilità, interesse e sicurezza. E ce n’è un po’ per tutti i gusti. Apple utilizzerà i droni per catturare immagini a uso e consumo delle sue mappe, cominciando l’opera dal North Carolina (in accordo con il Dipartimento dei Trasporti dello stato federale) e assicurando – così sostiene l’azienda – la tutela della privacy: qualsiasi volto o targa di veicolo catturati dalle riprese verranno oscurati.

Uber, invece, come noto sta lavorando all’ambiziosissima impresa dei taxi volanti a guida autonoma, ma progetta anche di usare i droni per le consegne di cibo, cominciando dall’area di San Diego. Forse non si tratta di una priorità vitale per il mondo, però evidentemente potrà essere un buon affare in un Paese dove un amministratore delegato, quello di Uber Dara Khosrowshahi, può sostenere ci sia bisogno di “hamburger volanti”.

Alle consegne, ma non di generi alimentari, pensa anche FedEx. I velivoli robotici saranno inizialmente messi alla prova a Memphis, in Tennessee, per movimentare merci tra il magazzino aeroportuale di proprietà di FedEx e una serie di destinazioni intorno alla città. Aziende come Alphabet (attraverso Project Wing), Intel, AT&T, Airbus e Dominion Energy, invece, collaboreranno con la storica università Virginia Tech per testare l’uso dei droni in procedure di controllo del territorio, servizi di primo soccorso, consegne di medicine e altro ancora. Come annunciato qualche giorno fa alla conferenza “Build 2018”, Microsoft lavorerà con Dji per destinare i robot volanti a compiti di pubblica sicurezza, a opere di edilizia e di agricoltura; agli sviluppatori, inoltre, la società di Redmond vuol consentire di creare applicazioni con cui poter pilotare i velivoli attraverso un tablet.

 

 

Accanto ai grandi nomi del mercato, nella rosa dei progetti selezionati non manca una giovane azienda del Nevada, Flirtey, nata nel 2013 per rendere accessibili le consegne volanti anche a chi non possa investirvi grandi capitali. La ex startup partecipa al programma governativo per velocizzare i soccorsi alle vittime di attacchi cardiaci in Nevada e per osservare gli spostamenti delle zanzare in California, oltre che per studiare nuovi casi d’uso. Il grande assente è Amazon: per il momento la domanda presentata dalla società di Jeff Bezos è stata rifiutata dalla Federal Aviation Authority.

La società aveva fatto richiesta per sperimentare un nuovo servizio di consegne a New York. A detta del ministero dei Trasporti l’esclusione sarebbe semplice conseguenza di un processo di selezione rigoroso, non frutto dunque di preclusioni, e nei prossimi mesi decine di nuovi progetti potrebbero aggiungersi al programma. Anche per Amazon, dunque, potrebbe esserci una seconda occasione.

 

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