04/08/2015 di Redazione

Per le auto driverless Google ha creato una società ad hoc

Risale al 2011, ma si è scoperta solo ora grazie a uno scoop del Guardian, l’esistenza della sussidiaria Google Auto Llc, incaricata di portare avanti il progetto delle vetture a guida autonoma. Progetto in cui resta da definire il rapporto fra Big G e l’

immagine.jpg

Da oggi l’impegno di Google nel campo automobilistico è racchiuso in una vera e propria azienda a sé stante. O meglio non solo da oggi, perché il programma di sviluppo delle self-driving car, in cui il colosso di Mountain View è impegnato da anni, da tempo è gestito da una società sussidiaria chiamata Google Auto Llc. Ma l’esistenza di questa azienda è stata scoperta solo adesso, tramite un documento di cui è entrato in possesso il Guardian. La sussidiaria è stata creata nel 2011, a progetto già iniziato e quando Google scelse di sostituire alle Toyota Prius modificate, usate per la sua “flotta” semi-automatica, dei Suv della Lexus.

Nel documento sbirciato dal Guardian, infatti, Google Auto è definita come produttore di 23 Lexus “autonome”, cioè capaci di guidarsi da sole. È questo forse l’aspetto più interessante da sottolineare, e non tanto l’esistenza della sussidiaria in sé, il cui ruolo avrebbe potuto limitarsi al fare da cuscinetto in caso di problemi di sicurezza e denunce per incidenti. Citiamo soltanto il recente caso del tamponamento nei pressi di un semaforo avvenuto la sera del 1 luglio nei dintorni di Mountain View: il comportamento della Lexus di Google, che ha aspettato a ripartire dopo lo scatto del verde per via dell’incolonnamento nella corsia opposta, può dirsi più che corretto. Qualche lieve ferita e un controllo in ospedale non hanno rovinato l’immagine delle driverless car, che in alcuni Stati degli Usa già viaggiano su strada benché trasportando ancora a bordo i tecnici di Google.

Dal 2001 a oggi Google Auto è stata diretta da Chris Urmson, a maggio nominato ufficialmente direttore generale del progetto self-driving. E forse non è un caso che il giorno successivo alla sua nomina la società abbia annunciato di voler costruire un centinaio di prototipi di vetture autonome, prive di volante, pedale dell’acceleratore e freno.

Questo non significa che Google voglia procedere su questa strada da sola, senza la collaborazione del settore automotive. A gennaio di quest’anno, in occasione dell’American International Auto Show, Urmson aveva annunciato trattative con General Motors, Ford, Toyota, Daimler e Volkswagen, per poi ribadire in un’intervista di un paio di mesi dopo che “costruire automobili è davvero difficile e le aziende di questo settore sono piuttosto brave a farlo. Per come la vedo io, la soluzione è trovare una partnership”.

 

 

Per ora si resta in attesa che Google annunci il suo braccio destro da qui al futuro, a quando (2020, si diceva fino a poco tempo fa, anche se oggi si parla di qualche anno in più) le vetture senza guidatore potranno dirsi completamente sicure e testate, e quindi pronte a sbarcare sul mercato. Oltre a Big G, grandi nomi dell’automotive come Bmw, Audi, Volvo, Mercedes e Toyota da tempo sono al lavoro su prototipi che introducono alcuni elementi di guida autonoma.

Per il successo commerciale di questi prodotti sarà necessario anche un diverso approccio “culturale” al mondo dell’auto e degli spostamenti. A detta di un recente sondaggio di Autoscout24, in Europa gli entusiasmi verso le self-driving car sono ancora tiepidi e in Italia decisamente freddi: meno del 15% dei nostri connazionali sarebbe disposto, oggi come oggi, ad accettare un supporto automatico alla guida.
 

ARTICOLI CORRELATI