20/01/2017 di Redazione

Oracle rileva Apiary per facilitare lo sviluppo applicativo

L’azienda di Redwood Shores mette così le mani su Apiflow, che fornisce framework e strumenti per creare più velocemente interfacce di programmazione di applicazioni. La cifra dell’accordo non è stata resa nota. Intanto, il Dipartimento del lavoro Usa ha

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È la stagione delle Api. Dopo l’acquisizione lo scorso settembre di Apigee da parte di Google, un’operazione di mercato da 625 milioni di dollari, è arrivato adesso il turno di Oracle. Il colosso di Redwood Shores ha rilevato Apiary, azienda fondata nel 2011 che sviluppa strumenti di gestione delle application programming interface: elementi sempre più fondamentali in quest’era di forte spostamento verso il software. Non sono noti i termini economici dell’accordo, che ora dovrà essere approvato dal regolatorio Usa. Fino alla chiusura del deal, le due società continueranno a operare in modo distinto. Da quanto si apprende dalla nota stampa rilasciata da Oracle, il “piatto forte” di Apiary si chiama Apiflow.

Si tratta di una soluzione che “fornisce framework e strumenti per sviluppare Api che condividano servizi enterprise e dati per creare moderne applicazioni cloud-based. Apiflow copre tutto il ciclo di vita delle Api, inclusi progettazione, governance, testing e documentazione tecnica”. La soluzione, inoltre, supporta gli standard Api Blueprint e OpenApi, due specifiche completamente open source.

In seguito alla chiusura della transazione, Oracle continuerà a investire sia in Apiary sia nella propria piattaforma Api Integration Cloud. Verranno quindi sviluppate nuove funzionalità e potenzialità a un passo più veloce. La roadmap di prodotto di Apiary è comunque già oggetto di revisione e Oracle ha annunciato che nelle prossime settimane verranno fornite maggiori indicazioni ai clienti.

 

 

Nel frattempo, però, sulla società fondata da Larry Ellison si è abbattuta una fastidiosa grana legale. Il Dipartimento del lavoro Usa ha infatti depositato un atto di citazione in cui accusa l’azienda di pagare di più i dipendenti maschi bianchi rispetto alle donne non bianche. Questo anche in posizioni teoricamente dello stesso livello. Inoltre, secondo il Dipartimento Oracle assumerebbe più lavoratori asiatici in ruoli tecnici e di sviluppo, discriminando così i candidati non asiatici.

Un portavoce del gruppo ha bollato la denuncia come “politicamente motivata, basata su presupposti falsi e totalmente senza valore”. Il Dipartimento si è mosso in seguito a un’indagine sulla compagnia che, essendo anche fornitore di soluzioni tecnologiche a livello federale, non può “discriminare in base a razza, colore, sesso, orientamento sessuale, identità di genere o nazionalità”. Oracle rischia di vedersi cancellati i contratti di fornitura milionari e di non poter più partecipare in futuro ai bandi federali.

 

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