21/04/2017 di Redazione

Per tutto il resto ci sono Mastercard e le impronte digitali

Il colosso finanziario ha avviato dei test in Sudafrica per sperimentare la prima carta di credito con sensore biometrico integrato, che funziona sui normali Pos dei negozi. I trial dovrebbero proseguire in Asia-Pacifico e in alcuni Paesi europei.

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I dispositivi mobili stanno abituando un numero sempre maggiore di persone ad autorizzare i pagamenti utilizzando l’impronta digitale. Ora Mastercard ha deciso di portare la stessa tecnologia direttamente sulle carte di credito. Dopo il riconoscimento facciale, Il colosso finanziario ha infatti avviato una serie di test in Sudafrica per sperimentare sul campo un nuovo sensore integrato nelle carte, che funziona senza apportare nessuna modifica ai Pos dei negozi. È sufficiente che l’utente si rechi presso la propria banca e, all’emissione della tessera, registri un massimo di due impronte digitali. Lo scanner biometrico sostituisce quindi la firma da apporre sulla ricevuta o la digitazione del Pin al momento dell’acquisto, anche se Mastercard ha previsto comunque una sorta di autenticazione a due passaggi tramite codice numerico aggiuntivo.

Le informazioni biometriche contenute nella tessera sono protette da crittografia e il sensore aggiuntivo è talmente sottile da non incidere sullo spessore complessivo della carta. Il dibattito sulla sicurezza di questo strumento è ancora aperto, in quanto nemmeno le impronte digitali possono garantire l’infallibilità. Una ricerca congiunta fra le università di New York e del Michigan ha scoperto come gli scanner presenti sui cellulari possano essere imbrogliati da impronte fasulle.

Ma questo genere di soluzione rappresenta certamente un buon compromesso in termini di praticità, in quanto l’utente non deve più ricordarsi necessariamente il Pin. La seconda fase di test (la prima ha coinvolto alcuni negozi della catena Pick n Pay e Absa Bank) dovrebbe spostarsi poi nella regione Asia-Pacifico e approdare nei prossimi mesi in mercati europei selezionati. I trial negli Stati Uniti dovrebbero partire nel 2018.

 

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