08/08/2012 di Redazione

Operai cinesi sfruttati: riflettori accesi su Samsung

Dopo le attenzioni rivolte a Apple, il China Labor Watch punta il dito sull’azienda sudcoreana, i cui prodotti assemblati nella fabbrica di HEG Electronics poggerebbero in buona parte sul lavoro minorile sottopagato. Anche Morotola ed LG figurano fra i cl

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L’accusa questa volta non punta il dito verso Ovest, verso gli Stati Uniti patria di Apple, ma resta in Oriente, nella Corea del Sud di Samsung: cambiano i protagonisti ma non il tema, che è quello del presunto sfruttamento di lavoratori cinesi denunciato da China Labor Watch, organismo no-profit che monitora le condizioni dei dipendenti nelle fabbriche del Paese del Dragone.

Operai della Heg Electronics in pausa

 
La colpa di Samsung, esplicitata in un report investigativo emesso in data 7 agosto, sarebbe quella di beneficiare dell’opera di un’azienda che non si fa scrupoli ad arruolare tra i minorenni il 60% dei suoi operai: la cinese HEG Electronics. Tra le grandi compagnie che vi si appoggiano, secondo l’indagine, figurano anche i nomi di Morotola ed LG.

Durante un’ispezione on-site di nella fabbrica di Hizou di HEG, China Labor Watch avrebbe scovato sette dipendenti di età inferiore ai 16 anni. E il watchdog cinese ritiene che altri ragazzi di età simile possano nascondersi in altri dipartimenti dell’azienda, in un numero compreso fra 50 e 100. Il report evidenzia come nella fabbrica in questione l’assunzione di giovani studenti aumenti durante i periodi di vacanza invernali ed estivi, arrivando a toccare percentuali dell’80% sul totale degli operai; alcuni istituti scolastici farebbero addirittura da tramite, fornendo false carte di identità che professano l’età adulta dei minorenni.

E non è tutto: nonostante questi baby lavoratori siano sottoposti ai medesimi orari e condizioni degli adulti, il loro salario corrisponde solo al 70% di quello regolare. Ultima stoccata riguarda i rischi a cui i ragazzi sono sottoposti, con casi attestati di infortuni.

Sebbene spesso, nell’immagine mediatica, quanto a condizioni di lavoro nelle fabbriche la Cina appaia ancora spesso come un Far-West in cui gli imprenditori dettano regole a piacimento, gli organismi di controllo esistono. Ma è quasi sempre teoria: il report fa notare come le società di auditing (nel caso in questione, Intertek) si lascino a volte corrompere dalle aziende che commettono irregolarità.

In risposta al sito di ZDNet Asia, autore di un articolo in merito, Samsung ha rimandato al mittente ogni accusa, dichiarando: “Samsung Electronics quest’anno ha condotto due diverse ispezioni sul campo per verificare le condizioni di lavoro in HEG, ma senza rilevare alcune irregolarità. In base al report pubblicato, condurremo un’altra indagine il prima possibile, per assicurarci che le ispezioni precedenti si siano basate su un’informazione completa, e per prendere le misure necessarie a correggere eventuali problemi che possano emergere”.


In passato, nel 2010, il China Labor Watch aveva accusato Apple di una connivenza simile a quella imputata ora a Samsung: sotto i riflettori c’era una fabbrica della taiwanese Foxconn Technology Group in cui si assemblano iPhone i Pad, e sulle cui spalle pesano diversi casi di suicidi di operai. Secondo il report di questi giorni, le condizioni di lavoro nel sito di HEg Electronics sarebbero anche peggiori, con lavoratori costretti a turni notturni di 11 ore con un’unica pausa da 40 minuti loro concessa.

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