31/12/2009 di Redazione

Miti tecnologici: CD musicali e cellulari pericolosi

Raffreddare un CD ne migliora la qualità? Il cellulare può far cadere un aereo?

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Musica davvero fresca

Mito. Basta mettere un CD in congelatore per migliorarne la qualità audio.

La magia, come forse qualcuno avrà sentito dire, si può definire come una convincente alterazione della percezione. Se la percezione è realtà, infatti, modificare la percezione è modificare la realtà, ed ecco fatta la magia. Tutti conosciamo il fascino degli illusionisti: sappiamo che il trucco c'è, ma la magia sta proprio in mezzo, tra quello che vediamo e quello che sappiamo.

Il primo mito di questo articolo, se guardato con gli occhi della ragione, sembra proprio una cosa da illusionisti. Oppure no? In rete, dopotutto, si trovano diverse persone che affermano di averci provato, con ottimi risultati, come quello che citiamo di seguito:

Nel gennaio 1993 ho letto un articolo, in una rivista specializzata del settore audio, dove si descrivevano i vantaggi che puoi ottenere congelando un CD. L'articolo sostiene che se metti un CD in congelatore per sei ore, e poi lo fai tornare lentamente alla temperatura ambiente, quando lo ascolti il suono è molto migliore. La ragione è che questa tecnica rilassa la struttura del substrato di lattice e policarbonato, distorta dal calore e dalla pressione durante la produzione del disco.

Nel luglio successivo, allora, ci ho provato con "The Dark Side of The Moon" dei Pink Floyd, che ho messo in frigorifero insieme ad altri dischi, e in tutti i casi la qualità audio è migliorata.

Ho scritto a una rivista una lettera che poi fu pubblicata, era il n° 84 della rivista inglese "Q", del settembre 1993. Oggi metto in frigorifero ogni CD che compro, ma lascio a voi la scelta di credermi o no, e di fare le vostre prove.

(Nell'immagine, il musicista norvegese Terje Isungset, mentre suona strumenti fatti di ghiaccio. Il raffreddamento migliorerebbe anche queste incisioni?)

Terje Isungset

Rinfrescati, due volte

Anche noi, chiaramente, non potevano esimerci dal mettere alla prova questa tecnica, soprattutto dopo aver letto numerose testimonianze come quella che abbiamo citato. Abbiamo trovato, per esempio, una pagina dove si legge "Secondo la nostra esperienza, raffreddare più di due volte non porta a miglioramenti, quindi crediamo che non ne valga la pena", per poi affermare che la stessa tecnica è utile anche per migliorare la qualità delle audiocassette a nastro magnetico. A leggere queste pagine, uno pensa si essersi perso qualcosa di fondamentale per anni.

Come moltissime altre persone, anche la maggior parte della nostra redazione è passata alla musica in formato di file. Alcuni di noi non hanno ancora finito, e probabilmente non finiranno mai, di convertire la loro collezione da CD, che quindi continua farsi ascoltare. Gli amanti del suono ad alta fedeltà, d'altra parte, non vedono di buon occhio i nuovi formati a causa della minore qualità del suono, tranne in alcuni casi. Certo, se i CD possono suonare meglio, allora tutto può cambiare, o no?

I dischi usati per l'esperimento - Clicca per ingrandire.

Per il nostro esperimento ci volevano due copie dello stesso CD, che siano andati a comprare al più vicino negozio di dischi usati, dove abbiamo trovato un sacco di … materiale poco apprezzato, ma più che adatto alle nostre prove, tra cui abbiamo scelto "Decade" dei Duran Duran. Curiosamente, in redazione nessuno era disposto a offrire uno dei suoi per la prova, anche se qualcuno ha ben due copie di quelli a cui tiene di più.

Ne abbiamo comprato due copie, una da raffreddare e una da tenere a temperatura ambiente, come termine di comparazione. Passata una notte, abbiamo tolto il disco dal frigo, lasciato che si riscaldasse, e messo di nuovo in frigorifero, per il secondo giro.

Esperimento, fase 1 - Clicca per ingrandire.

Test alla cieca

Ammettiamo che non avevamo nessuna fiducia in questo test. Ci aspettavamo esattamente la stessa qualità audio da entrambi i dischi, senza sorprese. Abbiamo ascoltato ogni disco cinque volte, alternandoli, per vedere se era possibile notare qualche differenza all'ascolto. Per farlo, chiaramente, abbiamo chiesto a un'altra persona di mettere i dischi, per non vederli e non essere influenzati.

Esperimento, Fase 2 - Clicca per ingrandire.

Abbiamo usato un amplificatore Yamaha e un lettore DVD Sony, come sistema audio, accompagnati da cuffie Monster Beats by Dr. Dre: un'insieme più che adatto a offrire un suono di ottima qualità. Abbiamo fatto la prova con nove coppie di canzoni, alternando l'ordine tra CD "migliorato" e normale.

È davvero magia?

Eravamo partiti con l'idea di fare cinque ascolti. Al primo le canzoni ci sono sembrate identiche, e abbiamo scelto il disco di controllo. Per le successive quattro, invece, è sempre stato il disco raffreddato ad essere riconosciuto come migliore. Quindi l'80% delle volte il disco che è passato in frigorifero suona meglio? Non potevamo crederci, quindi abbiamo voluto continuare.

I quattro test aggiuntivi ci hanno portato a scegliere un volta il disco migliorato e tre volte quello di controllo. Quindi il punteggio finale è 5 a 4 in favore del disco raffreddato. Con questi risultato dovremmo dire che il mito è sfatato. La prova personale, d'altra parte, non è certo un metodo scientifico affidabile, e ci sono alcune variabili che possono aver alterato la percezione sonora. Un test ben fatto richiederebbe strumenti costosi e più persone. Noi l'abbiamo fatto provare a un bimbo di quattro anni, secondo il quale i due dischi sono uguali, ma ha amato molto un paio di brani.

Ma possiamo comunque ragionarci un po' su.

Un gioco da ragazzi - Clicca per ingrandire.

Questione di senso comune

Ci sono diverse ragioni per pensare che questo sia un mito in tutto e per tutto, e che non abbia nessun fondamento di verità. Il primo segnale d'allarme è la frase che abbiamo citato, "questa tecnica rilassa la struttura del substrato di lattice e policarbonato, distorta dal calore e dalla pressione durante la produzione del disco". Come, esattamente, congelare o raffreddare un solido, rendendo quindi più rigido, "rilassa" la sua struttura? Magari sarebbe il caso di scaldarlo, al massimo.

Struttura dei CD - Clicca per ingrandire.

Diciamo che il materiale plastico è davvero ammorbidito. Che cosa cambia? Forse saprete che le informazioni vengono scritte sul CD tramite incisioni che seguono una forma a spirale lungo il disco, in maniera non troppo diversa rispetto ad un disco in vinile. Il raggio laser del lettore rimbalza sulle incisioni, costruendo una sequenza di zeri (zona incisa o solco) e uno (zona non incisa), che serve a creare un codice digitale, binario, che poi sarà convertito in segnale analogico, e mandato all'amplificatore. Il processo, come potete immaginare, è molto preciso, e se non è più che perfetto si generano errori, che poi rendono il segnale audio difettoso, o persino inutilizzabile. Ecco perché un graffio su un CD può danneggiarlo irreparabilmente: non si danneggiano le incisioni, ma lo strato di plastica che protegge il disco, e che il laser dovrebbe attraversare senza variazioni. Il graffio altera la direzione del laser, rendendo illeggibile il disco. Fortunatamente questo non accade sempre, per ogni graffio, e spesso CD dall'aspetto pessimo suonano ancora alla perfezione.

Alla luce di questi fatti verrebbe da pensare che una struttura "rilassata" alteri la direzione del laser esattamente come un graffio. Non è come la radio che si può sintonizzare per piccoli passi: un segnale digitale funziona bene oppure no, non c'è via di mezzo. La stessa idea di segnale "migliore" è un po' astrusa: il segnale digitale è "uno" oppure "zero", il che non lascia molto spazio a miglioramenti, almeno non nella parte digitale.

Se la pressa usata per produrre il CD, quindi, provocasse davvero una distorsione della struttura, allora il CD sarebbe da buttare. L'idea sottostante alla tecnica del disco congelato è che sul CD ci siano dati nascosti, che emergono dopo un passaggio in frigorifero, ed è semplicemente assurda.

La voce del padrone



Densità dei diversi supporti ottici - Clicca per ingrandire.

La questione non cambia nel caso dei CD vergini e riscrivibili. Anche in questo caso lo strato inciso è abbinato a policarbonato e superficie riflettente. Quando si masterizza un disco, il laser del masterizzatore crea i solchi sulla superficie nuova. Deformare queste incisioni tramite temperature estreme non può, in alcun modo, migliorarne la qualità.

Ci siamo rivolti direttamente a Verbatim per ottenere qualche dettaglio in più. "Quanto al raffreddamento", ci ha detto il loro portavoce, "noi non lo raccomandiamo, e non possiamo commentarlo. Ci sono temperature operative raccomandate per questi prodotti, che i produttori hanno determinato per una ragione. Il calore eccessivo, a rigor di logica, fa sciogliere e deforma le cose, mentre il freddo le irrigidisce e le rimpicciolisce. Sarebbe come dire che cucinare un CD ne migliora la resa audio. Per ogni cosa esistono condizioni d'uso specifiche e il consumatore che va oltre i limiti consapevolmente lo fa a suo rischio e pericolo".

Poi ci ha parlato della Groenlandia, i cui abitanti spesso si portano i CD nella borsa in condizioni quasi artiche. A quanto pare, questa situazione ha danneggiato i supporti, senza mai migliorarne la fedeltà.

I CD invecchiati vanno in aceto?

Mito: la mia collezione di CD si è rovinata semplicemente restando sullo scaffale.

Secondo alcuni i CD e DVD possono durare un centinaio d'anni, mentre per altri sono addirittura eterni, se ben conservati (il che esclude quella pila di dischi senza custodia che avete in giro per casa). Altri, (su T3.com) però, affermano che i CD si possono deteriorare anche in condizioni ottimali, in meno di cinque anni.

Eppure nel 1982, quando il CD arrivò sul mercato, le campagne parlavano di supporti "praticamente indistruttibili". Il primo passo, chiedere in redazione, ha portato ad una sconvolgente realtà: nessuno ricorda di aver avuto un CD che si è "rovinato da solo".  Poi però abbiamo trovato un articolo della BBC che racconta di molti prodotti creati con procedure approssimative e metodi scadenti, ragion per cui i materiali subivano un deterioramento chimico, abbastanza intenso da rendere il CD inutilizzabile. L'articolo è piuttosto preoccupante, grazie a frasi come "Tempo fa, il designer statunitense Dan Koster ha scoperto che il 15% dei suoi 2000 CD aveva cominciato a rovinarsi, ed era impossibile ascoltarli. Con i dischi in mano, ha detto di essere rimasto sconvolto nel vedere una costellazione di piccoli punti, simili a punture, che lasciavano passare la luce da un lato all'altro del disco".

Punture? Pieni di preoccupazione, siamo andati a cercare i dischi più vecchi delle nostre collezioni, rinchiusi in scatole dopo essere stati convertiti in mp3, quasi dieci anni fa. Alcuni, come potete immaginare, sono soprattutto dei cari ricordi, come quello acquistato con il primo denaro guadagnato, e altri ancora. Si tratta di dischi che, al massimo, risalgono al 1989, quindi hanno almeno 20 anni. Se ci sono dischi che mostrano i segni dell'età, sono questi.

Una pila di vecchi cd - Clicca per ingrandire.

Solo un forellino, cosa vuoi che sia?

I primi due CD della lista erano Purple Rain, di Prince, e Led Zeppelin I. Guardandoli in controluce, purtroppo, abbiamo visto un microscopico forellino nel disco di Prince. Prima di disperarci, abbiamo provarlo ad ascoltarlo con il computer, scoprendo che era ancora tutto a posto.

Abbiamo riprovato ad osservare il disco in una stanza buia, scoprendo che queste misteriose punture erano più numerose, ne abbiamo trovate ben otto! Non poteva essere un buon segno.

Led Zeppelin I, invece, mostrava letteralmente uno sciame di microscopici buchetti. All'ascolto, purtroppo, abbiamo scoperto che una parte di "Black Mountain" ha un suono distorto e volume ridotto, particolarmente sul canale sinistro. Nove dei dieci dischi che abbiamo controllato mostravano segni simili, e a questo punto possiamo supporre che qualche volta li abbiate visti anche voi. Curiosamente, l'unico privo di questi difetti era anche l'unico a non essere prodotto da una grande etichetta, ma da una piccola casa indipendente.

Nel caso di "Delicate Sound Of Thunder" (Pink Floyd) abbiamo notato persino un fenomeno di squamatura della stampa, lungo il bordo. Questo fenomeno si chiama "delaminazione", e  accade, secondo Verbatim, in caso di scarsa qualità dei materiali e dei processi produttivi, e di un'errata chiusura dei bordi, che non sigillano adeguatamente il supporto all'interno. Se aria e umidità penetrano all'interno del CD, infatti, possono verificarsi i danni che abbiamo descritto.

Eccolo lì, il forellino maledetto! - Clicca per ingrandire.

Contromisure

Possibile che l'unica eccezione fosse il CD di blues prodotto da un'etichetta indipendente? Abbiamo provato con cinque dischi recenti, comprati tra il 2001 e il 2004, sui quali non abbiamo trovato nessun foro né punture. O qualcosa è cambiato nelle tecniche produttive, o i CD hanno veramente la tendenza a deteriorarsi con il tempo, e nessuna collezione del mondo è al sicuro. All'inizio abbiamo parlato di un secolo di vita, ma ora sembra che già 30 anni potrebbero essere un record.

Non abbiamo avuto il tempo di ascoltare con attenzione tutti i dischi "porosi", ma per ora possiamo dire che i difetti rilevati non sono particolarmente eclatanti, anche se non è certamente una consolazione. Come capita con i libri, alcuni vecchi CD sono ormai fuori catalogo, e non c'è praticamente modo di ricomprare una copia rovinata, e quelle usate sono difficili da trovare, per non parlare del fatto che probabilmente hanno la stessa età, e presentano gli stessi difetti.

Se avete dischi vecchi in casa, quindi, l'unico consiglio che ci sentiamo di darvi è di partire dai più vecchi a fare copie digitali, possibilmente in un formato senza perdite, come il FLAC. I dischi che avevamo rippato in mp3 a 320K, infatti, ora non sono più utilizzabili, e la qualità originale è persa per sempre.

Anche le stampe sul disco si deteriorano.

E i CD registrabili?

Abbiamo voluto controllare se l'invecchiamento colpisce anche i CD registrabili. Avevamo a disposizione una serie di CD con vecchie scansioni di foto di viaggio, vecchi di una decina d'anni. Ce n'erano di diverse marche, tra cui Verbatim e TDK, e fortunatamente nessuno mostrava le punture che abbiamo scoperto sui CD musicali. Guardando i dischi in controluce, tuttavia, si nota che quelli più economici hanno un layer diverso, più sottile, che lascia passare più luce, mentre i dischi di marca sembrano più opachi, segno che il materiale usato per il supporto è, almeno, più abbondante.

Dopo dieci anni i dischi di marca funzionano ancora alla perfezione, mentre due di quelli economici non fanno  altrettanto. Per un disco siamo riusciti a leggere i dati, ma ci è voluta più di un'ora per il trasferimento dei file, mentre l'altro era del tutto illeggibile, quindi abbiamo dovuto dire addio ai dati che conteneva. È una faccenda piuttosto seccante, visto che questi CD erano stati masterizzati in un periodo in cui 500 GB erano un sacco di spazio, ed era praticamente obbligatorio ricorrere ai supporti ottici.

"La durata dei dati è un interesse e una preoccupazione costantie per i consumatori" ci ha spiegato il rappresentante di Verbatim, "Abbiamo sentito di persone che hanno fatto prove in casa, ottenendo i risultati più disparati. Verbatim ha prodotti diversi, tra cui i dischi Gold, che assicurano una durata lunghissima. Produciamo dischi per settori specifici, come quello medico, la cui affidabilità è certificata per durare praticamente una vita, letteralmente. Il punto sul quale abbiamo sempre insistito con i consumatori è che dovrebbero scegliere la qualità dei supporti in base a quanto sono importanti i dati che vogliono archiviare. Le fotografie di famiglia, i video e la musica che non possono essere rimpiazzati dovrebbero essere registrati sul supporto più affidabile disponibile (spesso il costo è maggiore solo di pochi centesimi). Se i contenuti invece sono sacrificabili, come una presentazione o un backup, allora potete usare quello che volete".

Ottimo. Grazie per avercelo detto adesso.

Durata dei diversi supporti - Clicca per ingrandire.

Tutti in giro armati

Mito. Il cellulare, in ospedale e in aereo, può interferire con apparecchiature e macchinari, e creare rischi anche mortali.

Quasi tutti sanno che negli ospedali e sugli aerei l'uso del cellulare è proibito, almeno limitatamente a certe aree e momenti. A quanto pare il cellulare, se acceso, può compromettere il funzionamento degli strumenti di bordo di un aereo. Curiosamente, però, potete portare il telefono a bordo, ma non una bottiglia d'acqua o un tubetto di dentifricio. Chiaramente c'è qualcosa che non va.

E poi, inevitabilmente, chi vola molto, prima o poi dimentica di spegnere il telefono. Quanto ad ospedali e sale operatorie, sappiamo che spesso al loro interno c'è più di un cellulare acceso, eppure non abbiamo mai avuto notizia d'incidenti. Non sono forse dottori ed infermiere, in primo luogo, ad avere in tasca il cellulare acceso? In moltissime situazioni, tanto nelle sale operatorie quanto a bordo di un aereo, di solito il telefono non ha copertura, un altro elemento che porta a chiedersi "qual è il problema?" Non c'è nessun pericolo, oppure sì?

C'è questo tizio che entra in banca con un cellulare ...

In ospedale

Se fate una ricerca online sull'argomento, potreste trovare testi come questo, dove si cita una ricerca olandese seconda la quale è dimostrato che "i cellulari possono interferire con apparecchiature mediche come pacemaker esterni e respiratori". Dopo aver fatto esperimenti con 61 diversi dispositivi, emerge che "i cellulari hanno causato 48 incidenti con 26 macchine. Un terzo degli incidenti era potenzialmente pericoloso, come spegnere la macchina o riavviarla".

La cosa curiosa è che l'articolo conclude raccomandando di tenere i cellulari ad almeno un metro dalle macchine. Solo un metro?

Un respiratore. Nessuno vorrebbe essere il paziente, se funziona male, vero?

Abbiamo cercato la documentazione originale, per esaminarla più da vicino. I ricercatori hanno usato diversi telefoni, sia UMTS che GPRS, posizionandoli a distanze tra 0 e 5 metri dalle macchine. L'articolo sorvola sul fatto che la distanza media alla quale si generavano interferenze era di 3 cm. In un caso si è verificato un malfunzionamento con un respiratore, a tre metri di distanza.

Prima di lanciarsi in polemiche e scandali sulle tendenze terroristiche di certi avvisi negli ospedali, però, è meglio chiedersi cosa penseremmo se attaccato a quel respiratore ci sia qualcuno a cui vogliamo bene, come una madre, una fidanzata o un figlio.

Guerra di numeri

L'indagine risale al settembre del 2007. Pochi mesi prima, in marzo, una clinica pubblicò uno studio analogo, i cui metodi però volevano replicare situazioni più realistiche. Armati di un Nokia 3578i, un Nokia 3120, un BlackBerry 7100t e un Blackberry 8700, i ricercatori hanno condotto 340 test in su diversi macchinari, usati in 75 stanze diverse, mentre i pazienti non erano presenti. Non si verificò nessun incidente.

Gli autori del secondo studio concludono così il loro lavoro: "questo studio determina che i cellulari testati, se usati normalmente, non causano interferenze con le apparecchiature mediche presenti nelle aree esaminate. Per le istituzioni che hanno immesso i divieti, questi dati dovrebbero essere uno stimolo per una cancellazione o almeno una revisione delle norme esistenti.

Una curiosa radiografia con un cellulare.

Pronti al decollo

Anche sugli aerei si chiede di tenere i telefoni spenti, almeno in fase di decollo e atterraggio, e ogni volta che il pilota lo ritiene necessario. Le stesse raccomandazioni valgono per i piloti, ai quali si suggerisce di tenere il telefono spento durante l'intero volo. Le norme che ne proibiscono l'uso hanno ormai quasi 20 anni.

Se prendete il tempo di leggere alcuni dei tanti articoli che hanno a che fare con aerei e cellulari, noterete che spesso il sommario e l'incipit dell'articolo non permettono di capire se il problema è stato il cellulare, oppure una discussione tra un passeggero seccato, che rifiuta di spegnerlo, e il personale di bordo. Abbiamo scovato, non senza fatica, un articolo dove si dice che un particolare dispositivo aveva messo effettivamente in crisi gli strumenti di bordo.

Abbiamo contattato un ex tenente dell'aviazione, che è stato pilota per 35 anni, e non ricorda di una sola occasione in cui un dispositivo portatile abbia causato problemi tecnici. Boeing, l'azienda che produce gli omonimi aeroplani, ha rilevato in test interni che i cellulari producono emissioni a frequenze che "potrebbero interferire con i sistemi di comunicazione dell'aereo o con il sistema di comunicazione […], nessun fenomeno è stato osservato.

La cabina di pilotaggio di un...vero aereo?

A dimostrazione che il pericolo non è poi così grande, c'è anche il fatto che l'Unione Europea ha rimosso il divieto di effettuare chiamate, nel 2008, seguita da altre autorità. Quasi immediatamente, diverse compagnie hanno cominciato ad offrire la possibilità di chiamare in volo, sfruttando la struttura di comunicazione del velivolo: i prezzi non sono certo economici, ma chi deve fare una chiamata di lavoro, forse, sarà disposto a pagare. Di certo non è un'offerta adatta, per ora, a chiamare la mamma per dirle "sto volando!".

Leggendo la documentazione, si intuisce che l'interferenza potrebbe verificarsi solo se le apparecchiature dell'aereo non sono correttamente schermate. Ci sono molte opinioni a riguardo, come sull'altezza che possono raggiungere le onde emesse dai ripetitori. Ad altezza di navigazione, nessuno in redazione ricorda di aver notato che vi fosse copertura, e lo stesso vale per il pilota che ci ha aiutato a chiarire i nostri dubbi: generalmente, dice, sopra i 1500 metri il segnale scompare. Se il segnale arrivasse così in alto, inoltre, bisognerebbe risolvere un altro problema, perché il telefono cercherebbe di collegarsi a più ripetitori allo stesso tempo.

Il cuore della questione, comunque, è che sembrerebbe proprio che i cellulari non sono una minaccia per il volo aereo. Probabilmente le norme vigenti, in giro per il mondo, hanno più a che fare con timori paranoici che con veri problemi tecnici. Per quanto riguarda gli ospedali, la questione è meno chiara. Sta di fatto che tutti, non solo chi fa esperimenti, tengono acceso il telefono in ospedale, e nessuno ha mai notato un effettivo problema. Per stare tranquilli, comunque, è meglio tenere il telefono ad almeno un metro dalle apparecchiature.

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