04/10/2017 di Redazione

Multa europea da 250 milioni per Amazon, colpa del Lussemburgo

Si chiude con una condanna l'indagine sui favori fiscali avviata nel 2014. A detta della Commissione Ue, il colosso dell'e-commerce e del cloud avrebbe usufruito di vantaggi fiscali in Lussemburgo, pagando un quarto delle tasse dovute.

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Il Lussemburgo sta ad Amazon come l'Irlanda sta ad Apple. Il tema, sempreverde, dei favoritismi fiscali di Stati europei nei confronti di colossi tecnologici statunitensi torna alla ribalta con la notizia di una multa da 250 milioni di euro appena scagliata dalla Commissione Ue sulla società di Seattle. Risultata, al termine di un'indagine avviata nel 2014, colpevole di aver pagato tra il 2003 e il 2011 circa un quarto delle tasse dovute al Lussemburgo. Lo staterello era complice, avendo stretto con l'azienda di Jeff Bezos un accordo di “tax ruling” che le ha permesso di spostare la maggior parte dei profitti da Amazon Eu (soggetta alla tassazione lussemburghese) ad Amazon Europe Holding Technologies (esente da tasse).

 

Lo spostamento è motivato da una clausola dell'accordo, secondo cui esisteva un tetto massimo di profitti tassabili in Lussemburgo. Il risultato di questo meccanismo, secondo la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, è che Amazon ha potuto pagare “quattro volte in meno di tasse rispetto ad altre società” residenti nel Paese, con uno sconto concesso “senza alcuna giustificazione valida".

 

Ma la società statunitese dissente e ha già preannuncia il ricorso in appello: “Riteniamo che Amazon non abbia ricevuto alcun trattamento speciale dal Lussemburgo”, si legge in una nota, “e di aver pagato le tasse in piena conformità con la legislazione fiscale lussemburghese e internazionale. Studieremo la decisione della Commissione e valuteremo le nostre opzioni legali, tra cui il ricorso in appello. I nostri 50mila dipendenti in tutta Europa rimangono focalizzati nell'offrire il miglior servizio ai nostri clienti e alle centinaia di migliaia di piccole imprese che lavorano con noi". 

 

In attesa delle prossime tappe della contesa legale, gli umori oltreoceano non sono dei migliori. Come già accaduto nel caso della clamorosa multa da 13 miliardi di euro imposta dall'Ue a Apple, la stampa statunitense tende a interpretare in senso non giuridico bensì “politico” ed economico le decisioni del Vecchio Continente in materia di antitrust e di fisco: si vuole forse punire i colossi a stelle e strisce, che spaventano perché il loro modello di business ha successo. L'Europa ribadisce il diritto di ricevere introiti fiscali per i profitti generati sul proprio territorio e sui propri cittadini.

 

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