26/01/2017 di Redazione

Nuovi guai cinesi per Qualcomm: Apple bussa alla corte di Pechino

Dopo la citazione in giudizio negli Stati Uniti, la Mela ha accusato il chip maker di altre pratiche anticoncorrenziali depositando una nuova querela nel Paese asiatico. Cupertino ha chiesto un risarcimento di 145 milioni di dollari. Il produttore ha però

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Apple è assetata di risarcimenti. Dopo aver querelato Qualcomm negli Stati Uniti per questioni legate ai brevetti, chiedendo al chip maker un risarcimento di un miliardo di dollari, la Mela ha deciso di rivolgersi anche a una corte di Pechino per far valere i propri diritti. In questo caso la somma è decisamente inferiore e si ferma a circa 145 milioni di dollari (un miliardo di yuan). L’accusa è però simile: secondo Cupertino, Qualcomm non avrebbe rispettato gli accordi contrattuali e avrebbe perseguito pratiche anticoncorrenziali, facendo pagare molto di più del dovuto una serie di brevetti essenziali. Si tratta di brevetti che coprono tecnologie fondamentali, molto diffuse negli apparecchi elettronici, senza le quali i dispositivi non potrebbero nemmeno funzionare.

Qualcomm è accusata di speculare sulle licenze di questi brevetti, che dovrebbero essere invece concessi a condizioni ben definite, note con l’acronimo Frand: fair, reasonable and non-discriminatory. La normativa legale vigente, purtroppo, è abbastanza caotica e i buchi dell’impianto permettono spesso alle aziende titolari dei brevetti di fare il bello e il cattivo tempo. Non esistono infatti delle soglie ben specifiche che indichino quali siano le royalties eque da pagare.

Qualcomm, ovviamente, è già sulla difensiva. Il responsabile legale del gruppo, Don Rosenberg, ha spiegato a Reuters di non avere ancora visionato il documento depositato da Apple presso il tribunale di Pechino. Ma, ha aggiunto l’avvocato, il chip maker si è comportato con la Mela come fa da tempo con tutti i propri clienti nel Paese asiatico, offrendo le stesse condizioni stabilite da una sentenza cinese del 2015.

“Difenderemo il nostro business model in tutto il mondo”, ha sottolineato Rosenberg con una dichiarazione a Techcrunch. “Siamo orgogliosi della nostra storia di contributori effettivi di invenzioni che hanno determinato il successo di tutto l’ecosistema delle telecomunicazioni mobili”. Pensiero rispettabile, ma che al momento sembra cozzare soprattutto con quanto stanno facendo le autorità antitrust di diversi Paesi.

 

 

Qualcomm è alle prese con grane legali anche in Corea del Sud, dove il regolatorio locale ha già chiesto al chip maker 854 milioni di dollari di risarcimento, e nell’Unione Europea. L’authority Ue ha avviato due indagini dopo aver abbozzato delle “conclusioni preliminari” sul fatto che il gruppo statunitense abbia “illegalmente pagato uno dei suoi principali clienti per ottenere l’utilizzo esclusivo dei chipset” e che abbia “venduto prodotti sottocosto con l’intento di spingere fuori dal mercato Icera”, competitor britannico.

Quasi un anno fa, Qualcomm ha infine patteggiato una multa da 7,5 milioni di dollari con la Securities and Exchange Commission statunitense (l’authority della borsa), per aver corrotto ufficiali del governo cinese in cambio di favoritismi nella scelta del fornitore tecnologico per le aziende di telecomunicazione controllate dallo Stato. Un’attività proseguita, secondo le accuse della Sec, per oltre dieci anni, tra il 2002 e il 2012.

 

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