15/09/2017 di Redazione

Oracle pensa al cloud e al database che può fare a meno dell'uomo

Nel trimestre estivo il fatturato della società di Redwood è cresciuto del 7% anno su anno, la sola nuvola ha segnato un +51%. A breve sarà annunciato un nuovo servizio di database basato sull'intelligenza artificiale. Le tecnologie legate a Java EE passe

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Cloud, cloud e ancora cloud. Da tempo Oracle preme su questo tasto, e i risultati delle ultime trimestrali stanno dando ragione a una strategia che punta sempre di più sulla nuvola, soprattutto (ma non solo) nella forma del Software-as-a-Service. Nel complesso il giro d'affari del quarter terminato il 31 agosto, il primo dell'anno fiscale 2018, è cresciuto del 7% rispetto all'analogo risultato dell'anno precedente: da quasi 8,6 a quasi 9,19 miliardi di dollari. La componente cloud è ancora minoritaria, avendo generato nel trimestre 1,467 miliardi di dollari (il 16% del giro d'affari), ma galoppa segnando un 51% di crescita anno su anno. L'utile netto, circa 2,2 miliardi di dollari, equivale a un buon incremento del 21% rispetto al numero di dodici mesi prima.

Nel commento dell'aministratore delegato Mark Hurd non è mancata una fracciatina alla concorrenza, o meglio al concorrente principale sul piano dei software per aziende di Erp, Crm, analytics e di altro tipo: “Con una crescita del 62% del fatturato legato al SaaS, le nostre applicazioni business continuano a crescere a una velocità più che doppia rispetto a Salesforce.com”, ha dichiarato Hurd. “L'Erp è la nostra più estesa e importante applicazione aziendale nel cloud”. Oggi Oracle può contare circa cinquemila aziende clienti dell'Erp Fusion e oltre 12mila per NetSuite nelle versioni cloud.

Il SaaS, da solo, nei tre mesi ha prodotto un fatturato di oltre un miliardo di dollari, mentre dalla somma di Platform-as-a-Service (PaaS) e Infrastructure-as-a-Service (IaaS) si ottengono circa 400 milioni di dollari (dato in crescita del 28% anno su anno). Le altre componenti dell'offerta di Oracle mostrano andamenti meno vivaci ma comunque positivi, con l'eccezione dell'hardware. La vendita di licenze sia per l'on-premise sia per il cloud è ancora l'attività dominante a valore, avendo prodotto 7,38 miliardi di dollari (+9% anno su anno), mentre 860 milioni sono derivati dal software classico (+6%) e 943 milioni dall'hardware (-5%).

 

 

Nel commento di Larry Ellison è invece racchiusa un'anticipazione: “Entro un paio di settimane”, ha dichiarato il Cto e chairman, “annunceremo il primo servizio cloud di database totalmente autonomo. Basato sul machine learning, questa ultima versione sarà un sistema totalmente automatizzata e self-driving, che non richiede l'intervento umano nella gestione e nel tuning”. E anche Ellison non si è fatto mancare l'immancabile paragone con la concorrenza, promettendo costi “molto inferiori” a quelli di Amazon Web Services, a fronte di una “affidabilità del 99,995%”. Merito dell'intelligenza artificiale, che nel nuovo servizio di database eliminerà “la maggior parte degli errori umani”.

In attesa della prsentazione ufficiale di questo prodotto, Oracle ha fatto un altro annuncio riguardante Java EE (Enterprise Edition): questa piattaforma, e con essa il modello di implementazione di riferimento GlassFish, diventa patrimonio open source. Dopo aver valutato vari progetti, la società di Redwood ha deciso di “regalare” le tecnologie e risorse legate a Java EE alla Eclipse Foundation. Sulla scelta ha influito anche la collaborazione di Ibm e Red Hat, aziende con le quali Oracle continuerà a lavorare per agevolare la transizione, scegliere un nuovo nome per il prodotto e reclutare sviluppatori e partner.

 

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