18/01/2017 di Redazione

Mark Zuckerberg difende Oculus in tribunale: nessun furto di idee

Il Ceo di Facebook ha testimoniato in aula a favore dell’azienda di realtà virtuale acquistata nel 2014, accusata invece da ZeniMax di aver utilizzato tecnologie di sua proprietà nei visori Oculus Rift. Solo tentativo di ottenere soldi, a detta di Zuckerb

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Mark Zuckerberg per l’occasione. Ma la notizia vera è l’occasione: difendere in un tribunale di Dallas l’onestà di Oculus, l’azienda produttrice dei visori di realtà virtuale acquistata da Facebook per 2 miliardi di dollari nel marzo del 2014 e pochi mesi dopo accusata di furto di proprietà intellettuale da un’altra società, ZeniMax. Qui lavorava John Carmack, attuale chief technology officer di Oculus, il quale avrebbe indebitamente condiviso informazioni sulla tecnologia proprietaria di ZeniMax.

Il destinatario delle “rivelazioni”, il fondatore di Oculus Palmer Luckey, avrebbe poi sfruttato tale conoscenza per far progredire il proprio progetto. ZeniMax, azienda del Maryland specializzata in videogiochi, ha quindi aperto una causa nei cofronti di Oculus e, indirettamente, della casa madre Facebook: a suo dire, il sapere rivelato da Carmack sarebbe stato essenziale per mettere a punto i visori di realtà virtuale su cui il social network ha poi investito miliardi. Una bella occasione mancata, per ZeniMax, se tutto ciò fosse vero.

Come riportato dai giornalisti presenti in aula, dal banco dei testimoni Zuckerberg ha detto di considerare false queste accuse e che “l’idea che i prodotti di Oculus siano basati su tecnologie appartenenti ad altri è semplicemente sbagliata”. Il Ceo di Facebook ha concesso di riservare attenzione all’ipotesi che pur ritiene improbabile (“So che il nostro team legale esaminerà la questione, ma non chiederanno molto del mio tempo per qualcosa che non ritengono credibile”) e ha motivato l’accusa come un tentativo di spillare soldi. “Succede spesso”, ha detto Zuckerberg, “che quando si annuncia un accordo o un progetto importante persone di ogni genere tendano a spuntare fuori dal nulla per pretendere la loro parte”. E non si è fatto mancare un po’ di sarcasmo sottolineando che “come la maggior parte delle persone in quest’aula, non avevo mai sentito parlare di ZeniMax”.

 

 

L’avidità del piccolo nei confronti del gigante potrebbe non bastare come argomentazione, ma d’altra parte la testimonianza di Zuckerberg sembra avere soprattutto una valore simbolico. A Dallas il giovane Ceo ha anche ribadito l’interesse nei confronti della realtà virtuale: Facebook investirà nel prossimo decennio oltre 3 miliardi di dollari per portare i visori a centinaia di migliaia di utenti, scrive il New York Times. A questa cifra, tuttavia, potrebbero aggiungersi ulteriori e non previsti 2 miliardi di dollari di multa se la corte darà ragione alla “sconosciuta” (ora non più) ZeniMax.

 

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