09/05/2016 di Redazione

Paypal si “sgancia” dalle piattaforme di crowdfunding

Dal prossimo 25 giugno il colosso dei pagamenti digitali non offrirà più la protezione degli acquisti effettuati in favore di iniziative di raccolta fondi. La motivazione? Il ritorno sull’investimento non è garantito. Kickstarter era già esclusa dall’opzi

immagine.jpg

Paypal si è probabilmente lasciata “spaventare” da quel dieci per cento di progetti falliti su Kickstarter, la più nota piattaforma di crowdfunding. Il colosso dei servizi di pagamento digitali ha infatti annunciato che, dal prossimo 25 giugno, non offrirà più la protezione degli acquisti (Purchase protection) per le transazioni effettuate su siti come Kickstarter (che in realtà era già esclusa per politiche interne) e Indiegogo: dopo questa data, quindi, i consumatori dovranno soltanto sperare che i progetti pubblicati sulle piattaforme di crowdfunding vedano effettivamente la luce, perché gli eventuali rimborsi non verranno più effettuati da Paypal. In caso le iniziative abortiscano o gli oggetti acquistati non corrispondano al vero, si dovrà per forza di cose interfacciarsi soltanto con i creatori della campagna.

Le nuove policy di Paypal, disponibili su questa pagina Web, riflettono i “rischi e le incertezze” che ancora dominano il settore del crowdfunding. “In Australia, Brasile, Canada, Giappone, Stati Uniti e altri Paesi abbiamo escluso i pagamenti effettuati in favore di campagne di crowdfunding dai nostri programmi di protezione degli acquisti”, si legge in una nota dell’azienda pubblicata da Engadget. Le campagne di raccolta fondi, infatti, “non garantiscono un ritorno dell’investimento”.

Paypal ha inoltre annunciato che lavorerà con le piattaforme di crowdfunding partner per incoraggiare gli ideatori delle campagne a comunicare meglio i rischi impliciti di queste attività. Con questa novità contrattuale, il colosso dei pagamenti online potrà così mettere la parola fine a tutte le eventuali discussioni che nasceranno tra creatori e finanziatori die progetti, rimuovendo così ogni dubbio sulla possibilità di applicare la protezione dell’acquisto (e quindi del rimborso) per le iniziative fallite.

 

ARTICOLI CORRELATI