05/10/2011 di Redazione

Perché Confindustria dimentica la banda larga?

Gli industriali presentano il Progetto delle imprese per l’Italia. Il Presidente di Assinform, Paolo Angelucci, è contento perché si parla di dematerializzazione. Ma fra le infrastrutture la fibra ottica non viene citata. Eppure, lo dice un report di McKi

immagine.jpg

 Spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia. Sono i cinque punti sui quali si articola il documento di Confindustria “Progetto delle imprese per l’Italia”, presentato a Roma pochi giorni fa.

Cinque punti dentro i quali, a cercarlo bene, si trova anche un filo di Ict. Per ché l’impressione è che anche questa volta l’Information technology sia sottovalutata. Paolo Angelucci, presidente di Assinform, non è d’accordo con questo giudizio. “Siamo soddisfatti perché nel documento si parla di de materializzazione”.



“Favorire il ricorso alle nuove tecnologie, incentivando l’utilizzo degli strumenti diversi da quelli cartacei, che andranno gradualmente sostituiti con flussi elettronici strutturati ed elaborabili basati su uno standard comune per la rappresentazione delle informazioni” è la frase che soddisfa, almeno in modo parziale, Angelucci.

La dematerializzazione è infatti, è l’ultima battaglia di Assinform. Scordati i grandi Progetti Paese proposti in passato, e mai presi in considerazione, il Piano strategico unitario per la Pa digitale (stessa sorte) l’associazione delle imprese del mondo Ict punta su quella dematerializzaione che da anni aspetta l’emanazione dei decreti attuativi da parte di Tremonti per dare il via alla fattura elettronica per le imprese che lavorano con la Pubblica amministrazione.

“Se finalmente arrivassero i decreti attuativi – spiega Angelucci – il 30% delle imprese italiane sarebbe obbligato a utilizzare la fattura elettronica. In più se 250 milioni di euro fossero investiti per questo nella Pubblica amministrazione sarebbero generati altri investimenti per un totale di un miliardo di euro”.

Il presidente di Assinform fa notare anche come nel documento si chieda uno strumento fiscale, con orizzonte temporale di almeno dieci anni, che incentivi gli investimenti in R&I delle imprese, sia quelli in house, sia quelli realizzati in collaborazione con il sistema pubblico di ricerca e organismi di ricerca.  



Un pezzo di Ict, chiarisce Angelucci, c’è. Anche se tutto ciò che chiede Confindustria è “il minimo indispensabile che la classe politica dovrebbe fare. Si tratta  di provvedimenti fondamentali per ricominciare a crescere in tempi brevi. Perché la velocità è fondamentale”.

Eppure, a ben guardare qualcosa manca. In nessuna parte del documento si parla di banda larga. “Di banda larga ne parlano tutti – abbozza Angelucci – e poi comunque dovremmo parlare di fibra ottica”. Ma qui non c’è nulla, come inesistente è il riferimento al Next generation network, la rete di nuova generazione che sarebbe in attesa di una parte dei fondi della gara per il 4G.

Per Confindustria la banda larga non è compresa fra le infrastrutture necessarie. Nel documento non compare neanche una volta la parola “digitale”. Per questo Angelucci parla di minimo indispensabile, perché le cose da fare, soprattutto per la tecnologia, sarebbero molte di più. E quando gli si chiede se il documento sia frutto di una elaborazione collettiva alla quale ha partecipato anche Assinform si appella al quinto emendamento. Ovvero sceglie la facoltà di non rispondere.

Perché basterebbe dare un’occhiata all’ultimo report di McKinsey dove si racconta che Internet in Italia negli ultimi 15 anni ha creato 700mila posti di lavoro e ne ha distrutti 380mila con un saldo netto positivo di 320mila posti.

In Francia, dove il mondo Internet è molto più esteso i posti di lavoro creati sono stati 1,2 milioni in 15 anni e quelli distrutti 500mila. Dove sta la differenza? Magari nella banda larga. Spiega Francesco Sacco, docente della Bocconi: “E’ dimostrato che ogni 10% di aumento di penetrazione della banda larga, la ricchezza di un Paese in termini di Pil cresce dell’1%. E ogni mille nuovi utenti di banda larga si creano 80 posti di lavoro”. Ma il documento di Confindustria di banda larga e di fibra ottica non parla.


ARTICOLI CORRELATI