05/01/2015 di Redazione

Net neutrality: il governo Usa prepara il giro di vite sui provider?

La Federal Communications Commission statunitense voterà a febbraio una nuova proposta di legge sul principio che mira a garantire parità di trattamento ai siti Web da parte degli Internet Service Provider. Gli oppositori difendono il diritto di differenz

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Un Web a doppia velocità, che favorisce i siti e gli editori più ricchi, o un Web più egualitario? È il dilemma che da mesi sta spaccando la Federal Communications Commission statunitense e lo stesso Congresso, alle prese con nuove decisioni sul tema della cosiddetta net neutrality. Un concetto coniato nei primi anni Duemila e che uno dei suoi teorici, il professore della Columbia University Tim Wu, riassume come “l’idea che una rete di pubblica utilità debba aspirare a trattare tutti i suoi contenuti, siti e piattaforme in modo equo”.

La net neutrality è un valore a cui devono attenersi sia gli Internet provider sia i governi: i primi, evitando di favorire alcuni siti o snodi di traffico attraverso migliori prestazioni e servizi; i secondi, monitorando e sanzionando gli eventuali trasgressori. Ed è qui che la Fcc è chiamata in causa, in bilico fra posizioni e interessi di lobby contrastanti. Tom Wheeler, attuale presidente della commissione federale sulle comunicazioni e fedelissimo di Barack Obama, nei mesi scorsi aveva ricevuto aspre critiche bipartisan per la sua posizione troppo sbilanciata a favore degli Internet provider.

Obama, al contrario, propenderebbe per un giro di vite normativo, con cui i fornitori di servizi Web verrebbero sostanzialmente equiparati ai carrier di telecomunicazioni (e regolati dal Titolo II del Communications Act) e più strettamente controllati nel loro obbligo di non favorire la creazione di una Rete “a due velocità”.

 

 

Indiscrezioni svelate dal Washington Post e dal Wall Street Journal e poi confermate da una portavoce della Fcc dicono che fra gennaio e febbraio l’agenzia diffonderà una nuova bozza di legge che sarà poi votata il giorno 26 del mese prossimo. Rivedendo (anche alla luce delle critiche) la sua iniziale posizione liberista, Wheeler proporrà un approccio meno blando e, forse, valuterà addirittura di classificare gli Internet Service Provider nella categoria dei fornitori di servizi di pubblica utilità.

Questo soddisferebbe i difensori della net neutrality “forte”, preoccupati di offrire a tutti gli utenti Web un pari accesso a contenuti, email, musica, social network, mappe e quant’altro. Preoccupati, inoltre, del fatto che permettere agli Isp di regolare la velocità del servizio in base alle tariffe penalizzerebbe i siti meno popolari e le startup, insomma tutti quei soggetti non in grado di pagare per un “trattamento preferenziale”. Aziende come Intel, Qualcomm, Ibm e Cisco, inoltre, sostengono che l’Internet a due velocità vanificherebbe il loro impegno in infrastrutture per la banda larga, mandando in fumo 45,5 miliardi di investimenti programmati nei prossimi cinque anni.
 

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