11/05/2018 di Redazione

Nuovi servizi sbocciano nel database “autonomo” di Oracle

Tre proposte PaaS arricchiscono la nuova piattaforma, tutte caratterizzate da automazione e machine learning, e dedicate all'integrazione cloud, agli analytics e allo sviluppo di applicazioni.

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Il database “autonomo” di Oracle si arricchisce di nuovi servizi. Presentata qualche mese fa, la tecnologia dell'Autonomous Database Cloud aveva trovato una prima concretizzazione a fine marzo con il varo del servizio di data warehouse, a cui adesso se ne aggiungono altri tre dedicati agli analytics, all'integrazione (di processi e framework) e allo sviluppo di applicazioni. In comune, tutte queste proposte vantano la caratteristica principe della piattaforma sottostante: automazione portata all'estremo, grazie all'impiego di algoritmi di machine learning. Si tratta inoltre, in tutti e tre i casi, di servizi Platform-as-a-Service che permettono di “ridurre costi e rischi, accelerare l'innovazione e aumentare le capacità predittive”, assicura Oracle. In tutte le sue proposte PaaS, inoltre, l'azienda ha ora aggiunto funzionalità di auto-gestione, auto-protezione e auto-riparazione, il che significa che non è necessario l'intervento umano per ottimizzare le applicazioni, per distribuire patch o aggiornamenti, per eseguire il backup, per riparare i guasti e altro ancora, a seconda del servizio.

La prima delle tre novità si chiama Autonomous Analytics Cloud ed è una piattaforma di analisi dei dati basata su cloud. Grazie a una combinazione di apprendimento automatico, intelligenza adattativa e automazione dei servizi, è possibile ottenere insight con maggiore rapidità e facilità, per esempio ponendo le domande in linguaggio naturale. Alcuni insight, addirittura, vengono suggeriti all'utente senza che questi nemmeno abbia formulato una query a riguardo, sulla base di quanto gli algoritmi giudicano di potenziale interesse. Non mancano capacità di analisi di patterne e prestazioni, così come capacitù di analisi predittiva sui dati IoT di sensori e oggetti connessi.

Autonomous Integration Cloud, invece, permette di integrare fra loro diversi flussi di lavoro, dati e applicazioni sia ospitate on-premise, sia nel cloud (come SaaS, di Oracle o di altri vendor). Anche in questo caso l'opera è merito del machine learning, oltre che di schemi precaricati, best practice e funzionalità di integrazione applicativa e automazione di processo. Il servizio si occupa non solo di integrare, ma anche di ottimizzare le applicazioni, incrementare la ridondanza, automatizzare processi tramite Robotic Process Automation e apprendimento automatico, e altro ancora.

 

 

La terza novità, Autonomous Visual Builder Cloud, è una piattaforma cloud che promette di velocizzare la creazione e il deployment di applicazioni mobili (iOS e Android) e Web. Si rivolge agli sviluppatori non esperti o addirittura agli utenti business, dal momento che per usarla non è richiesto saper scrivere in codice.

Questi nuovi servizi cloud rappresentano l'ultima di una serie di azioni intraprese da Oracle per incorporare capacità autonome innovative che consentiranno ai clienti di ridurre significativamente i costi operativi, aumentare la produttività e abbattere il rischio”, ha commentato Amit Zavery, executive vice president of development Oracle Cloud Platform. Il progetto del database autonomo non si fermerà qui: nel corso dell'anno verranno presentati ulteriori servizi dedicati al mobile, alle chatbot, all'integrazione dati, all blockchain, alla sicurezza e gestione e ai carichi di lavoro Oltp (Online Transaction Processing).

 

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