22/09/2016 di Redazione

Nuvola gonfia di ambizioni, Oracle vuol fare meglio di Amazon

Dall’Open World di San Francisco, Larry Ellison ha ribadito la sfida ad Aws sul terreno del cloud, definendo come “superata” la tecnologia della concorrente. Debuttano la rinnovata offerta Database-as-a-Service e molti nuovi servizi.

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Il guanto di sfida ad Amazon Web Services era già stato lanciato qualche giorno fa, quando anticipando il contenuto dell’Open Word Oracle aveva annunciato nuove offerte cloud più economiche e più performanti di quelle del colosso di Seattle. Ora, nei giorni del grande evento che ha richiamato a San Francisco clienti e partner da 140 Paesi, l’azienda di Larry Ellison (fondatore e storico Ceo, oggi presidente e Cto) ha ribadito il concetto.

Sul palco dell’evento Ellison, che certo non è abituato a esprimersi in mezzi toni, ha illustrato i punti di forza dell’offerta cloud di database, l’Oracle Database-as-a-Service, puntando a dimostrare come questo prodotto nell’ultima versione sia più veloce dell’analogo di Aws: 105 volte in più per i carichi di lavoro di analisi, 35 volte per l’elaborazione Oltp e addirittura mille volte più veloce su carichi di lavoro misti. Abbastanza per poter affermare che i database di Amazon Web Services sarebbero in ritardo di ben vent’anni rispetto alle più recenti tecnologie di Oracle. Vale poi la logica delle sinergie: una soluzione Oracle Database che “giri” su Oracle Cloud è 24 volte più veloce dell’analoga eseguita però nel cloud di Aws.

 

Larry Ellison durante il keynote dell'Open World 2016

 

Amazon non soltanto non è ottimizzato per il database di Oracle, ma nemmeno per il suo”, ha sentenziato Ellison durante il suo keynote. "Amazon, da pioniere dell'Infrastructure as a service, oggi ancora propone la prima generazione dello IaaS". Numeri e affermazioni di un certo peso, se si pensa che la società di Seattle è oggi ancora nettamente il primo fornitore di infrastruttura cloud (IaaS), con una quota mercato arrivata al 31% lo scorso anno, secondo i calcoli di Research Group.

Microsoft, con Azure, e Google sono il secondo e terzo nome del mercato, per quanto con caratteristiche ben diverse da quelle di Oracle (se non altro per l’assenza di una componente hardware da associare all’offerta di servizi). L’azienda di Redwood Shores è partita dopo, ma con grandi manovre di recupero negli ultimi due anni. Lo dimostra la persistente e non episodica crescita di fatturato dell’offerta cloud: le tre componenti SaaS, PaaS e IaaS sono salite del 59% a valore nel trimestre chiuso a fine agosto (confrontato con l’analogo quarter di un anno prima). E lo dimostrano alcune acquisizioni, per esempio quella recentissima di Palerra, specializzata in sicurezza del cloud computing.

 

La  sede di Oracle a Redwood Shores

 

Quanto agli annunci dell’Open World, è stata comunicata la disponibilità dell’Oracle Database 12c Release 2 su cloud, così come il lancio di numerosi nuovi o aggiornati servizi basati su nuvola, rivolti a necessità di computing e hosting, di containerizzazione, di gestione delle identità, di applicazioni Internet of Things, Big Data, analytics, monitoraggio e sicurezza, e altro ancora.

Qualche esempio? Identity Cloud Service è una piattaforma che si integra con le applicazioni cloud (con quelle che utilizzano standard aperti) per consentire di gestire le identità degli utenti sia in installazioni basate su nuvola, sia on premise. L’offerta di Management Cloud si arricchisce con capacità di intelligenza artificiale, utili per identificare rapidamente le minacce e produrre allerte tempestive. Il Big Data Cloud Services migliora con l’aggiunta del supporto di Apache Hadoop, Apache Spark, Apache Kafka e di tecnologie NoSql. Il servizio di Analytics Cloud può ora scandagliare i dati custoditi su qualsiasi tipo di risorsa, dispositivo o piattaforma cloud.

L’azienda ha anche annunciato Cloud@Customer, un programma (che pare un rilancio di quello già presentato in primavera) che permette alle aziende clienti di utilizzare l’hardware e il software di Oracle in cloud, ma all’interno dei propri data center e non in quelli del vendor. Un’alternativa fra le due scelte estreme dell’on-premise e del cloud puro.

 

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